Michele Damasceno, Divina Liturgia, Θεία Λειτουργία, XVI sec., Museo delle Icone e delle Sacre Reliquie dell'Arcidiocesi di Creta, Candia |
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julho
(14)
domingo, 14 de julho de 2013
S. Alfonso Maria de Liguori : S. Bonaventura chiama le piaghe del nostro Redentore piaghe che impiagano i cuori più duri ed infiammano l'anime più fredde di divino amore
S. Alfonso Maria de LiguoriSaette di
fuoco
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Chi
considera l'amore immenso che ci ha dimostrato Gesù Cristo nella sua vita e
specialmente nella sua morte, in patir tante pene per la nostra salute, non è
possibile che non resti ferito ed acceso ad amare un Dio così innamorato
dell'anime nostre. S. Bonaventura chiama le piaghe del nostro Redentore piaghe
che impiagano i cuori più duri ed infiammano l'anime più fredde di divino amore:
Vulnera corda saxea vulnerantia, et
mentes congelatas inflammantia.1 Quindi anderemo noi considerando in
questo breve scrutinio dell'amore di Gesù Cristo, secondo quel che ci attestano
le divine Scritture, quanto ha fatto questo amoroso nostro Redentore per farci
intendere l'amore che ci porta ed obbligarci ad amarlo.
I. Dilexit nos, et tradidit semet ipsum pro
nobis (Ephes. V, 2). Avea Iddio fatti agli uomini tanti benefici per tirarsi
il loro amore, ma gli uomini ingrati non solo non l'amavano, ma neppure voleano
riconoscerlo per loro Signore. Appena in un cantone della terra, nella Giudea,
era egli riconosciuto per Dio dal suo popolo eletto; ma da questo era più temuto
che amato. Egli però che voleva esser da noi più amato che temuto, si è fatto
uomo come noi, si ha eletta una vita povera, tribulata ed oscura, ed una morte
dura e ignominiosa; e perché? Per tirarsi i nostri cuori - Se Gesù Cristo non ci
avesse redenti, non sarebbe stato meno grande e felice di quel che sempre è
stato; ma egli ha voluto procurarci la salute con tanti sudori e pene,
come dalla
nostra felicità dipendesse la sua. Potea redimerci senza patire; ma no, ha
voluto liberarci dalla morte eterna colla morte di se stesso; e potendo in mille
modi salvarci, ha voluto eleggere il modo più umile e penoso, di morire in croce
di puro dolore, per acquistarsi l'affetto di noi vermi ingrati. E qual mai fu la
causa della sua nascita così povera, della sua vita così tribulata, e della sua
morte così desolata, se non l'amore che ci porta?
Deh, Gesù
mio, quell'amore che vi fece morire per me nel Calvario mi faccia morire a tutti
gli affetti mondani, e mi consumi in quel santo fuoco che voi siete venuto ad
accendere in terra. Maledico mille volte quegli indegni piaceri che son costati
a voi tanti dolori. Mi pento, caro mio Redentore, con tutta l'anima mia di
quante offese vi ho fatte. Per l'avvenire voglio prima morire che darvi
disgusto, e voglio far quanto posso per compiacervi. Voi niente avete
risparmiato per amor mio, niente ancor io risparmiarmi voglio per amor vostro.
Voi senza riserba mi avete amato, senza riserba voglio amarvi ancor io. V'amo,
unico mio bene; v'amo, mio amore, mio tutto.
II. Sic... Deus dilexit mundum, ut Filium suum
unigenitum daret (Io. III, 16). - Oh quanto significa quella particola sic!
Significa che non mai potremo noi comprendere qual tratto d'amore è stato
questo, voler un Dio mandare il suo Figlio a morire per salvare l'uomo perduto.
E chi mai potea farci questo dono d'infinito valore, se non un Dio che è
d'infinito amore?
Vi
ringrazio, o Eterno Padre, di avermi dato il vostro Figlio per mio Redentore. E
ringrazio voi, o gran Figlio di Dio, che m'avete redento con tante pene e con
tanto amore. E che sarebbe di me, dopo tante ingiurie che v'ho fatte, se voi,
Gesù mio, non foste morto per me? Ah foss'io morto prima di offendervi, mio
Salvatore! Deh, vi prego, datemi parte di quell'abbominio che voi aveste in vita
de' peccati miei, e perdonatemi. Ma non mi basta il perdono; voi troppo siete
degno d'essere amato; voi mi avete amato sino alla morte, sino alla morte voglio
amarvi ancor io. V'amo, bontà infinita, con tutta l'anima mia; v'amo più di me
stesso: in voi solo vo' mettere tutti gli affetti miei. Deh aiutatemi voi: non
mi fate più vivere ingrato come vi sono stato per lo passato. Ditemi quel che
volete da
me, ch'io colla grazia vostra tutto, tutto voglio farlo. Sì, Gesù mio, io v'amo,
e voglio sempre amarvi, mio tesoro, mia vita, mio amore, mio tutto.
III. Neque per sanguinem hircorum aut vitulorum,
sed per proprium sanguinem, introivit semel in Sancta, aeterna redemptione
inventa (Hebr. IX, 12). - E che mai potea valere il sangue di tutti i
vitelli, anzi di tutti gli uomini sagrificati, ad ottenerci la grazia divina?
Solo il sangue di questo Uomo Dio potea meritarci il perdono e la salute eterna.
Ma se Dio stesso non avesse ritrovato questo modo di redimerci, come già lo
ritrovò morendo per la nostra salute, chi mai avrebbe potuto pensarci? Il solo
suo amore lo ritrovò e l'eseguì. Avea ragione dunque il santo Giobbe di
esclamare a questo Dio così amante degli uomini: Che cosa, Signore, è l'uomo,
che tanto l'ingrandite? perché il vostro cuore è così applicato ad amarlo? Quid est homo, quia magnificas eum? aut quid
apponis erga eum cor tuum? (Iob. VII, 17).
Ah Gesù
mio, è poco un cuore per amarvi; se io vi amassi col cuore di tutti gli uomini,
pure sarebbe poco. Qual ingratitudine poi sarebbe se il mio cuore io lo
dividessi tra voi e le creature? No, amor mio, voi tutto lo volete e ben tutto
lo meritate; a voi tutto voglio darlo. E se non so darvelo come debbo,
prendetevelo voi e fate ch'io possa dirvi con verità, Deus cordis mei (Ps. LXXII, 26). Deh,
mio Redentore, per li meriti della vita abbietta e tribulata che avete voluto
fare per me, datemi la vera umiltà che mi faccia amare i disprezzi e la vita
oscura. Fate ch'io abbracci con amore le infermità, gli affronti, le
persecuzioni e le pene interne, e tutte le croci che mi verranno dalle vostre
mani. Fate ch'io vi ami, e poi disponete di me come vi piace. O Cuore innamorato
di Gesù, innamoratemi di voi con farmi conoscere l'immenso bene che siete.
Fatemi tutto vostro prima ch'io muoia. V'amo, Gesù mio, che tanto siete degno
d'essere amato e tanto desiderate l'amor mio: v'amo con tutto il mio cuore,
v'amo con tutta l'anima mia.
IV. Benignitas et humanitas apparuit Salvatoris
nostri Dei (Tit. III, 4). - Iddio sin dall'eternità ha amato l'uomo: In caritate perpetua dilexi te (Ier.
XXXI, 3). Ma dice S. Bernardo
che prima
dell'incarnazione del Verbo era apparsa la potenza divina in creare il mondo e
la divina sapienza in governarlo, ma quando si fece uomo il Figlio di Dio,
apparve l'amore che Dio porta agli uomini.2 Ed in fatti dopo che abbiam veduto
Gesù Cristo fare una vita sì tribulata ed una morte così penosa, gli facciamo
ingiuria se dubitiamo del grande affetto che per noi conserva. Sì che troppo
egli ci ama, e, perché ci ama, vuol esser amato da noi. Egli per noi è morto
affinché a lui viviamo: Pro omnibus
mortuus est Christus, ut et qui vivunt iam non sibi vivant, sed ei qui pro ipsis
mortuus est et resurrexit (II Cor. V, 15).
Ah mio
Salvatore, quando sarà che io cominci a riconoscere l'amore che mi avete
portato? Per lo passato invece di amarvi vi ho pagato d'ingiurie e disprezzi
fatti della vostra grazia; ma giacché voi siete bontà infinita, non voglio
diffidare. Voi avete promesso di perdonar chi si pente; per pietà attendetemi la
promessa. Io vi ho disonorato con posporvi alle mie soddisfazioni, ma ora me ne
dolgo con tutta l'anima mia, e non ho pena che più mi affligga, che il
ricordarmi di aver offeso voi mio sommo bene. Perdonatemi ed unitemi tutto a voi
con un laccio eterno d'amore, acciocché io non vi lasci più e viva solo per
amarvi ed ubbidirvi. Sì, Gesù mio, solo a voi voglio vivere, solo voi voglio
amare. Un tempo vi lasciai per le creature, ora lascio tutto, e tutto a voi mi
dono. V'amo, o Dio dell'anima mia, v'amo più di me stesso.
O madre di
Dio Maria, impetratemi di esser fedele a Dio sino alla morte.
V. In hoc apparuit caritas Dei in nobis,
quoniam Filium suum unigenitum misit Deus in mundum, ut vivamus per eum (I
Io. IV, 9). - Erano morti tutti gli uomini per il peccato, e sarebbero restati
morti se l'Eterno Padre non avesse mandato il Figlio a restituir loro la vita
colla di lui morte. Ma come? Un Dio morire per l'uomo! un Dio! E chi è
quest'uomo? Quis sum ego? dicea S. Bonaventura, Quare Domine? cur me tam amasti?3 Chi son
io, Signore? perché mi avete amato tanto?
Ma ciò è
quello in cui risplende l'amore infinito di questo Dio, in hoc apparuit caritas Dei. Esclama la
S. Chiesa nel sabato santo: O mira circa
nos tuae pietatis dignatio! O inaestimabilis dilectio caritatis! ut servum
redimeres Filium tradidisti!4
O pietà
immensa, o prodigio, o eccesso dell'amore d'un Dio! Per liberare un servo
peccatore dalla morte meritata, condannare a morire il suo Figlio innocente!
Voi
dunque, mio Dio, avete fatto ciò affinché viviamo per Gesù Cristo, ut vivamus per eum. Sì, è troppo giusto
che viviamo per colui che ci ha dato tutto il suo sangue e la vita. Caro mio
Redentore, a vista delle vostre piaghe e della croce in cui vi miro morto per
me, io vi consagro la vita mia e tutta la mia volontà. Deh, rendetemi tutto
vostro, sicché io da oggi innanzi non cerchi e non sospiri altro che voi. Vi amo
bontà infinita; vi amo, amore infinito; fate che io viva dicendo sempre, mio Dio, vi amo, vi amo; e fate che
queste siano l'ultime mie voci in morte, mio Dio, io vi amo, io vi amo.
VI. Per viscera misericordiae Dei nostri, in
quibus visitavit nos, oriens ex alto (Luc. I, 78). - Ecco, viene in terra il
Figlio di Dio a redimerci, e viene spinto solo dalle viscere della sua
misericordia.
Ma,
Signore, se avete compassione dell'uomo perduto, non basta che mandiate un
angelo a redimerlo? No, dice il Verbo Eterno, voglio venire io stesso, acciocché
intenda l'uomo quanto io l'amo. Scrive S. Agostino: Propterea maxime Christus advenit, ut
cognosceret homo quantum eum diligat Deus.5
Ma, Gesù mio, dopo che siete venuto per farvi amare, quanti
sono questi uomini che veramente vi amano? Ah povero me! Voi sapete come io vi
ho amato per lo passato, sapete il disprezzo che ho fatto del vostro amore. Ah
potessi morirne di dolore! Mi pento, mio caro Redentore, di avervi così
vilipeso. Deh, perdonatemi, ed insieme col perdono datemi la grazia d'amarvi.
Non mi lasciate ad esser più sconoscente di tanto affetto che mi avete
portato.
Al
presente io vi amo ma vi amo poco; voi meritate un amore infinito. Fate che
almeno io vi ami con tutte le mie forze. Ah mio Salvatore, mia gioia, mia vita,
mio tutto, e chi voglio amare se non amo voi bene infinito? Io consagro tutti i
miei voleri alla vostra volontà; e a vista de' patimenti che avete voluto
soffrire per me mi offerisco a patire quanto vi piace. Allontanate da me tutte
le occasioni in cui vi avessi da offendere: Ne nos inducas in tentationem, sed libera
nos a malo (Matth. VI, 13). Liberatemi dal peccato e poi disponete di me
come volete. Vi amo, bontà infinita, e mi contento di ogni pena, di essere anche
annichilato, prima che vivere senza amarvi.
VII. Et verbum caro factum est (Io. I, 14). -
Manda Iddio l'arcangelo Gabriele a richieder da Maria il consenso, se vuole
accettarlo per figlio: Maria dà il consenso, ed ecco il Verbo divino si fa uomo.
O prodigio che fe' stupire il cielo e la natura: il Verbo fatto carne, un Dio
fatto uomo! Che sarebbe, se vedessimo un re fatto verme per salvare la vita ad
un vermicciuolo della terra colla sua morte? Dunque, Gesù mio, voi siete il mio
Dio, che non potendo morire essendo Dio, avete voluto farvi uomo capace di morte
affine di dar la vita per me.
Dolce mio
Redentore, e come alla vista di tante misericordie che m'avete usate e di tanto
amore che m'avete dimostrato io non muoio di dolore! Voi siete venuto dal cielo
a cercare me pecorella perduta, ed io tante volte vi ho discacciato da me
posponendovi alle mie misere soddisfazioni. Ma giacché voi mi volete, io lascio
tutto: voglio esser vostro e non voglio altro che voi. Voi eleggo per unico
oggetto degli affetti miei: Dilectus meus
mihi et ego illi (Cant. II, 16). Voi pensate a me ed io non voglio pensare
ad altro che a voi. Fate che io vi ami sempre e non lasci più d'amarvi. Purché
io vi ami mi contento di restar privo d'ogni consolazione sensibile, anzi di
soffrire ogni pena. Vedo già che voi mi volete tutto per voi, ed io tutto vostro
voglio essere. Conosco che quanto è nel mondo tutto è bugia, inganno, fumo,
fango e vanità. Voi solo siete il vero ed unico bene, onde voi solo mi bastate.
Mio Dio, voi solo voglio e niente
più. Signore, uditemi, voi solo
voglio e niente più.
VIII. Semet ipsum exinanivit (Philip. II, 7).
- Ecco l'Unigenito di Dio onnipotente, e vero Dio come il Padre, nato piccolo
bambino in
una grotta: Semet ipsum exinanivit formam
servi accipiens, in similitudinem hominum factus (Philip. II, 7). Chi vuol
vedere un Dio esinanito entri nella spelonca di Betlemme e lo troverà da bambino
legato da fasce, che non si può muovere, che piange e che trema di freddo. Ah
santa fede, ditemi, di chi è figlio questo vago fanciullo? Risponde la fede:
Egli è il Figliuolo di Dio ed è vero Dio. - E chi l'ha ridotto a questo così
misero stato? - È stato l'amore che porta agli uomini. E si troverà tra gli
uomini chi non ami questo Dio!
Dunque,
Gesù mio, voi avete spesa tutta la vita tra le pene per darmi ad intendere
l'amore che mi portate, ed io ho spesa la mia vita a disprezzarvi e disgustarvi
co' miei peccati! Deh, fatemi conoscere il male che ho fatto e l'amore che voi
meritate. Ma giacché mi avete sofferto sinora, non permettete che io più vi
abbia da affliggere. Infiammatemi tutto del vostro santo amore, e ricordatemi
sempre quanto avete patito per me, acciocché io da ogg'innanzi mi scordi di
tutto e non pensi ad altro che ad amarvi e darvi gusto. Voi siete venuto in
terra per regnare ne' nostri cuori; deh, togliete dal cuor mio ogni cosa che
v'impedisce di possederlo interamente. Fate che la mia volontà sia tutta
uniforme alla vostra, e la vostra sia la mia ed ella sia la regola di tutte le
mie azioni e desideri.
IX. Parvulus... natus est nobis, et Filius datus
est nobis (Is. IX, 6). - Ecco il fine per cui il Figlio di Dio ha voluto
nascer bambino, per darsi a noi sin dalla sua fanciullezza e così tirarsi il
nostro amore. «Ed a che fine, scrisse S. Francesco di Sales, prende Gesù questa
dolce ed amabile condizione di bambino se non per provocarci ad amarlo ed a
confidare in lui?»6
E prima lo
disse S. Pier Grisologo: Sic nasci voluit
qui voluit amari.7
Caro bambino mio e mio Salvatore, io vi amo ed in voi
confido. Voi siete tutta la speranza mia e tutto l'amor mio. E che ne sarebbe di
me se voi dal cielo non foste venuto a salvarmi? Già so l'inferno che mi
toccherebbe per le offese che v'ho fatte. Sia benedetta la vostra misericordia,
mentre siete pronto a perdonarmi s'io mi pento de' miei peccati. Sì che mi pento
con tutto il cuore, Gesù mio, d'avervi disprezzato. Ricevetemi nella vostra
grazia, e fate ch'io muoia a me stesso per vivere solo a voi, unico mio bene.
Bruciate, o fuoco consumatore, in me ogni cosa che dispiace agli occhi vostri, e
tiratevi tutti gli affetti miei. Vi amo, o Dio dell'anima mia; vi amo, mio
tesoro, mia vita, mio tutto. Io vi amo, e così voglio spirare dicendo «Dio mio,
io vi amo», per cominciare allora ad amarvi con amore perfetto che non avrà più
fine.
X.
Sospirarono per tanti anni i santi profeti la venuta del nostro Salvatore; chi
dicea: Rorate caeli desuper, et nubes
pluant iustum (Is. XLV, 8); Emitte
agnum... dominatorem terrae (Is. XVI, 1). Salutare tuum da nobis (Ps. LXXXIV, 8).
Lo stesso Isaia dicea: Utinam dirumperes
caelos et descenderes: a facie tua montes defluerent... aquae arderent igni
(Is. LXIV, 1, 2). Signore, dicea, quando gli uomini vi vedranno sceso in
terra per loro amore si spianeranno i monti, cioè gli uomini in servirvi
vinceranno tutte le difficoltà che prima sembravano loro monti insuperabili; aquae arderent igni, e le anime più
fredde, alla vista di voi fatto uomo, si vedranno ardere del vostro amore. E ben
ciò si è avverato in tante anime felici, di una S. Teresa, di un S. Filippo
Neri, di un S. Francesco Saverio, che anche in questa terra hanno bruciato di
questo santo fuoco. - Ma quante sono queste? Oimè, sono troppo poche!
Ah Gesù
mio, tra questi pochi voglio essere anch'io. Io dovrei da tanti anni ardere
nell'inferno, separato da voi, odiandovi e maledicendovi per sempre. Ma no, voi
mi avete sofferto con tanta pazienza per vedermi ardere non di questo fuoco
infelice,
ma del fuoco beato del vostro amore. A tal fine mi avete dati tanti lumi e tante
ferite al cuore mentre io stava lontano da voi; in somma tanto avete fatto che
colle vostre dolci attrattive mi avete tirato ad amarvi. Ecco che già sono
vostro. Io sempre vostro voglio essere e tutto vostro. Ora a voi sta il rendermi
fedele, ed io l'aspetto certo dalla vostra bontà. Ah mio Dio, e chi avrà più
cuore di lasciarvi e di viver neppure per un momento senza del vostro amore? Vi
amo, Gesù mio, sopra ogni cosa; ma questo è poco. Vi amo più di me stesso; e
pure è poco. Vi amo con tutto il mio cuore, con tutta l'anima mia; e pure è
poco. Gesù mio, esauditemi, datemi più amore, più amore, più amore.
O Maria,
pregate Dio per me.
XI.
Despectum et novissimum virorum (Is. LIII, 3). - Ecco qual fu la vita del Figlio
di Dio fatto uomo, novissimum virorum: fu trattato come il più vile, l'ultimo
degli uomini. Ed a qual maggior bassezza potea ridursi la vita di Gesù Cristo
che di nascere in una grotta? vivere da garzone in una bottega sconosciuto e
disprezzato? esser legato come reo? flagellato come schiavo? schiaffeggiato,
trattato da re di burla, sputato in faccia? e finalmente morir giustiziato da
malfattore in un patibolo infame? Esclama S. Bernardo: O novissimum et altissimum!8 O Dio, voi siete
il Signore di tutti; e come vi contentate d'essere il più vilipeso di tutti? Ed
io, Gesù mio, vedendovi così umiliato per me, come pretendo d'essere stimato ed
onorato da tutti? peccatore e superbo!
Deh mio
disprezzato Redentore, fatemi col vostro esempio prender amore a' disprezzi ed
alla vita oscura. Da ogg'innanzi col vostro aiuto spero di abbracciare tutti gli
obbrobri che mi saranno fatti, per amore di voi che ne avete abbracciati tanti
per amor mio. Perdonatemi le superbie della vita passata, e datemi amore. Vi
amo, Gesù mio disprezzato. Andate avanti colla vostra croce, che io voglio
seguirvi colla mia e non lasciarvi più sino a morir crocifisso per voi come voi
siete morto crocifisso per me. Gesù mio, Gesù mio disprezzato, io vi abbraccio,
ed abbracciato con voi voglio vivere e morire.
XII. Virum dolorum (Is. LIII, 3). - Qual fu
la vita di Gesù Cristo? vita di dolori: vita dal principio sino alla fine piena
di dolori interni ed esterni. Ma quel che più afflisse Gesù Cristo in tutta la
sua vita fu la vista de' peccati e delle ingratitudini con cui aveano gli uomini
a pagar le pene ch'egli con tanto amore patì per noi. Tal vista lo rendé l'uomo
il più afflitto che fra tutti gli uomini fosse mai vivuto in questa terra.
Dunque, Gesù mio, anche io concorsi ad affliggervi co' miei peccati in tutta la
vostra vita. E perché non dico ancor io, come dicea S. Margarita di Cortona,
ch'esortata dal confessore a quietarsi e non piangere più perché Dio l'avea
perdonata, rispose con accrescere il pianto: «Ah padre mio, e come voglio finir
di piangere, se i peccati miei tennero afflitto Gesù Cristo mio in tutta la sua
vita?»9
Oh
potessi, Gesù mio, morir di dolore ogni volta che mi ricordo di avervi date
tante amarezze ne' giorni di mia vita! Oimè, quante notti ho dormito privo della
vostra grazia! Quante volte voi mi avete perdonato, ed io ho tornato a voltarvi
le spalle? Caro mio Signore, mi pento sopra ogni male di avervi offeso, e vi amo
con tutto il cuore, vi amo con tutta l'anima mia. Deh non permettete ch'abbia a
vedermi più separato da voi: Iesu
dulcissime, ne permittas me separari a te, ne permittas me separari a te:
Gesù mio esauditemi: ne permittas me
separari a te.10 Fatemi morire prima che avessi a tradirvi di
nuovo.
O madre
della perseveranza Maria, impetratemi la santa perseveranza.
XIII. Cum dilexisset suos qui erant in mundo, in
finem dilexit eos (Io. XIII, 1). - L'amore degli amici cresce in tempo di
morte, nel quale stanno per separarsi dalle persone amate, e perciò allora
cercano più che mai con contrassegni d'affetto di dimostrare ad esse l'amore che
loro portano. Gesù in tutta la sua vita diè a noi testimonianze del suo affetto,
ma giunto
vicino
alla sua morte volle darci l'estreme pruove del suo amore. E quale maggior
pruova potea darci questo amante Signore che dare il sangue e la vita per
ciascuno di noi? E di ciò non contento, quello stesso suo corpo per noi
sagrificato sulla croce volle lasciarcelo in cibo, affinché ognuno che lo riceve
si unisse tutto con esso, e così vicendevolmente crescesse l'amore. O bontà
infinita! o amore infinito!
Deh,
innamorato mio Gesù, riempite il mio cuore del vostro santo amore, sì ch'io mi
scordi del mondo e di me stesso per non pensare che ad amarvi e darvi gusto. Io
vi consagro il mio corpo, l'anima mia, la mia volontà e la mia libertà. Per lo
passato ho cercato i miei gusti con tanto vostro dispiacere; me ne dolgo
sommamente, amor mio crocifisso: da ogg'innanzi non voglio cercare altra cosa
che voi: Deus meus et omnia,11 Dio mio,
voi siete il mio tutto: voi solo voglio e niente più. Oh potessi tutto
consumarmi per voi come voi vi siete consumato tutto per me! Vi amo, unico mio
bene, unico mio amore. Vi amo e m'abbandono tutto nella vostra santa volontà.
Fate ch'io vi ami, e poi fate di me quel che vi piace.
XIV. Tristis est anima mea usque ad mortem
(Matth. XXVI, 38). - Ecco le parole che uscirono dal Cuore addolorato di Gesù
Cristo nell'orto di Getsemani prima di andare a morire. Oimè! donde nasceva
questa sua gran mestizia, la quale fu sì grande che bastava a dargli la morte?
dal veder egli forse i tormenti che dovea patire? No, perché questi tormenti
esso già li vide sin dal principio della sua incarnazione, li vide e gli
abbracciò di sua propria volontà: Oblatus
est quia ipse voluit (Is. LIII, 7). La sua mestizia fu per vedere i peccati
che doveano commettere gli uomini dopo la sua morte. Ed allora mirò, come dice
S. Bernardino da Siena, ogni colpa particolare di ciascuno di noi: Ad quamlibet singularem culpam habuit
aspectum.12
Dunque,
Gesù mio, non fu la vista de' flagelli, delle spine e della croce che tanto vi
afflisse nell'orto di Getsemani; fu la
vista de'
peccati miei, ognuno de' quali venne talmente ad opprimervi il cuore di dolore e
di tristezza che vi fé sudar sangue ed agonizzare. Ecco la ricompensa ch'io ho
renduta all'amore che voi m'avete dimostrato in morire per me. Deh, datemi parte
di quel dolore che voi sentiste, nell'orto, delle mie colpe, acciocché questo
dolore mi tenga afflitto in tutta la mia vita. Ah dolce mio Redentore, potess'io
ora col mio dolore e col mio amore consolarvi tanto quanto allora vi afflissi!
Mi pento, amor mio, con tutto il cuore di avervi posposto alle mie miserabili
soddisfazioni. Mi pento e vi amo sopra ogni cosa. Sento che voi, benché offeso
da me, pure domandate il mio amore e volete ch'io vi ami con tutto il cuore: Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo
et ex tota anima tua (Deut. VI, 5). Sì, mio Dio, vi amo con tutto il cuore,
vi amo con tutta l'anima mia; e voi datemi quell'amore che volete da me. Se per
lo passato ho cercato me stesso, ora non voglio cercare altro che voi. E vedendo
che voi m'avete amato più degli altri, più degli altri io vi voglio amare.
Tiratemi sempre più, Gesù mio, al vostro amore coll'odore dei vostri unguenti,
quali sono le amorose attrattive della vostra grazia. Datemi in somma forza di
corrispondere a tanto affetto portato da un Dio verso d'un verme ingrato e
traditore.
Madre di
misericordia Maria, aiutatemi voi colle vostre preghiere.
XV. Comprehenderunt Iesum et ligaverunt eum
(Io. XVIII, 12). - Un Dio preso e legato! Che mai dovettero dire gli angeli in
vedere il loro Re andar colle mani legate in mezzo a' soldati per le vie di
Gerusalemme! e che dobbiamo dir noi in vedere il nostro Dio che si contenta, per
nostro amore, farsi legare come un ribaldo per esser presentato a' giudici che
l'han da condannare a morte? Quid tibi et
vinculis? piange S. Bernardo.13 Che han che fare, o Gesù mio, i legami de'
malfattori
con voi,
maestà e bontà infinita? Questi toccano a noi peccatori e rei dell'inferno, non
a voi che siete innocente ed il santo de' santi. Siegue a dire poi S. Bernardo
in veder Gesù dichiarato reo di morte: Quid fecisti, innocentissime Salvator, quod
sic condemnareris?14 O caro mio Salvatore, voi siete la stessa
innocenza; per qual delitto mai avete da esser così condannato? Ah vel dirò io,
risponde: il delitto che avete commesso è il troppo amore che avete portato agli
uomini: Peccatum tuum est amor
tuus.15
Bacio,
amato mio Gesù, queste funi che vi legano: queste mi liberano dalle catene
eterne da me meritate. Misero, quante volte ho rinunziata la vostra amicizia e
mi sono fatto schiavo di Lucifero disonorando voi, maestà infinita! Mi pento
sopra ogni male d'avervi fatta questa grande ingiuria. Deh mio Dio, legate a'
piedi vostri questa mia volontà co' dolci lacci del vostro santo amore,
acciocch'ella altro non voglia se non quel che piace a voi. Fate ch'io prenda il
vostro volere per sola guida di tutta la mia vita. Fate che come voi avete avuta
tanta cura del mio bene, io non abbia cura che di darvi gusto. Vi amo, mio sommo
bene; vi amo, unico oggetto degli affetti miei. Conosco che voi solo mi avete
amato da vero, e voi solo io voglio amare. Rinunzio a tutto, voi solo mi
bastate.
XVI. Ipse autem vulneratus est propter
iniquitates nostras, attritus est propter scelera nostra (Is. LIII, 5). -
Bastava una sola percossa sofferta da quest'Uomo Dio a soddisfare per li peccati
di tutto il mondo; ma di ciò non fu contento Gesù Cristo. Voll'egli essere per
le nostre scelleraggini vulneratus
ed attritus, viene a dire, ferito e
lacerato da capo a piedi, sì che non gli restasse parte sana delle sue carni
sagrosante. Onde lo stesso profeta lo vide così impiagato com'è impiagato un
lebbroso: Et nos putavimus eum quasi
leprosum, et percussum a Deo et humiliatum (Is. LIII, 4).
O piaghe
del mio addolorato Gesù, voi tutte siete contrassegni dell'amore che questo mio
Redentore serba per me. Voi con troppo tenere voci m'obbligate ad amarlo per
tante pene ch'egli per amor mio ha voluto patire. O mio diletto Gesù, e quando
mi darò tutto a voi come voi vi siete dato tutto a me? Vi amo, mio sommo bene.
Vi amo, mio Dio innamorato dell'anima mia. O Dio d'amore, datemi amore. Fate che
coll'amor mio compensi l'amarezze che per lo passato vi ho date. Fate ch'io
discacci dal mio cuore ogni cosa che non tende al vostro amore. Eterno Padre, respice in faciem Christi tui (Ps.
LXXXIII, 10), guardate le piaghe del vostro Figlio che vi cercano pietà per me;
e per queste perdonatemi gli oltraggi che vi ho fatti; e prendetevi tutto il mio
cuore, acciocch'io non ami, non cerchi, non sospiri altro che voi. Vi dico con
S. Ignazio: Amorem tui solum cum gratia
tua mihi dones et dives sum satis.16 Ecco tutto ciò che vi chiedo, o Dio
dell'anima mia: datemi il vostro amore insieme colla vostra grazia, e niente più
desidero.
O madre di
Dio Maria, intercedete per me.
XVII. Ave, rex iudaeorum (Matth. XXVII, 29). -
Così salutavano per ischerno il nostro Redentore i soldati romani. Dopo averlo
trattato da re impostore, e coronato di spine, genuflessi lo chiamavano re de'
giudei, e poi alzandosi in piedi con grida e risa gli davano schiaffi e gli
sputavano in faccia. Scrive S. Matteo: Et
plectentes coronam de spinis, posuerunt super caput eius... Et genu flexo ante
eum, illudebant ei dicentes: Ave, rex iudaeorum. Et exspuentes in eum,
acceperunt arundinem, et percutiebant caput eius (Matth. XXVII, 29, 30). E
S. Giovanni (XIX, 3) aggiunge: Et dabant
ei alapas.
O Gesù
mio, questa barbara corona che vi cinge la testa, questa vil canna che tenete in
mano, questa lacera veste purpurea che vi serve di ludibrio, ben fanno conoscere
che voi siete re, ma re d'amore. I giudei non vogliono riconoscervi per loro re,
e dicono a Pilato: Non habemus regem,
nisi Caesarem (Io. XIX, 15). Amato mio Redentore, se gli altri non vi
vogliono per loro re, io vi accetto, e voglio che voi siate l'unico re
dell'anima mia. A voi consagro tutto me stesso: disponete di me come vi piace.
Voi a questo fine avete sofferti tanti scherni, dolori e morte, pel guadagnarvi
i nostri cuori e regnare in quelli col vostro amore: In hoc enim Christus mortuus est... ut et
mortuorum et vivorum dominetur (Rom. XIV, 9). Impossessatevi dunque di tutto
il mio cuore, o diletto mio re, ed ivi regnate e dominate per sempre. Per lo
passato io vi ho rifiutato per mio Signore, per servire alle mie passioni; ora
voglio esser tutto vostro e solo a voi voglio servire. Deh stringetemi con voi
col vostro amore, e ricordatemi sempre la morte amara che avete voluto patire
per me. Ah mio re, mio Dio, mio amore, mio tutto, e che vogl'io se non solo voi?
Deus cordis mei, et pars mea Deus in
aeternum (Ps. LXII, 26). O Dio del mio cuore, io vi amo, voi siete la parte
mia, voi l'unico mio bene.
XVIII. Et baiulans sibi crucem exivit in eum qui
dicitur Calvariae locum (Io. XIX, 17). - Ecco il Salvatore del mondo già
posto in viaggio col suo patibolo sulle spalle, che va a morire giustiziato per
amore degli uomini. L'Agnello divino senza lagnarsi si fa condurre ad esser
sagrificato sulla croce per la nostra salute. Va tu ancora, anima mia,
accompagnati e siegui il tuo Gesù che va a soffrir la morte per amor tuo, per
pagare i peccati tuoi. Ditemi, Gesù mio e Dio mio, che pretendete dagli uomini
col dar la vita per loro amore? Risponde S. Bernardo: Altro non pretende che
d'essere amato: Cum amat Deus, nihil
aliud vult quam amari.17
Dunque, mio Redentore, a tanto costo avete voluto
guadagnarvi il nostro amore? e vi sarà fra gli uomini chi vi crede
e non vi ami? Mi consolo che voi siete l'amore di tutti i
santi, l'amore di Maria e l'amore del vostro Padre; ma oh Dio, quanti non vi
vogliono conoscere! e quanti che vi conoscono non vi vogliono amare! Deh amore
infinito, fatevi conoscere e fatevi amare. Oh potess'io col mio sangue e colla
mia morte farvi amare da tutti! Ma oimè che per lo passato io sono stato tanti
anni al mondo, vi ho conosciuto, ma non vi ho amato. Ma voi con tante finezze
finalmente mi avete tirato ad amarvi. Infelice un tempo ho perduta la vostra
grazia; ma il dolore che ora ne provo, il desiderio che sento d'esser tutto
vostro, e più la morte che voi avete patita per me, mi danno una viva
confidenza, amor mio, che già m'abbiate perdonato e che al presente mi amate. Oh
potessi, Gesù mio, morire per voi come voi siete morto per me! Benché non vi
fosse pena per chi non vi ama, io non voglio lasciar mai d'amarvi e voglio far
quanto posso per compiacervi. Voi che mi date questo buon desiderio datemi la
forza d'eseguirlo. Amor mio, speranza mia, non m'abbandonate; fatemi
corrispondere nella vita che mi resta all'amor particolare che m'avete portato.
Voi mi volete per voi ed io tutto vostro voglio essere. Vi amo, mio Dio, mio
tesoro, mio tutto. Io voglio vivere e morire dicendovi sempre: io vi amo, io vi
amo, io vi amo.
XIX. Et quasi agnus coram tondente se obmutescet
et non aperiet os suum (Is. LIII, 7). - Questo passo appunto stava leggendo
l'eunuco della regina Candace; ma non intendendo di chi ivi si parlasse, S.
Filippo ispirato dal Signore salì sopra il carro dove stava l'eunuco e gli
spiegò che ciò s'intendeva del nostro Redentor Gesù Cristo (Act. VIII, 32).18 Gesù fu
chiamato agnello, perché appunto quale agnello innocente prima fu straziato nel
pretorio di Pilato e poi fu condotto alla morte. Perciò il Battista lo chiamò
agnello: Ecce agnus Dei, ecce qui tollit
peccatum mundi (Io. I, 29). Agnello che patisce e che muore qual vittima
sulla croce per li peccati degli uomini. Vere languores nostros ipse tulit et dolores
nostros ipse portavit
(Is. LIII,
4). Miseri quei che non avranno amato Gesù Cristo nella loro vita! Nel giorno
finale la vista di quell'agnello adirato farà lor dire a' monti: Montes, cadite super nos, et abscondite nos
a facie sedentis super thronum, et ab ira Agni (Apoc. VI, 16).
No, mio
divino Agnello, se per lo passato non vi ho amato ora vi voglio sempre amare.
Prima sono stato cieco, ma ora che mi avete illuminato e mi avete fatto
conoscere il gran male che ho fatto in voltarvi le spalle e l'amore infinito che
meritate per la vostra bontà e per l'amore che mi avete portato, mi pento con
tutto il cuore di avervi offeso e vi amo sopra ogni bene. O piaghe, o sangue del
mio Redentore, voi che avete infiammate tante anime d'amore, infiammate anche
l'anima mia. Deh Gesù mio, ricordatemi sempre la vostra Passione e le pene ed
ignominie che in quella avete sofferte per me, acciocch'io distacchi gli affetti
da' beni terreni e gli metta tutti in voi, unico ed infinito bene. Vi amo,
Agnello di Dio sagrificato e consumato sulla croce per amor mio. Voi non avete
ricusato di patire per me, io non ricuso di patire per voi quanto volete. Non
voglio più lamentarmi delle croci che mi mandate. Io dovrei stare da tanti anni
all'inferno, come posso lamentarmi? Datemi la grazia d'amarvi e poi fate di me
quanto vi piace. Quis... me separabit a
caritate Christi? (Rom. VIII, 35).19 Ah Gesù mio, solo il peccato può
separarmi dal vostro amore; deh nol permettete, fatemi prima mille volte morire;
ve lo prego per la vostra Passione.
E prego
voi, o Maria, per li vostri dolori liberatemi dalla morte del peccato.
XX. Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti
me? (Matth. XXVII, 46). - Oh Dio! e chi potrà non compatire il Figlio di Dio
che per amore degli uomini sta morendo di dolore sopra una croce? Egli
esternamente è tormentato nel corpo da tante ferite, ed internamente poi sta
così afflitto e mesto, che cerca sollievo a tante pene dall'Eterno suo Padre; ma
il Padre, per soddisfare la sua divina giustizia, l'abbandona e lo lascia morire
desolato e privo d'ogni conforto.
O morte
desolata del mio amante Redentore, tu sei la speranza mia. O abbandonato mio
Gesù, i meriti vostri mi fanno sperare di non restare abbandonato e separato per
sempre da voi nell'inferno. Non pretendo di viver consolato in questa terra;
abbraccio tutte le pene e desolazioni che volete mandarmi: non merita
consolazioni chi si ha meritato coll'offendervi i tormenti eterni. Mi basta
l'amarvi e vivere in grazia vostra. Questo solo vi prego, non permettete
ch'abbia a vedermi mai privo del vostro amore. Mi abbandonino tutti, e non mi
abbandonate voi a questa somma disgrazia. Vi amo, Gesù mio morto abbandonato per
me; vi amo, unico mio bene, unica mia speranza, unico mio amore.
XXI. Crucifixerunt eum, et cum eo alios duos hinc
et hinc, medium autem Iesum (Io. XIX, 18). - Il Verbo incarnato fu chiamato
dalla sacra Sposa totus desiderabilis,
talis est dilectus meus (Cant. V, 16). In qualunque stato di sua vita Gesù
Cristo ci si presenta, sempre ci apparisce tutto desiderabile e tutto amabile: o
lo miriamo bambino in una grotta, o garzoncello di S. Giuseppe in una bottega, o
solitario che contempla nel deserto, o bagnato di sudore in girar predicando per
la Giudea. Ma in niun'altra forma ci apparisce più amabile che trafitto nella
croce, dove lo ridusse a morire l'amore immenso che ci porta. Dicea S. Francesco
di Sales: «Il monte Calvario è il monte degli amanti. L'amore che non nasce
dalla Passione del Salvatore è debole. Infelice è la morte senza l'amore del
Redentore.»20 Fermiamoci dunque a considerare che quest'uomo di
dolori, inchiodato in quel legno d'obbrobrio, è il nostro vero Dio, ed ivi non
per altro sta patendo e morendo, che per nostro amore.
Ah Gesù
mio, se tutti gli uomini si fermassero a contemplarvi in croce con viva fede,
credendo che voi siete il loro Dio e siete morto per la loro salute, come
potrebbero vivere lontani da voi e privi del vostro amore? Ed io come sapendo
ciò ho
potuto darvi tanti disgusti? Gli altri, se vi hanno offeso, hanno peccato almeno
tra le tenebre; ma io vi ho offeso tra la luce. Ma queste mani trafitte, questo
costato aperto, questo sangue, queste piaghe che in voi rimiro, mi fanno sperare
il perdono e la grazia vostra. Mi dolgo, amor mio, d'avervi un tempo così
disprezzato; ma ora vi amo con tutto il mio cuore, e non ho pena che più mi
tormenti che il ricordarmi di avervi disprezzato. Questa pena però che sento è
segno che voi già m'avete perdonato. O Cuore infiammato di Gesù, infiammate il
mio povero cuore. O Gesù mio, morto consumato da' dolori per me, fatemi morire
consumato dal dolore d'avervi offeso e dall'amore che meritate. Io mi sagrifico
tutto a voi che tutto vi siete sagrificato per me.
O madre
addolorata Maria, rendetemi fedele nell'amare Gesù.
XXII. Et inclinato capite tradidit spiritum
(Io. XIX, 30). - Ecco, o mio Redentore, dove vi ha trasportato l'amore che
portate agli uomini, sino a morir di dolore in una croce, affogato in un mare di
pene e d'ignominie, come appunto di voi
predisse Davide: Veni in altitudinem maris et tempestas demersit me (Ps.
LXVIII, 3). Scrive S. Francesco di Sales: «Consideriamo questo divin Salvatore
disteso sulla croce, come sopra il suo altare di onore, dove muore d'amore per
noi. Ah perché non ci gettiamo dunque in ispirito sopra di esso per morire sulla
croce con colui che ha voluto morirvi per amore di noi? Io lo terrò, dovressimo
dire, e non l'abbandonerò giammai; morirò con lui e brucerò nelle fiamme del suo
amore. Uno stesso fuoco consumerà questo divin Creatore e la sua miserabile
creatura. Il mio Gesù è tutto a me ed io sono tutto a lui. Io viverò e morirò
sopra il suo petto; né la morte né la vita mi separeranno mai dal mio
Gesù.»21
Si, mio
caro Redentore, io mi abbraccio alla vostra croce, bacio i vostri piedi
trafitti, intenerito e confuso in vedere l'affetto con cui siete morto per me.
Deh, accettatemi e legatemi a' piedi vostri acciocch'io non mi parta più da voi,
e da ogg'innanzi solo con voi conversi, con voi consigli tutti i miei pensieri,
a voi in somma da ogg'innanzi rivolga tutti gli affetti miei, si ch'io non
cerchi altro che amarvi e darvi gusto, sospirando sempre di uscire da questa
valle di pericoli per venire ad amarvi da faccia a faccia con tutte le mie forze
nel vostro regno ch'è regno d'amore eterno. Frattanto fate ch'io viva sempre
dolendomi dell'offese che vi ho fatte e sempre ardendo per amore di voi, che per
amore di me avete data la vita. Vi amo, Gesù mio morto per me; vi amo, o amante
infinito; vi amo, o amore infinito; vi amo, bontà infinita.
O madre
del bell'amore Maria, pregate Gesù mio.
XXIII. Oblatus est quia ipse voluit (Is. LIII,
7). - Il Verbo incarnato nell'istante della sua concezione videsi presentare
innanzi tutte l'anime che dovea redimere. Allora dunque tu ancora, anima mia,
fosti presentata rea già di tutti i tuoi peccati, e per te Gesù Cristo accettò
tutte le pene che patì in vita ed in morte; e così allora ti ottenne il perdono
e tutte le grazie che hai ricevuto da Dio, i lumi e le chiamate all'amor suo,
gli aiuti a superar le tentazioni, le consolazioni spirituali, le lagrime, le
tenerezze in considerar l'amore che ti ha portato ed i sentimenti di dolore in
ricordarti d'averlo offeso.
Dunque,
Gesù mio, voi sin dal principio di vostra vita vi addossaste tutti i peccati
miei e vi offeriste a soddisfarli co' vostri dolori. Voi colla vostra morte mi
avete liberato dalla morte eterna: Tu
autem eruisti animam meam ut non periret, proiecisti post tergum tuum omnia
peccata mea (Is. XXXVIII, 17). Voi, amor mio, in vece di castighi per
l'ingiurie ch'io vi ho accresciute, avete accresciuti i favori e le
misericordie, affin di guadagnarvi un giorno il mio amore. Gesù mio, questo
giorno è già arrivato, io vi amo con tutta l'anima mia. E se
io non vi
amo, chi vi ha da amare? Questo è il primo peccato, Gesù mio, che m'avete da
perdonare, d'essere stato tanti anni al mondo e non avervi amato. Ma per
l'avvenire io voglio far quanto posso per darvi gusto. Io sento in me per grazia
vostra un gran desiderio di viver solo a voi e distaccarmi da tutte le cose
create. Provo insieme un gran dispiacimento de' disgusti che vi ho dati. Questo
desiderio e questo dispiacimento già vedo, Gesù mio, che tutti sono vostri doni.
Seguite dunque, amor mio, a conservarmi fedele al vostro amore; già sapete la
mia debolezza. Fatemi tutto vostro, come voi vi siete fatto tutto mio. Vi amo,
unico mio bene; vi amo, unico mio amore; vi amo, mio tesoro, mio tutto. Gesù
mio, io vi amo, io vi amo, io vi amo.
O madre di
Dio, aiutatemi.
XXIV. Deus filium suum mittens in similitudinem
carnis peccati, et de peccato damnavit peccatum in carne (Rom. VIII, 3). -
Dunque Iddio ha mandato il suo Figlio a redimerci vestito di carne umana, simile
alla carne peccatrice degli altri uomini, in similitudinem carnis peccati. Christus
nos redemit de maledicto legis, factus pro nobis maledictum; quia scriptum est:
maledictus omnis qui pendet in ligno (Gal. III, 13).22 Sicché Gesù
Cristo volle comparire nel mondo qual reo maledetto appeso alla croce, per
liberare noi dalla maledizione eterna. O Padre Eterno, per amore di questo
Figlio a voi sì caro, abbiate pietà di me. E voi, Gesù mio Redentore, che colla
vostra morte mi avete liberato dalla servitù del peccato in cui nacqui e de'
peccati da me commessi dopo il battesimo, deh, mutate le catene infelici che un
tempo mi teneano legato fatto schiavo di Lucifero, in catene d'oro che mi
tengano legato con voi col santo amore. Su via, dimostrate sopra di me
l'efficacia de' vostri meriti, mutandomi da peccatore in santo.
Io da
tanti anni dovrei ardere nell'inferno, ma spero nella vostra infinita
misericordia, per gloria della vostra morte, di ardere del vostro amore e
d'esser tutto vostro. Non voglio che questo mio cuore ami altri che voi. - Adveniat regnum tuum.
Regnate,
Gesù mio, regnate sopra tutta l'anima mia. Fate ch'ella a voi solo ubbidisca,
solo voi cerchi e solo voi sospiri. Uscite, su, dal mio cuore, affetti di terra,
e venite voi fiamme del divino amore; venite e restate voi sole a possedermi e
consumarmi per quel Dio d'amore che ha voluto morire consumato per me. Vi amo,
Gesù mio; vi amo, o amabile infinito e mio vero amatore. Io non ho chi m'abbia
amato più di voi, e perciò tutto a voi mi dono e mi consagro, mio tesoro, mio
tutto.
XXV. Dilexit nos, et lavit nos a peccatis nostris
in sanguine suo (Apoc. I, 5). - Sicché, Gesù mio, per salvare l'anima mia
avete voluto farle un bagno del vostro medesimo sangue e così lavarla dalle
sozzurre de' suoi peccati. Se dunque l'anime nostre sono state comprate col
vostro sangue - empti enim estis pretio
magno (I Cor. VI, 20), - è segno che voi assai l'amate; e, giacché l'amate,
lasciate che vi preghiamo: Te ergo,
quaesumus, tuis famulis subveni, quos pretioso sanguine redemisti.23 È vero
ch'io co' miei peccati ho voluto separarmi da voi e volontariamente vi ho voluto
perdere, ma ricordatevi, Gesù mio, che mi avete comprato col vostro sangue; deh,
non sia perduto per me questo sangue sparso con tanto dolore e con tanto
amore.
Io co'
miei peccati, Dio mio, vi ho discacciato dall'anima mia e mi son meritato l'odio
vostro, ma voi avete detto di volervi scordare delle colpe d'un peccatore che si
pente: Si quis egerit poenitentiam... omnium iniquitatum
eius... non recordabor (Ezech. XVIII, 21, 22). Di più voi avete detto che
amate chi vi ama: Ego diligentes me
diligo (Prov. VIII, 17). Dunque, Gesù mio, scordatevi di tutti i disgusti
che vi ho dati ed amatemi, mentre io ora vi amo più di me stesso e mi pento
sopra d'ogni male di avervi offeso. Deh, amato mio Signore, per amore di quel
sangue che avete sparso per amor mio, non mi odiate più, ed amatemi. Non mi
contento che solo mi perdoniate il castigo che merito; io vi voglio amare e
voglio essere amato da voi. O Dio tutto amore, tutto bontà, unitemi e
stringetemi tutto a voi, e non permettete che da voi io abbia mai più a
separarmi
e così
meritare di nuovo l'odio vostro. No, Gesù mio, amor mio, non lo permettete; io
voglio essere sempre vostro, e voglio che voi siate sempre mio. Io voglio essere
tutto vostro, e voglio che voi siate tutto mio.
XXVI. Humiliavit semetipsum factus obediens usque
ad mortem, mortem autem crucis (Philip. II, 8). - E che gran cosa mai hanno
fatto i santi martiri in dare la vita per Dio, mentre questo Dio s'è umiliato a
morire in croce per loro amore? Per rendere la giusta ricompensa alla morte d'un
Dio non basta il sagrificio delle vite di tutti gli uomini, bisognerebbe che un
altro Dio morisse per suo amore. Lasciate dunque che vi dica, o amato mio Gesù,
insieme coll'innamorato vostro Francesco d'Assisi, io povero peccatore: Moriar, Domine, amore amoris tui qui amore
amoris mei dignatus es mori:24 Muoia io per amore di voi che siete morto per amor
mio.
È vero,
mio Redentore, che io per lo passato per le mie soddisfazioni infelici ho
rinunziato al vostro amore; ma ora, illuminato e mutato dalla vostra grazia,
sono pronto a dare la vita mille volte per amor vostro. Oh fossi morto prima e
non vi avessi mai offeso! Oh vi avessi sempre amato! Vi ringrazio che mi date
tempo di amarvi in questa vita per amarvi sempre poi nell'eternità. Deh,
ricordatemi sempre, Gesù mio, la morte ignominiosa che avete patita per me,
acciocché io non mi scordi più d'amarvi a vista dell'amore che mi avete portato.
Vi amo, bontà infinita; vi amo, sommo mio bene; a voi tutto mi dono; e voi, per
quell'amore che vi ha fatto morire per me, accettatemi ad amarvi, e fatemi prima
morire, distruggetemi prima, e non permettete che io abbia a lasciare d'amarvi.
Vi dirò con S. Francesco di Sales: «O amore eterno, l'anima mia vi cerca e vi
elegge in eterno. Venite, Spirito Santo, ed infiammate i nostri cuori col vostro
amore. O amare o morire. Morire ad ogni altro amore per vivere al solo amore di
Gesù.»25
XXVII. Caritas enim Christi urget nos (II Cor.
V, 14). - Troppo tenere e piene d'unzione sono le parole che scrive su questo
passo S. Francesco di Sales nel suo libro dell'amor divino: «Udite, Teotimo,
dice, niuna cosa sforza e pressa il cuore dell'uomo, quanto l'amore: se un uomo
sa di essere amato da chi che sia, si sente sforzato ad amarlo; ma se un villano
è amato da un gran signore, è maggiormente sforzato; e se da un monarca, quanto
più? Sapendo dunque che Gesù vero Dio ci ha amati sino a soffrire per noi la
morte e morte di croce, non è questo un avere i nostri cuori sotto di un
torchio, e sentirlo sforzare e stringere per forza, e spremerne l'amore per una
violenza ch'è tanto più forte quanto più è amabile?»26
Deh Gesù
mio, giacché volete essere amato da me, ricordatemi sempre l'amore che mi avete
portato e le pene che avete sofferto per dimostrarmi questo amore. Fate che la
loro memoria non si parta mai dalla mia mente e dalla mente di tutti gli uomini,
perché non è possibile credere quel che voi avete patito per obbligarci ad
amarvi, e non amarvi. Per lo passato questa è stata la causa della mia vita così
sconcertata e rea, il non considerare, Gesù mio, l'affetto che avete avuto per
me. Frattanto io conosceva però il gran disgusto che vi dava co' miei peccati, e
ciò non ostante gli ho fatti e replicati. Ogni volta che me ne ricordo vorrei
morirne di dolore; e non avrei animo di cercarvi perdono, se non sapessi che
siete morto per perdonarmi. Voi mi avete sofferto acciocché a vista del torto
che vi ho fatto e della morte che avete patita per me, io accresca il dolore e
l'amore verso di voi. Mi pento, caro mio Redentore, con tutto il cuore di avervi
offeso, e vi amo con tutta l'anima mia. Dopo tanti segni del vostro affetto e
dopo tante
misericordie che mi avete usate, io vi prometto che non voglio amare altri che
voi e voglio amarvi con tutte le mie forze. Voi siete, Gesù mio, il mio amore,
il mio tutto: voi siete il mio amore, perché in voi ho posti tutti gli affetti
miei; siete il mio tutto, perché non voglio altro che voi. Fate dunque che io
sempre, in vita ed in morte e per tutta l'eternità, vi chiami sempre mio Dio,
mio amore, mio tutto.
XXVIII. Caritas... Christi urget nos (II Cor. V,
14). - Consideriamo di nuovo la forza di queste parole. Vuol dire qui l'Apostolo
che non tanto ci dee stringere ad amar Gesù Cristo quel che ha sofferto per noi
nella sua Passione, quanto l'amore che ci ha dimostrato in volere tanto per noi
patire. Quest'amore facea dire al nostro Salvatore in sua vita che sentivasi
morire di desiderio che giungesse presto l'ora della sua morte per farci
conoscere l'affetto immenso che per noi serbava: Baptismo... habeo baptizari: et quomodo
coarctor usquedum perficiatur? (Luc. XII, 50). E quest'amore gli fe' dire
ancora nell'ultima notte di sua vita: Desiderio desideravi hoc pascha manducare
vobiscum (Luc. XXII, 15).
Tanto
dunque, o Gesù mio, fu il desiderio che aveste d'essere amato da noi, che in
tutta la vostra vita altro non desideraste che di patire e morire per noi affin
di metterci in necessità di amarvi almeno per gratitudine a tanto amore. Voi
dunque tanto anelate al nostro amore, e come poi tanto poco noi desideriamo il
vostro? Misero me che per lo passato sono stato così pazzo! Non solo non ho
desiderato il vostro amore, ma mi ho procurato l'odio vostro con perdervi il
rispetto. Caro mio Redentore, conosco il male che ho fatto, lo detesto sopra
ogni mio male e me ne dolgo con tutto il cuore. Ora desidero il vostro amore più
di tutti i beni del mondo. Sommo ed unico mio tesoro, io vi amo sopra ogni cosa,
vi amo più di me stesso, vi amo con tutta l'anima mia, ed altro non desidero che
amarvi ed essere amato da voi. Scordatevi, Gesù mio, dell'offese che vi ho
fatte, ed amatemi ancora voi, ed amatemi assai acciocché assai io possa amarvi.
Voi siete l'amor mio, voi siete la speranza mia. Già sapete quanto sono debole:
aiutatemi, Gesù amor mio; aiutatemi, Gesù speranza mia.
Soccorretemi ancora voi colle vostre preghiere, o gran madre di
Dio Maria.
XXIX. Maiorem hac dilectionem nemo habet, ut
animam suam ponat quis pro amicis suis (Io. XV, 13). - E che più, anima mia,
poteva fare il tuo Dio, che dare la vita per farsi amare da te? Il dare la vita
è il maggior segno d'affetto che un uomo può dare ad un altro uomo suo amico. Ma
qual affetto è stato poi quello del nostro Creatore in voler morire per noi sue
creature? Questo ci diè a considerare S. Giovanni quando scrisse: In hoc cognovimus caritatem Dei, quoniam
ille animam suam pro nobis posuit (I Io. III, 16). Se la fede dunque non
c'insegnasse che un Dio ha voluto morire per dimostrarci il suo amore, chi mai
potrebbe crederlo?
Ah Gesù
mio, io lo credo che voi siete morto per me, e perciò mi confesso reo di mille
inferni in aver pagato con ingiurie ed ingratitudini l'amore che mi avete
portato dando la vita per me. Ringrazio la vostra misericordia che ha promesso
di perdonare chi si pente. Fidato dunque a questa dolce promessa, spero da voi
il perdono, mentre mi pento con tutto il cuore di aver tante volte disprezzato
il vostro amore. Ma giacché l'amor vostro non mi ha abbandonato ancora, io vinto
dal vostro amore tutto a voi mi consagro. Voi, Gesù mio, avete consumata la
vostra vita morendo su d'una croce; che posso rendervi io misera creatura? Vi
consagro la vita mia abbracciando tutti i patimenti che mi verranno dalle vostre
mani in vita ed in morte. Intenerito e confuso da tante misericordie che mi
avete usate, mi abbraccio colla vostra croce ai piedi vostri, e così voglio
vivere e morire. Deh mio Redentore, per l'amore che mi avete portato nel morire
per me, non permettete che io più da voi mi divida. Fatemi viver sempre e morire
abbracciato con voi. Gesù mio, Gesù mio, ve lo replico, fatemi viver sempre e
morire abbracciato con voi.
XXX. Ego si exaltatus fuero a terra, omnia traham
ad me ipsum (Io. XII, 32)
Voi
dunque, mio Salvatore, avete detto che stando in croce avreste tirato a voi
tutti i nostri cuori; e perché il cuor mio per tanti anni è andato lontano da
voi? Ah che per voi non è mancato. Quante volte voi mi avete chiamato al vostro
amore, ed io ho fatto il sordo? Quante volte mi avete ancora perdonato ed
amorosamente avvertito co' rimorsi di coscienza a non offendervi più, ed io ho
tornato ad offendervi? Deh Gesù mio, non mi mandate all'inferno, perché
all'inferno
tutte
queste grazie che mi avete fatte avrei da maledirle per sempre; giacché tutte
queste grazie, i lumi che mi avete dati, le chiamate che mi avete fatte, la
pazienza che avete avuta in sopportarmi, il sangue che avete sparso per
salvarmi, sarebbero il tormento più crudele di tutti gli altri tormenti
dell'inferno. Ma ora sento che di nuovo mi chiamate e mi dite con tanto amore,
come s'io mai vi avessi offeso: Diliges
Dominum Deum tuum ex toto corde tuo (Deut. VI, 5). Mi comandate che io vi
ami, e vi ami con tutto il cuore. Ma se non me lo comandaste, Gesù mio, dopo
tante prove del vostro affetto potrei io vivere senza amarvi? Sì che vi amo, mio
sommo bene, vi amo con tutto il cuore. Vi amo, perché me lo comandate. Vi amo,
perché siete degno d'infinito amore. Vi amo e non desidero altro che amarvi, ed
altro non temo che d'esser separato da voi e vivere senza il vostro amore. Deh
amor mio crocifisso, non permettete che io lasci mai più d'amarvi. Ricordatemi
sempre la morte che avete sofferta per me. Ricordatemi le finezze che mi avete
dimostrate, e fate che la loro memoria m'infiammi sempre più ad amarvi ed a
consumarmi per voi che vi siete consumato qual vittima d'amore sulla croce per
me.
XXXI. Qui etiam proprio Filio suo non pepercit,
sed pro nobis omnibus tradidit illum, quomodo non etiam cum illo omnia nobis
donavit? (Rom. VIII, 32). - Oh quante fiamme d'amore dovrebbero accendere
queste parole ne' nostri cuori, pro nobis omnibus tradidit illum! La divina
giustizia offesa da' nostri peccati doveva essere soddisfatta, e Dio che fa? Per
perdonare a noi vuole che il Figlio sia condannato a morte ed esso paghi la pena
da noi dovuta: proprio Filio suo non
pepercit. Oh Dio, se l'Eterno Padre fosse stato capace di dolore, qual
dolore non avrebbe inteso in condannare alla morte per li peccati de' servi il
suo Figlio diletto ed innocente? Figuriamoci di vedere l'Eterno Padre con Gesù
morto in braccio che dica: Propter scelus
populi mei percussi eum (Is. LIII, 8). Avea ragione S. Francesco di Paola,
in considerare la morte di Gesù Cristo, di esclamare in estasi di amore: O carità! o carità! o carità!27
All'incontro quanta confidenza debbono darci le parole
che
sieguono: Quomodo non etiam cum illo
omnia nobis donavit? E come, Dio mio, posso io temere che non mi darete il
perdono, la perseveranza, il vostro amore, il vostro paradiso e tutte le grazie
che posso da voi sperare, dopo che mi avete dato l'oggetto a voi più caro ch'è
il vostro medesimo Figlio? Intendo già quel che debbo fare io per ottenere ogni
bene da voi, debbo domandarvelo per amore di Gesù Cristo; così Gesù stesso me ne
assicura: Amen amen dico vobis, si quid
petieritis Patrem in nomine meo dabit vobis (Io. XVI, 23).
Mio sommo
ed eterno Dio, io per lo passato ho disprezzata la vostra maestà e bontà
infinita, ora vi amo sopra ogni cosa: e perché vi amo mi pento con tutto il
cuore di avervi offeso, e propongo di accettare prima la morte ed ogni pena, che
di offendervi più. Perdonatemi, e concedetemi le grazie che io fidato alla
promessa di Gesù Cristo ora vi domando. In nome di Gesù Cristo vi prego a darmi
la santa perseveranza sino alla morte: datemi il perfetto e puro amore verso di
voi: datemi una totale uniformità alla vostra santa volontà: datemi finalmente
il paradiso. E tutto ve lo domando e lo spero da voi per li meriti di Gesù
Cristo. Io non merito niente: merito castighi, non grazie; ma voi niente negate
a chi vi prega per amore di Gesù Cristo. Ah mio buono Dio, vedo già che mi
volete tutto per voi, ed io tutto vostro voglio essere e non voglio temere che i
miei peccati m'impediscano di esser tutto vostro; per quelli già ha soddisfatto
Gesù Cristo, e voi all'incontro per amore di Gesù Cristo siete pronto a darmi
quanto desidero. Questo è il mio desiderio e la mia dimanda: Dio mio,
esauditemi: io vi voglio amare, vi voglio amare assai ed essere tutto
vostro.
Maria SS.,
aiutatemi voi.
XXXII. Nos autem praedicamus Christum crucifixum,
iudaeis quidem scandalum, gentibus autem stultitiam (I Cor. I, 23). - Sicché
ci attesta S. Paolo che i Gentili sentendo predicare
essere
stato crocifisso il Figlio di Dio per la salute degli uomini, la stimavano una
pazzia - Gentibus autem stultitiam -
come dicessero: E chi mai può credere questa pazzia, che un Dio abbia voluto
morire per amor delle sue creature? Stultum visum est, dice S. Gregorio, Deum velle mori pro hominum salute.28 Ma anche
S. Maria Maddalena de' Pazzi rapita dall'amore esclamava in estasi (Vit. c. 11):
«Non sapete, sorelle, che il mio Gesù altro non è che amore? anzi è pazzo
d'amore. Pazzo d'amore dico che sei, Gesù mio, e sempre lo dirò.»29
Amato mio
Redentore, oh potessi aver io i cuori di tutti gli uomini, e con i cuori di
tutti amarvi quanto voi meritate! O Dio d'amore, e perché in questa terra ove
avete sparso voi tutto il sangue e data la vita per amore degli uomini, perché,
dico, tanti pochi uomini poi ardono del vostro amore? Voi a questo fine siete
venuto, per accendere ne' nostri cuori il fuoco di questo amore, ed altro non
desiderate che di vederlo acceso: Ignem
veni mittere in terram et quid volo nisi ut accendatur? (Luc. XII, 49). Vi
prego dunque colla S. Chiesa, per me e per tutti gli uomini che vivono, Tui amoris in eis ignem accende, accende,
accende.30 Mio Dio, tutto bontà, tutto amore, o amabile
infinito, o amante infinito, fatevi conoscere da tutti
e fatevi
amare. Non mi vergogno di così pregarvi io che per lo passato ho disprezzato più
degli altri il vostro amore: sì, perché ora illuminato dalla vostra luce e
ferito da tante saette d'amore che mi avete scoccate dal vostro Cuore infiammato
e innamorato dell'anima mia, non voglio esservi più ingrato, come vi sono stato
per lo passato, ma voglio amarvi con tutte le mie forze, voglio ardere del
vostro amore; e voi me l'avete da concedere. Non pretendo consolazioni e
tenerezze nell'amarvi; non le merito né ve le domando; mi basta che io vi ami.
Vi amo, mio sommo bene; vi amo, mio Dio, mio tutto: Deus meus et omnia.31
XXXIII. Posuit... in eo iniquitatem omnium
nostrum... Et Dominus voluit
conterere eum (Is. LIII, 6 et 10). - Ecco dove è giunto l'amore divino verso
dell'uomo. L'Eterno Padre caricò sulle spalle del medesimo suo Figlio tutti i
peccati nostri, et voluit conterere eum: volle che il Figlio ne avesse pagata a
tutto rigore la pena a noi dovuta, facendolo morire su di un legno infame,
consumato da' dolori. Ha ragione dunque l'Apostolo parlando di tale amore di
chiamarlo troppo amore, il voler che noi ricevessimo la vita colla morte del suo
diletto Figlio: Propter nimiam caritatem
suam qua dilexit nos, et cum essemus mortui peccatis, convivificavit nos in
Christo (Eph. II, 4, 5).
Troppo
dunque, mio Dio, voi avete amato me, e troppo io sono stato ingrato in
offendervi e voltarvi tante volte le spalle. Deh mirate, o Eterno Padre, su
quella croce il vostro Unigenito lacerato e morto per me, e per suo amore
perdonatemi e tiratevi tutto il mio cuore ad amarvi. Cor contritum et humiliatum Deus non
despicies (Ps. L, 19): Voi per amore di Gesù Cristo morto per la nostra
salute, non sapete disprezzare un cuore che si umilia e si pente. Io mi conosco
reo di mille inferni, ma mi pento con tutto il cuore d'aver offeso voi, sommo
bene. Non mi rifiutate, abbiate pietà di me. Ma non mi contento del semplice
perdono: io voglio che mi doniate un grande amore verso di voi, che compensi
tutte l'offese che vi
ho fatte.
Vi amo, bontà infinita; vi amo, o Dio d'amore. È poco s'io muoio e mi distruggo
per voi. Vorrei sapervi amare quanto voi meritate. Ma già sapete che io niente
posso; rendetemi voi grato all'affetto immenso che avete avuto per me; ve lo
prego per amore di Gesù vostro figlio. Fate che in vita io vinca tutto per darvi
gusto, ed in morte muoia tutto unito alla vostra volontà per venire ad amarvi da
faccia a faccia con amore perfetto ed eterno in paradiso.
XXXIV. Ego sum pastor bonus; bonus pastor animam
suam dat pro ovibus suis (Io. X, 11). - Gesù mio, che dite? qual pastore mai
vuol dare la vita per le sue pecorelle? Voi solo, perché siete un Dio d'infinito
amore avete potuto dire: Et animam meam
pono pro ovibus meis (Ibid., 15). Voi solo avete potuto dimostrare al mondo
questo eccesso d'amore, che essendo nostro Dio e nostro supremo Signore avete
voluto per noi morire. Di questo eccesso parlavano già Mosè ed Elia nel monte
Taborre: Dicebant excessum eius quem
completurus erat in Ierusalem (Luc. IX, 31). Quindi ci ricorda S. Giovanni a
riamare un Dio ch'è stato il primo ad amarci: Nos ergo diligamus Deum quoniam Deus prior
dilexit nos (I Io. IV, 19). Come dicesse: Se non vogliamo amar questo Dio
per la sua infinita bontà amiamolo almeno per l'amore che ci ha portato in voler
patire per noi le pene a noi dovute.
Ricordatevi dunque, caro mio Gesù, che io sono una di quelle
vostre pecorelle per cui avete data la vita. Deh, miratemi con uno di quei
sguardi pietosi con cui mi miraste un giorno dalla croce morendo per me;
miratemi e mutatemi e salvatemi. Voi diceste essere quell'amante pastore che
trovando la pecorella perduta la prende con gaudio e se la stringe sulle spalle
e chiama gli amici a rallegrarsene seco: Congratulamini mihi, quia inveni ovem meam
quae perierat (Luc. XV, 6). Ecco io sono la pecorella perduta, cercatemi e
trovatemi: Erravi sicut ovis quae periit:
quaere servum tuum (Ps. CXVIII, 176).
Se per mia
colpa non mi avete trovato ancora, prendetemi ora e stringetemi e legatemi con
voi acciocché non mi torniate a perdere. Il legame ha da essere il vostro amore;
se non mi legate con questo dolce laccio, di nuovo mi perderete. Ah che per voi
non è mancato di legarmi col santo amore; ma io ingrato sono andato sempre
fuggendo da voi. Ma ora io vi prego
per
quell'infinita misericordia che vi ha fatto scendere in terra affine di
trovarmi: deh, legatemi, ma legatemi con doppio laccio d'amore, acciocché voi
non mi perdiate più, ed io non perda più voi. Amato mio Redentore, io non voglio
separarmi più da voi. Rinunzio a tutti i beni e gusti di terra, e mi offerisco a
patire ogni pena, ogni morte, purché viva sempre e muoia legato con voi. Vi amo,
amabilissimo Gesù mio; vi amo, mio buon pastore, morto per la vostra pecorella
perduta; ma sappiate che questa pecorella ora vi ama più che se stessa, ed altro
non desidera che di amarvi e di consumarsi per vostro amore. Abbiatene voi
pietà, amatela e non permettete che mai più da voi si divida.
XXXV. Ego pono animam meam... Nemo tollit eam a
me, sed ego pono eam a me ipso (Io. X, 17 et 18). - Ecco dunque che il Verbo
incarnato, spinto dal solo amore che serba verso di noi, accetta la morte di
croce per dare all'uomo la vita perduta. Ecco, dice S. Tommaso, che un Dio fa
per l'uomo quel che più non avrebbe potuto fare, se l'uomo fosse stato, per così
dire, il suo stesso Dio, e come se Dio privo dell'uomo non avesse potuto essere
felice: Quasi homo, sono le parole
del santo, Dei Deus esset, quasi sine
ipso beatus esse non posset.32 Noi abbiam peccato e peccando abbiamo meritate le
pene eterne; e Gesù che fa? Prende sopra di se l'obbligo di soddisfare, ed egli
paga per noi co' suoi dolori e colla sua morte: Vere languores nostros ipse tulit et dolores
nostros ipse portavit (Is. LIII, 4).
Ah Gesù
mio, giacché io sono stata la causa di tante vostre amarezze e dolori che
soffriste vivendo su questa terra, deh vi prego a darmi parte di quel dolore che
voi sentiste dei peccati miei e a darmi confidenza nella vostra Passione. E che
ne sarebbe di me, Signor mio, se voi non vi foste degnato di soddisfare per me?
O maestà infinita, mi pento con tutto il cuore di avervi oltraggiata, ma spero
da voi pietà, bontà infinita. Su, applicate all'anima mia, o Salvatore del
mondo, il frutto della vostra morte, e di ribelle e ingrato che vi sono stato,
rendetemi
vostro
figlio così amante, che non ami altro che voi, ed altro non tema che di darvi
disgusto. Quell'amore immenso che vi ha fatto morire crocifisso per me, quello
stesso faccia morire in me tutti gli affetti terreni. Gesù mio, prendetevi tutto
il mio corpo, sì ch'egli non serva che per ubbidirvi; prendetevi tutto il mio
cuore, acciocché altro non desideri che di darvi gusto; prendetevi tutta la mia
volontà, sì ch'ella non voglia se non ciò che volete voi. Io vi abbraccio e vi
stringo al mio cuore, mio Redentore; deh non isdegnate voi di unirvi con me. Vi
amo, o Dio d'amore; vi amo, unico mio bene. E chi avrà più cuore di lasciarvi
ora che mi avete fatto conoscere quanto mi avete amato e quante misericordie mi
avete usate, cangiando i castighi a me dovuti in grazie e finezze?
O Vergine
santa, ottenetemi la grazia d'essere grato al vostro Figlio.
XXXVI. Delens quod adversus nos erat chirographum
decreti, quod erat contrarium nobis, et ipsum tulit de medio, affigens illud
cruci (Coloss. II, 14). - Era già scritta contra noi la sentenza, colla
quale eravamo condannati alla morte eterna come ribelli della divina Maestà
offesa. E Gesù Cristo che ha fatto? Col suo sangue ha cancellato la scrittura
della condanna e, per liberarci da ogni timore, l'ha affissa alla sua medesima
croce, dove egli morendo ha soddisfatta per noi la divina giustizia. - Anima
mia, vedi l'obbligo che hai a questo tuo Redentore; e senti quel che ora ti
avverte lo Spirito Santo: Gratiam
fideiussoris tui ne obliviscaris (Eccli. XXIX, 20). Non ti scordare della
grazia del tuo mallevadore, che assumendosi i tuoi debiti ha pagato per te, e la
sicurezza del pagamento eccola già affissa alla croce. Quando dunque ti ricordi
de' tuoi peccati, guarda la croce e confida: guarda quel sagro legno tinto del
sangue dell'Agnello di Dio sagrificato per amor tuo, e spera, ed ama un Dio che
ti ha tanto amato.
Si, Gesù
mio, io tutto spero da una bontà infinita qual siete voi. Questo è proprio
dell'essere vostro divino, il rendere bene per male a chi, ravveduto delle sue
colpe, si duole d'averle commesse e vi porta amore. Sì che mi dolgo sopra d'ogni
male, amato mio Redentore, di avere così disprezzata la vostra bontà; e ferito
del vostro amore vi amo, ed anelo di compiacervi in
tutto ciò
che volete. Misero me! Quando io stava in peccato era io servo del demonio, ed
egli era il mio signore. Ora che spero di stare in grazia vostra, voi solo, Gesù
mio, siete l'unico mio signore e l'unico mio amore. Possedetemi dunque,
possedetemi sempre, e possedetemi intieramente, mentre io solo di voi e tutto
vostro essere voglio. No che non voglio mai scordarmi delle pene che avete
patite per me, per sempre più infiammarmi e crescere nel vostro amore. V'amo,
amabilissimo mio Redentore; v'amo, o Verbo incarnato; mio tesoro, mio tutto, io
v'amo, io v'amo.
XXXVII. Si quis peccaverit, advocatum habemus apud
Patrem, Iesum Christum iustum: et ipse est propitiatio pro peccatis nostris
(I Io. II, 1 et 2). - Oh che bella confidenza danno queste parole a' peccatori
pentiti! Sta per essi Gesù Cristo facendo in cielo il loro avvocato, ed egli è
quegli che loro ottiene certamente il perdono. Il demonio, quando un peccatore è
uscito dalle sue catene, lo tenta a diffidare del perdono. Ma S. Paolo gli fa
animo dicendo: Quis est qui condemnet?
Christus Iesus qui mortuus est... qui
etiam interpellat pro nobis (Rom. VIII, 34). E; vuol dire l'Apostolo: Se noi
detestiamo i peccati commessi, perché temiamo? Chi è quello che ci ha da
condannare? È Gesù Cristo, quegli stesso ch'è morto per non condannarci, ed al
presente sta in cielo e ci difende. Siegue a dire: Quis ergo nos separabit a caritate
Christi? (Rom. VIII, 35). Come dicesse: Ma dopo che noi siamo stati con
tanto amore perdonati da Gesù Cristo e ricevuti nella sua grazia, chi avrà più
animo di voltargli le spalle e separarsi dal di lui amore?
No, Gesù
mio, non mi fido più di vivere separato da voi e privo del vostro amore. Piango
quelli giorni infelici in cui sono vivuto senza la vostra grazia. Ora spero che
mi abbiate già perdonato; io v'amo e voi mi amate. Voi però mi amate con amore
immenso ed io v'amo così poco: datemi voi più amore. Bontà infinita, mi pento
sopra ogni male d'avervi così maltrattato per lo passato; ora v'amo sopra ogni
cosa, v'amo più di me stesso; e mi compiaccio più, mio Dio, di sapere che voi
siete infinitamente beato, che d'ogni mia felicità; perché amo più voi che
meritate un amore infinito, che me il quale non merito altro che l'inferno. Gesù
mio, io non voglio da voi altro che voi.
XXXVIII.
Venite ad me omnes qui laboratis et
onerati estis, et ego reficiam vos (Matth. XI, 28). - Udiamo Gesù Cristo che
dalla croce dove sta inchiodato e dall'altare ove dimora sagramentato chiama noi
poveri ed afflitti peccatori per consolarci ed arricchirci colle sue grazie. Oh
che due gran misteri di speranza e d'amore sono per noi la Passione di Gesù e 'l
sagramento dell'Eucaristia! Misteri che, se la fede non ce ne accertasse,
sarebbero incredibili. Un Dio volere spargere tutto il suo sangue sino
all'ultima goccia - ciò significa la parola effundetur: Hic est... sanguis meus... qui
pro multis effundetur (Matth. XXVI, 28) - e perché? Per pagare i peccati
nostri! E poi, volerci dare in cibo dell'anime nostre questo suo medesimo corpo
un giorno sagrificato già sulla croce per la nostra salute! Questi gran misteri
dovrebbero incenerire i cuori più duri, e sollevare i peccatori più disperati.
Dice in somma l'Apostolo che noi in Gesù Cristo siamo stati fatti ricchi d'ogni
bene, sì che non v'è grazia che ci manchi: In omnibus divites facti estis in illo...
ita ut nihil vobis desit in ulla gratia (I Cor. I, 5 et 7). Basta che noi
invochiamo questo Dio ad usarci misericordia, ed egli abbonderà di grazie verso
d'ognuno che lo prega, come ce ne assicura lo stesso Apostolo: Dives in omnes qui invocant illum (Rom.
X, 12).
Dunque,
mio Salvatore, s'io ho ragione di disperare il perdono per le offese e
tradimenti che vi ho fatti, ho molto più ragione di confidare nella vostra
bontà. Padre mio, io vi ho lasciato qual figlio ingrato, ma ora torno a' piedi
vostri addolorato e intenerito a tante misericordie che mi avete usate; e
umiliato vi dico: Pater... non sum dignus
vocari filius tuus (Luc. XV, 21). Voi avete detto che si fa festa in
paradiso quando un peccatore si converte: Gaudium erit in caelo super uno peccatore
paenitentiam agente (Luc. XV, 7). Ecco, io lascio tutto e mi converto a voi,
Padre mio crocifisso; mi pento con tutto il cuore di avervi perduto il rispetto
voltandovi le spalle. Ritornatemi di nuovo nella grazia vostra ed infiammatemi
del vostro santo amore, acciocché io non vi lasci più. - Voi avete detto: Veni ut vitam habeant et abundantius
habeant (Io. X, 10). Ond'io spero da voi non solamente la grazia vostra
ch'io godeva prima d'offendervi, ma una grazia più abbondante che mi faccia
diventar tutto fuoco in amarvi. – Oh
potess'io
amarvi, Dio mio, quanto voi siete degno d'essere amato! V'amo sopra ogni cosa,
v'amo più di me stesso, v'amo con tutto il mio cuore, e desidero il paradiso per
amarvi in eterno. Quid... mihi est in
caelo, et a te quid volui super terram?... Deus cordis mei, et pars mea Deus in
aeternum (Ps. LXXII, 25, 26). Ah Dio del mio cuore, prendete e conservatevi
il possesso di tutto il mio cuore, e discacciatene ogni affetto che non è per
voi. Voi siete l'unico mio tesoro, l'unico mio amore. Voi solo voglio e niente
più.
O Maria
speranza mia, colle vostre preghiere tiratemi tutto a Dio.
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