terça-feira, 29 de janeiro de 2013

Spiegazione dela Messa di Dom Prosper Guéranger O.S.B

Spiegazione
della
Santa Messa
di Dom Prosper Guéranger O.S.B
Abate di Solesmes (1805-1875)



II. IL CONFITEOR

La santa Chiesa impiega qui la formula di confessione che lei stessa ha creato e che risale all'VIII secolo. Non è permesso né aggiungere né togliere alcunché. Questa preghiera usufruisce della prerogativa di tutti i sacramentali: la sua recitazione apporta la remissione dei peccati veniali di cui si ha contrizione. Dio, nella sua bontà ha voluto che altri mezzi, oltre il sacramento della Penitenza, possano cancellare i peccati veniali; ed è per questo che ha ispirato alla sua Chiesa l'uso dei sacramentali.
Il sacerdote comincia dunque la confessione e si accusa in primo luogo davanti a Dio; ma sembra dire: «Non voglio confessarmi solo a Dio, ma ancora a tutto ciò che è santo, perché tutti coloro davanti ai quali accuso le mie colpe domandino perdono per me e con me». Così si premura di aggiungere: «Confesso alla Beata sempre Vergine Maria». Senza dubbio egli non ha offeso la santa Vergine, ma ha peccato avanti ad essa, e questo pensiero gli basta per motivare la confessione e che fa anche a Lei. Passa poi all'arcangelo San Michele, così grande e così potente, preposto alla custodia della nostre anime, soprattutto al momento della morte. Si confessa ugualmente a san Giovanni Battista, che nostro Signore ha tanto amato e che è stato suo precursore; poi a San Pietro e a San Paolo, i principi degli Apostoli.
Certi Ordini religiosi hanno ottenuto di aggiungere il nome del loro padre o fondatore del loro Ordine. E così che noi benedettini aggiungiamo San benedetto; i domenicani San Domenico; i francescani a San Francesco, etc.
Infine il sacerdote si rivolge, in questa confessione, a tutti i circostanti, aggiungendo: Et vobis fratres; perché, umiliandosi come peccatore, non solamente si accusa davanti a coloro che sono già glorificati, ma anche davanti a tutti i presenti. E, non contento di dire che ha peccato, egli aggiunge in quale modo, cioè in pensieri, parole e opere: cogitatione, verbo et opere, che sono i tre modi mediante i quali l'uomo può peccare.
Volendo esprimere poi che ha peccato volontariamente, per tre volte lo dice con queste parole: mea culpa; e, per testimoniare insieme al pubblicano del Vangelo i suoi sentimenti di penitenza, si percuote il petto tre volte, mentre dice che ha peccato per sua colpa. Sentendo il bisogno di ricevere il perdono, si ripresenta a tutte le creature glorificate davanti alle quali si era accusato, le invoca e domanda loro, così come ai fratelli presenti, di pregare per lui.
A proposito di questa formula di confessione stabilita dalla santa Chiesa, diciamo - di passaggio - che può essere sufficiente a una persona in pericolo di morte e incapace di fare una confessione più esplicita.
I ministranti rispondono al sacerdote con un voto «Il Signore abbia misericordia di Te...», a cui il prete, rimanendo inclinato, aggiunge Amen. Questa risposta in forma di voto è una supplica alla misericordia di Dio per il celebrante.
Ma i ministranti hanno loro stessi bisogno di perdono; ed è per questo motivo che, a loro volta, con la stessa formula, fanno la confessione dei loro peccati non più però a dei fratelli, et vobis fratres, ma al sacerdote, che chiamano «padre»: et tibi Pater.
Non è mai permesso di cambiare qualunque cosa di ciò che la santa Chiesa ha stabilito per la celebrazione della Messa; così nel Confiteor i ministri devono sempre dire semplicemente et tibi Pater, et te Pater, senza aggiungere nessuna specificazione, anche se servissero la Messa al Papa.
Quando i ministri hanno pronunciato questa formula di confessione, il sacerdote fa per essi la stessa supplica che questi avevano fatto per lui; essi rispondono ugualmente con amen.
Viene poi una specie di benedizione, Indulgentiam, mediante la quale il sacerdote domanda per lui e per i suoi fratelli il perdono e la remissione dei peccati, facendosi il segno della croce; egli pronuncia la parola nobis e non vobis, mettendosi insieme ai ministri, unito a loro nella supplica comune.
Una volta terminata la confessione, il sacerdote si inclina di nuovo, ma meno profondamente di come aveva fatto al Confiteor. Egli dice: Deus tu conversus vivificabis nos «O Dio, con un solo sguardo ci donerai la vita»; e i ministri: Et plebs tua laetabitur in te, «E il tuo popolo si allieterà in te»; subito dopo: Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam, «Mostraci, Signore, la tua misericordia»; Et salutare tuum da nobis, «E donaci il Salvatore che hai preparato».
Questi versetti sono recitati da tempi antichissimi. L'ultimo è una parola del re David, che domanda il Messia nel salmo LXXXIV Benedixisti Domine terram tuam (Hai benedetto, Signore, la tua terra); perché durante la Messa, prima della consacrazione, noi attendiamo il Signore analogamente a coloro che, prima dell'incarnazione, attendevano il Messia promesso alle nazioni. Con la parola misericordiam, usata dal Profeta, non va intessa la bontà di Dio. No, noi domandiamo a Dio che si degni di inviare colui che è la sua Misericordia e la sua Salvezza, cioè Colui per il quale verrà a noi la salvezza. Questa parola del salmo ci trasporta completamente al tempo dell'Avvento, durante il quale noi non cessiamo di domandare Colui che sta per venire.
Dopo questo, il sacerdote domanda a Dio che si degni di esaudire la sua preghiera; poi saluta il popolo dicendo Dominus vobiscum «Il Signore sia con voi». È come un saluto che indirizza ai suoi fratelli nel momento solenne in cui sta per varcare i gradini dell'altare, e, come Mosè, sta entrando sotto la nube (cf Es XXIV, 18). I ministri gli rispondono, per conto del popolo, con queste parole: et cum spiritu tuo, «e con il tuo spirito».
Preparandosi a salire all'altare, il sacerdote dice: Oremus «Preghiamo», allarga le mani e le ricongiunge. Ogni volta che dice questa parola, agisce nel solito modo, perché si dispone a pregare, e perché, per pregare si stendono le mani verso Dio, che è in cielo e a cui ci si indirizza. Così aveva pregato Nostro Signore sulla croce. Nella preghiera che il sacerdote dice salendo i gradini, egli parla al plurale, perché non sale da solo; il diacono e il suddiacono salgono con lui, l'accompagnano e lo servono.
Il pensiero dominate del sacerdote, in questo momento solenne, è quello di purificarsi, perché, come egli stesso dice, sta entrando nel «santo dei santi»: ad Sancta Sanctorum, usando questo superlativo ebraico per esprimere la grandezza dell'azione che si accinge a compiere. Domanda dunque che i suoi peccati saino rimossi, pregando anche per i ministri. Più ci si avvicina a Dio, più si sentono anche le minime macchie che sporcano l'anima; il sacerdote sente dunque il bisogno di purificarsi ancora e lo domanda a Dio. Ha già detto Deus tu conversus vivificabis nos - Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam. Ma, poiché si accosta di più a Dio, egli teme e raddoppia le sue preghiere per ottenere il perdono. Varca i gradini dicendo questa preghiera: Aufer a nobis, quaésumus, Dómine, iniquitátes nostras: ut ad sancta sanctórum puris mereámur méntibus introíre. Per Christum Dóminum nostrum. Amen; «Togli da noi, o Signore, le nostre iniquità: affinché con animo puro possiamo entrare nel Santo dei Santi. Per Cristo nostro Signore. Cosi sia.»Giunto all'altare, il sacerdote posa le mani giunte sull'altare, e poi lo bacia. Questo bacio dell'altare è qui un segno di rispetto per le reliquie dei santi, che vi sono contenute. Egli fa un'altra preghiera nella quale domanda che i peccati siano perdonati: peccata mea «i miei peccati»; ma la comincia dicendo: Oramus te, «noi ti preghiamo», perché tutti coloro che assistono al sacrificio devono avere per il sacerdote un sentimento filiale e pregare con lui e per lui.


È possibile richiedere il libro


La Santa Messa, Spiegazione delle preghiere e delle cerimonie della Santa Messa secondo alcune note raccolte dalle conferenze di Dom Prosper Guéranger, Abate di Solesmes
al seguente indirizzo:
Suore Francescane dellíImmacolata , Monastero della Murate , Via dei Lanari, 2 , 06012 CITTÀ DI CASTELLO (PG)
tel/fax: 075-8555779 - posta elettronica: francescanecittacastelloATinterfree.it

segunda-feira, 28 de janeiro de 2013

Ven. Pio XII : O augusto sacrifício do altar não é, pois, uma pura e simples comemoração da paixão e morte de Jesus Cristo, mas é um verdadeiro e próprio sacrifício, no qual, imolando-se incruentamente, o sumo Sacerdote faz aquilo que fez uma vez sobre a cruz, oferecendo-se todo ao Pai, vítima agradabilíssima.

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Ven. Pio XII : O augusto sacrifício do altar . Ven. PIUS XII : The august sacrifice of the altar. Ven. PIO XII : El Augusto Sacrificio del Altar. VEN. PIE XII : Il est un véritable renouvellement du sacrifice de la croix: Le saint sacrifice de l’autel.

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Ven. Pio XII : O augusto sacrifício do altar não é, pois, uma pura e simples comemoração da paixão e morte de Jesus Cristo, mas é um verdadeiro e próprio sacrifício, no qual, imolando-se incruentamente, o sumo Sacerdote faz aquilo que fez uma vez sobre a cruz, oferecendo-se todo ao Pai, vítima agradabilíssima. "Uma... e idêntica é a vítima: aquele mesmo, que agora oferece pelo ministério dos sacerdotes, se ofereceu então sobre a cruz; é diferente apenas, o modo de fazer a oferta".


CARTA ENCÍCLICA DO PAPA PIO XII
MEDIATOR DEI
SOBRE A SAGRADA LITURGIA

SEGUNDA PARTE
O CULTO EUCARÍSTICO
I. Natureza do sacrifício eucarístico
59. O mistério da santíssima eucaristia, instituída pelo sumo sacerdote Jesus Cristo e, por vontade sua, perpetuamente renovada pelos seus ministros, é como a súmula e o centro da religião cristã. Em se tratando do ápice da sagrada liturgia, julgamos oportuno, veneráveis irmãos, deter-nos um pouco, chamando a vossa atenção para esta importantíssima temática.
60. O Cristo Senhor, "sacerdote eterno segundo a ordem de Melquisedeque" (56) "tendo amado os seus que estavam no mundo",(57) "na última ceia, na noite em que foi traído, para deixar à Igreja, sua esposa dileta, um sacrifício visível, como exige a natureza dos homens, o qual representasse o sacrifício cruento que devia cumprir-se na cruz uma só vez, e para que a sua lembrança permanecesse até o fim dos séculos e nos fosse aplicada sua salutar virtude em remissão dos nossos pecados cotidianos... ofereceu a Deus Pai o seu corpo e o seu sangue sob as espécies de pão e de vinho e deu-os aos apóstolos então constituídos sacerdotes do Novo Testamento, para que sob essas mesmas espécies o recebessem, e ordenou a eles e aos seus sucessores no sacerdócio, que o oferecessem".(58)
61. O augusto sacrifício do altar não é, pois, uma pura e simples comemoração da paixão e morte de Jesus Cristo, mas é um verdadeiro e próprio sacrifício, no qual, imolando-se incruentamente, o sumo Sacerdote faz aquilo que fez uma vez sobre a cruz, oferecendo-se todo ao Pai, vítima agradabilíssima. "Uma... e idêntica é a vítima: aquele mesmo, que agora oferece pelo ministério dos sacerdotes, se ofereceu então sobre a cruz; é diferente apenas, o modo de fazer a oferta".(59)
62. Idêntico, pois, é o sacerdote, Jesus Cristo, cuja sagrada pessoa é representada pelo seu ministro. Este, pela consagração sacerdotal recebida, assemelha-se ao sumo Sacerdote e tem o poder de agir em virtude e na pessoa do próprio Cristo;(60) por isso, com sua ação sacerdotal, de certo modo, "empresta a Cristo a sua língua, e lhe oferece a sua mão".(61)
63. Também idêntica é a vítima, isto é, o divino Redentor, segundo a sua humana natureza e na realidade do seu corpo e do seu sangue. Diferente, porém, é o modo pelo qual Cristo é oferecido. Na cruz, com efeito, ele se ofereceu todo a Deus com os seus sofrimentos, e a imolação da vítima foi realizada por meio de morte cruenta livremente sofrida; no altar, ao invés, por causa do estado glorioso de sua natureza humana, "a morte não tem mais domínio sobre ele"(62) e, por conseguinte, não é possível a efusão do sangue; mas a divina sabedoria encontrou o modo admirável de tornar manifesto o sacrifício de nosso Redentor com sinais exteriores que são símbolos de morte. Já que, por meio da transubstanciação do pão no corpo e do vinho no sangue de Cristo, têm-se realmente presentes o seu corpo e o seu sangue; as espécies eucarísticas, sob as quais está presente, simbolizam a cruenta separação do corpo e do sangue. Assim o memorial da sua morte real sobre o Calvário repete-se sempre no sacrifício do altar, porque, por meio de símbolos distintos, se significa e demonstra que Jesus Cristo se encontra em estado de vítima.

Ven. PIUS XII : The august sacrifice of the altar, then, is no mere empty commemoration of the passion and death of Jesus Christ, but a true and proper act of sacrifice, whereby the High Priest by an unbloody immolation offers Himself a most acceptable victim to the Eternal Father, as He did upon the cross. "It is one and the same victim; the same person now offers it by the ministry of His priests, who then offered Himself on the cross, the manner of offering alone being different.


MEDIATOR DEI
ENCYCLICAL OF POPE PIUS XII
ON THE SACRED LITURGY




66. The mystery of the most Holy Eucharist which Christ, the High Priest instituted, and which He commands to be continually renewed in the Church by His ministers, is the culmination and center, as it were, of the Christian religion. We consider it opportune in speaking about the crowning act of the sacred liturgy, to delay for a little while and call your attention, Venerable Brethren, to this most important subject.
67. Christ the Lord, "Eternal Priest according to the order of Melchisedech,"[56] "loving His own who were of the world,"[57] "at the last supper, on the night He was betrayed, wishing to leave His beloved Spouse, the Church, a visible sacrifice such as the nature of men requires, that would re-present the bloody sacrifice offered once on the cross, and perpetuate its memory to the end of time, and whose salutary virtue might be applied in remitting those sins which we daily commit, . . . offered His body and blood under the species of bread and wine to God the Father, and under the same species allowed the apostles, whom he at that time constituted the priests of the New Testament, to partake thereof; commanding them and their successors in the priesthood to make the same offering."[58]
68. The august sacrifice of the altar, then, is no mere empty commemoration of the passion and death of Jesus Christ, but a true and proper act of sacrifice, whereby the High Priest by an unbloody immolation offers Himself a most acceptable victim to the Eternal Father, as He did upon the cross. "It is one and the same victim; the same person now offers it by the ministry of His priests, who then offered Himself on the cross, the manner of offering alone being different."[59]
69. The priest is the same, Jesus Christ, whose sacred Person His minister represents. Now the minister, by reason of the sacerdotal consecration which he has received, is made like to the High Priest and possesses the power of performing actions in virtue of Christ's very person.[60] Wherefore in his priestly activity he in a certain manner "lends his tongue, and gives his hand" to Christ.[61]

Ven. PIO XII : El Augusto Sacrificio del Altar no es; pues, una pura y simple conmemoración de la Pasión y Muerte de Jesucristo, sino que es un Sacrificio propio y verdadero, en el cual, inmolándose incruentamente el Sumo Sacerdote, hace lo que hizo una vez en la Cruz, ofreciéndose todo El al Padre, Víctima gratísima. «Una... y la misma, es la Víctima; lo mismo que ahora se ofrece por ministerio de los Sacerdotes, se ofreció entonces en la Cruz; sólo es distinto el modo de hacer el ofrecimiento»



"Mediator Dei"
Sobre la Sagrada Liturgia
20 de noviembre de 1947
PARTE SEGUNDA
EL CULTO EUCARÍSTICO.
I. Naturaleza del Sacrificio Eucarístico
A) MOTIVO DE TRATAR ESTE TEMA
84. El Misterio de la Santísima Eucaristía, instituida por el Sumo Sacerdote, Jesucristo, y renovada constantemente por sus ministros, por obra de su voluntad, es como el compendio y el centro de la religión cristiana. Tratándose de lo más alto de la Sagrada Liturgia, creemos oportuno, Venerables Hermanos, detenernos un poco y atraer Vuestra atención a este gravísimo argumento.
B) EL SACRIFICIO EUCARÍSTICO
1º. Institución.
85. Cristo, Nuestro Señor, «Sacerdote eterno según el orden de Melchisedec» (Sal. 109, 4)) que «habiendo amado a los suyos que estaban en el mundo» (Juan, 13, 1), «en la última cena, en la noche en que era traicionado, para dejar a la Iglesia, su Esposa amada, un sacrificio visible -como lo exige la naturaleza de los hombres-, que representase el sacrificio cruento que había de llevarse a efecto en la Cruz, y para que su recuerdo permaneciese hasta el fin de los siglos y fuese aplicada su virtud salvadora a la remisión de nuestros pecados cotidianos... ofreció a Dios Padre su Cuerpo y su Sangre, bajo las especies del pan y del vino, y las dio a los Apóstoles, entonces constituidos en Sacerdotes del Nuevo Testamento, a fin de que bajo estas mismas especies lo recibiesen, mientras les mandaba a ellos y a sus sucesores en el Sacerdocio, el ofrecerlo» (5).
2º. Naturaleza.
a) No es simple conmemoración.
86. El Augusto Sacrificio del Altar no es; pues, una pura y simple conmemoración de la Pasión y Muerte de Jesucristo, sino que es un Sacrificio propio y verdadero, en el cual, inmolándose incruentamente el Sumo Sacerdote, hace lo que hizo una vez en la Cruz, ofreciéndose todo El al Padre, Víctima gratísima. «Una... y la misma, es la Víctima; lo mismo que ahora se ofrece por ministerio de los Sacerdotes, se ofreció entonces en la Cruz; sólo es distinto el modo de hacer el ofrecimiento» (6).
b) Comparación con el de la Cruz.
1) Idéntico Sacerdote.
87. Idéntico, pues, es el Sacerdote, Jesucristo, cuya Sagrada Persona está representada por su ministro. Este, en virtud de la consagración sacerdotal recibida, se asimila al Sumo Sacerdote y tiene el poder de obrar en virtud y en la persona del mismo Cristo; por esto, con su acción sacerdotal, en cierto modo; «presta a Cristo su lengua; le ofrece su mano» (7).
2) Idéntica Víctima.
88. Igualmente idéntica es la Víctima; esto es, el Divino Redentor; según su humana Naturaleza y en la realidad de su Cuerpo y de su Sangre.
3) Distinto modo.
89. Diferente, en cambio, es el modo en que Cristo es ofrecido. En efecto, en la Cruz, El se ofreció a Dios todo entero, y le ofreció sus sufrimientos y la inmolación de la Víctima fue llevada a cabo por medio de una muerte cruenta voluntariamente sufrida; sobre el Altar, en cambio, a causa del estado glorioso de su humana Naturaleza, «la muerte no tiene ya dominio sobre El» (Rom. 6, 9) y, por tanto, no es posible la efusión de la sangre; pero la divina Sabiduría han encontrado el medio admirable de hacer manifiesto el Sacrificio de Nuestro Redentor con signos exteriores, que son símbolos de muerte. Ya que por medio de la Transubstanciación del pan en el Cuerpo y del vino en la Sangre de Cristo, como se tiene realmente presente su Cuerpo, así se tiene su Sangre; así, pues, las especies eucarísticas, bajo las cuales está presente, simbolizan la cruenta separación del Cuerpo y de la Sangre. De este modo, la conmemoración de su muerte, que realmente sucedió en el Calvario, se repite en cada uno de los sacrificios del altar, ya que por medio de señales diversas se significa y se muestra Jesucristo en estado de víctima.

VEN. PIE XII : Il est un véritable renouvellement du sacrifice de la croix: Le saint sacrifice de l’autel n’est donc pas une pure et simple commémoration des souffrances et de la mort de Jésus-Christ, mais un vrai sacrifice, au sens propre, dans lequel, par une immolation non sanglante, le Souverain Prêtre fait ce qu’il a fait sur la croix, en s’offrant lui-même au Père éternel comme une hostie très agréable. " La victime est la même ; celui qui maintenant offre par le ministère des prêtres est celui qui s’offrit alors sur la croix ; seule la manière d’offrir diffère ".

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Encyclique MEDIATOR DEI


de Sa Sainteté le Pape PIE XII

SUR LA SAINTE LITURGIE


II LE CULTE EUCHARISTIQUE


I. NATURE DU SACRIFICE EUCHARISTIQUE

Le point culminant et comme le centre de la religion chrétienne est le mystère de la très sainte Eucharistie que le Christ, Souverain Prêtre, a instituée, et qu’il veut voir perpétuellement renouvelé dans l’Église par ses ministres. Comme il s’agit de la matière principale de la liturgie, Nous estimons utile de Nous y attarder quelque peu et d’attirer votre attention, Vénérables Frères, sur ce sujet très important.

Le Christ, notre Seigneur, " prêtre éternel selon l’ordre de Melchisédech " (Ps CIX, 4), " ayant aimé les siens qui étaient dans le monde " (Jn XIII, 1), " durant la dernière Cène, la nuit où il fut trahi, voulut, comme l’exige la nature humaine, laisser à l’Église, son Épouse bien-aimée, un sacrifice visible, pour représenter le sacrifice sanglant qui devait s’accomplir une fois seulement sur la croix, afin donc que son souvenir demeurât jusqu’à la fin des siècles et que la vertu en fût appliquée à la rémission de nos péchés de chaque jour… Il offrit à Dieu son Père son corps et son sang sous les apparences du pain et du vin, symboles sous lesquels il les fit prendre aux apôtres, qu’il constitua alors prêtres du Nouveau Testament, et il ordonna, à eux et à leurs successeurs, de l’offrir " (Conc. Trid., Sess. XXII, cap. 1).

Il est un véritable renouvellement du sacrifice de la croix:

Le saint sacrifice de l’autel n’est donc pas une pure et simple commémoration des souffrances et de la mort de Jésus-Christ, mais un vrai sacrifice, au sens propre, dans lequel, par une immolation non sanglante, le Souverain Prêtre fait ce qu’il a fait sur la croix, en s’offrant lui-même au Père éternel comme une hostie très agréable. " La victime est la même ; celui qui maintenant offre par le ministère des prêtres est celui qui s’offrit alors sur la croix ; seule la manière d’offrir diffère ". (Ibid. cap. 2)

a. Prêtre identique

C’est donc le même prêtre, Jésus-Christ, mais dont la personne sacrée est représentée par son ministre, celui-ci, en effet, par la consécration sacerdotale qu’il a reçue, est assimilé au Souverain Prêtre et jouit du pouvoir d’agir avec la puissance et au nom du Christ lui-même (Cf. S. Thomas, Summa theol. IIIa, q. 22, a. 4.). C’est pourquoi par son action sacerdotale, d’une certaine manière, " il prête sa langue au Christ, il lui offre sa main ". (Jean Chrysostome, In Ioann. Hom., 86, 4.)

b. Victime identique

La victime est également la même, à savoir le divin Rédempteur, selon sa nature humaine et dans la vérité de son corps et de son sang. La manière dont le Christ est offert est cependant différente. Sur la croix, en effet, il offrit à Dieu tout lui-même et ses douleurs, et l’immolation de la victime fut réalisée par une mort sanglante subie librement. Sur l’autel, au contraire, à cause de l’état glorieux de sa nature humaine, " la mort n’a plus d’empire sur lui " (Rm VI, 9), et, par conséquent, l’effusion du sang n’est plus possible ; mais la divine sagesse a trouvé un moyen admirable de rendre manifeste le sacrifice de notre Rédempteur par des signes extérieurs, symboles de mort. En effet, par le moyen de la transsubstantiation du pain au corps et du vin au sang du Christ, son corps se trouve réellement présent, de même que son sang, et les espèces eucharistiques, sous lesquelles il se trouve, symbolisent la séparation violente du corps et du sang. Ainsi le souvenir de sa mort réelle sur le Calvaire est renouvelé dans tout sacrifice de l’autel, car la séparation des symboles indique clairement que Jésus-Christ est en état de victime.

Ven. PIO XII : Cristo Signore, «sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec» che, «avendo amato i suoi che erano nel mondo», «nell'ultima cena, nella notte in cui veniva tradito, per lasciare alla Chiesa sua sposa diletta un sacrificio visibile - come lo esige la natura degli uomini - che rappresentasse il sacrificio cruento, che una volta tanto doveva compiersi sulla Croce, e perché il suo ricordo restasse fino alla fine dei secoli, e ne venisse applicata la salutare virtù in remissione dei nostri quotidiani peccati, offrì a Dio Padre il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino e ne diede agli Apostoli allora costituiti sacerdoti del Nuovo Testamento, perché sotto le stesse specie lo ricevessero, mentre ordinò ad essi e ai loro successori nel sacerdozio, di offrirlo».

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PIO PP. XII
SERVO DEI SERVI DI DIO

LETTERA ENCICLICA

MEDIATOR DEI
Parte II.

Il Culto Eucaristico

Il mistero della Santissima Eucaristia, istituita dal Sommo Sacerdote Gesù Cristo e rinnovata in perpetuo per sua volontà dai suoi ministri, è come la somma e il centro della religione cristiana. Trattandosi del culmine della sacra Liturgia, riteniamo opportuno, Venerabili Fratelli, indugiare alquanto e richiamare la vostra attenzione su questo gravissimo argomento.

Il Sacrifizio Eucaristico

Cristo Signore, «sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec» che, «avendo amato i suoi che erano nel mondo», «nell'ultima cena, nella notte in cui veniva tradito, per lasciare alla Chiesa sua sposa diletta un sacrificio visibile - come lo esige la natura degli uomini - che rappresentasse il sacrificio cruento, che una volta tanto doveva compiersi sulla Croce, e perché il suo ricordo restasse fino alla fine dei secoli, e ne venisse applicata la salutare virtù in remissione dei nostri quotidiani peccati, offrì a Dio Padre il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino e ne diede agli Apostoli allora costituiti sacerdoti del Nuovo Testamento, perché sotto le stesse specie lo ricevessero, mentre ordinò ad essi e ai loro successori nel sacerdozio, di offrirlo».

L'augusto Sacrificio dell'altare non è, dunque, una pura e semplice commemorazione della passione e morte di Gesù Cristo, ma è un vero e proprio sacrificio, nel quale, immolandosi incruentamente, il Sommo Sacerdote fa ciò che fece una volta sulla Croce offrendo al Padre tutto se stesso, vittima graditissima. «Una . . . e identica è la vittima; egli medesimo, che adesso offre per ministero dei sacerdoti, si offrì allora sulla Croce; è diverso soltanto il modo di fare l'offerta».

Identico, quindi, è il sacerdote, Gesù Cristo, la cui sacra persona è rappresentata dal suo ministro. Questi, per la consacrazione sacerdotale ricevuta, assomiglia al Sommo Sacerdote, ed ha il potere di agire in virtù e nella persona di Cristo stesso; perciò, con la sua azione sacerdotale, in certo modo «presta a Cristo la sua lingua, gli offre la sua mano».

Parimenti identica è la vittima, cioè il Divin Redentore, secondo la sua umana natura e nella realtà del suo Corpo e del suo Sangue. Differente, però, è il modo col quale Cristo è offerto. Sulla Croce, difatti, Egli offrì a Dio tutto se stesso e le sue sofferenze, e l'immolazione della vittima fu compiuta per mezzo di una morte cruenta liberamente subita; sull'altare, invece, a causa dello stato glorioso della sua umana natura, «la morte non ha più dominio su di Lui» e quindi non è possibile l'effusione del sangue; ma la divina sapienza ha trovato il modo mirabile di rendere manifesto il sacrificio del nostro Redentore con segni esteriori che sono simboli di morte. Giacché, per mezzo della transustanziazione del pane in corpo e del vino in sangue di Cristo, come si ha realmente presente il suo corpo, così si ha il suo sangue; le specie eucaristiche poi, sotto le quali è presente, simboleggiano la cruenta separazione del corpo e del sangue. Così il memoriale della sua morte reale sul Calvario si ripete in ogni sacrificio dell'altare, perché per mezzo di simboli distinti si significa e dimostra che Gesù Cristo è in stato di vittima.

domingo, 27 de janeiro de 2013

CRISTO OFERECEU SOBRE A CRUZ UM SACRIFÍCIO ADMIRÁVEL



Instruções sobre o Santo Sacrifício da Missa



Instruções sobre o Santo Sacrifício da Missa
Frei Dr. Humberto Klug, O.M. Cap
Livro de 1935 - 212 págs



PREFÁCIO

O Apostolo São Paulo exaltou com palavras muito expressivas o admirável Sacrifício do Salvador no Gólgota (Ef 5, 2): "Cristo entregou-se a si mesmo por nós outros, como oferenda e hóstia a Deus, em odor de suavidade".
Homens afortunados! Para vós o sacrifício da cruz se renova diariamente na Santa Missa. Misterioso aroma se exala do sacrifício de nossos altares: é o perfume suavíssimo do Sangue Vivo que Cristo derramou sobre a cruz. Só o percebem as almas que assistem ao Santo Sacrifício com uma acrisolada sensibilidade. Só é fortalecido pela celestial fragrância quem penetra o sentido profundo da sublime oferenda. Todo aquele, porém, que respira o incenso e a mirra do sacrifício do Calvário, se sentirá atraído por irresistível força para os altares da Nova Aliança. Espontaneamente, participará do Santo Sacrifício; e dai levará magníficos proveitos e vantagens sumamente práticas para o desempenho de suas obrigações diárias. Durante os trabalhos peculiares à sua vocação, conservará na alma a impressão dos
doces eflúvios que emanam do Sacrifício de Cristo.
É verdade indiscutível para os católicos que a Missa é um Sacrifício. Quão poucos, entretanto, são aqueles que se acham sinceramente convencidos de ser um Sacrifício real e verdadeiro. Muito menor ainda é o numero de fiéis que, ao mesmo tempo, se imolam a Deus do fundo do coração. Por isso, nosso povo desejava ardentemente uma
explicação simples deste sacrifício, que Cristo deixou, como um legado precioso, à sua Igreja. Este pequeno livro permitirá descortinar mais vastos horizontes atinentes à essência e alta eficácia do Santo Sacrifício, tanto mais que hoje, infelizmente, dia a dia vai desaparecendo essa imperiosa necessidade, tão fortemente arraigada nos homens
primitivos, que os levava a engrandecer a Deus com sacrifícios. Como é sugestiva esta sentença do eminente abade benedictino Pedro, o Venerável: "Deixando o mundo de oferecer a Deus sacrifícios, ele mesmo a Deus deixará de pertencer" (1).
Oxalá possa este livrinho ser útil a muitos cristãos, afim de que se abalancem a honrar a Deus condignamente com o Sacrifício da Missa! Oxalá suas almas aprendam a celebrar este Santo Sacrifício com alegre desprendimento, para a prosperidade e salvação do mundo!
O autor

(1) Cumque (mundus) Deo sacrificare cessaverit, et ipse Dei esse cessabit. Contra Petrobrus


ÍNDICE


Prefácio
























































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09 - JESUS CRISTO ANUNCIA UM NOVO SACRIFÍCIO

O SANTO SACRIFÍCIO DA MISSA
PELAS ORIGENS DA SANTA MISSA
Francisco Lafayette de Moraes
- APRESENTAÇÃO -
Este trabalho é a ordenação de trechos de várias obras, de vários autores (ver Bibliografia), que mostraram e provaram que a Missa enquanto sacrifício estava predita desde o Antigo Testamento, e, ainda, que Jesus anunciou - prometeu - e - instituiu o sacrifício-sacramento, tendo os Santos Padres da Igreja, desde os primórdios do Cristianismo, sempre ensinado aquilo que hoje é dogma de fé: Missa é sacrifício com a presença real (física) da Sagrada Vítima.
Se os dogmas relativos à Missa — isto é, o de ser a Missa um verdadeiro sacrifício, o da presença real, e o relativo ao sacerdócio ministerial — só foram formulados pelo Concílio de Trento, isto não significa que aquele Concílio do século XVI formulou uma doutrina nova, mas que tornou explícita a doutrina que até então havia sido sempre tacitamente aceita, e o fez em função da heresia protestante que negou, como ainda hoje nega, que a Missa seja sacrifício, querendo eles que seja um simples memorial do Senhor; negam, ainda, os protestantes a “presença real” e o “sacerdócio ministerial”.
Hoje, depois do Concílio Vaticano II, quando muitos prelados da Igreja Católica, e até mesmo altos prelados, por terem assimilado a heresia protestante, apresentam a Missa como um memorial da Ceia do Senhor, entendi ser proveitoso compilar, para ajudar a combater a heresia progressista, o que outros autores com sabedoria e profundidade já haviam escrito para demonstrar que a Missa enquanto sacrifício está inserida no Deposito da Fé católica, estando predita no Velho Testamento -e- confirmada no Novo Testamento.
Rio de Janeiro, no ano de 1992.
Francisco Lafayette de Moraes
ÍNDICE
01 - EUCARISTIA: SACRIFÍCIO E SACRAMENTO
02 - SACRIFÍCIO É FAZER O SAGRADO
03 - OS SACRIFÍCIOS DA ANTIGA LEI
04 - A ANTIGA LEI É FIGURA DA NOVA LEI
05 - O SACRIFÍCIO DA MISSA É PREFIGURADO DOIS MIL ANOS ANTES DE INSTITUÍDO
06 - O SACRIFÍCIO DA MISSA É PROFETIZADO
07 - DEUS ANUNCIA A SUBSTITUIÇÃO DOS ANTIGOS SACRIFÍCIOS DA LEI MOSAICA
08 - CHEGA O TEMPO DO NOVO SACRIFÍCIO 09 - JESUS CRISTO ANUNCIA UM NOVO SACRIFÍCIO
10 - JESUS CRISTO PROMETE A EUCARISTIA
11 - JESUS CRISTO OFERECE — ANTES DA CRUZ — O NOVO SACRIFÍCIO
12 - O SACRIFÍCIO DA CRUZ
13 - O SACRIFÍCIO DA CRUZ É ÚNICO. POR QUE RENOVÁ-LO?
14 - O SACRIFÍCIO DA CRUZ E SUAS MODALIDADES
15 - O SACRIFÍCIO DA MISSA
16 - O SACRIFÍCIO DA MISSA NÃO É A MISSA
17 - O SACRIFÍCIO DA MISSA É REALIZADO NA DUPLA CONSAGRAÇÃO
18 - O SACRIFÍCIO DA MISSA SEGUNDO SÃO PAULO
19 - O SACRIFÍCIO DA MISSA SEGUNDO OS SANTOS PADRES DA IGREJA
20 - O SACRIFÍCIO DA MISSA É O MESMO SACRIFÍCIO DA CRUZ
21 - SUBAMOS O CALVÁRIO
BIBLIOGRAFIA
01 - SACERDOTE CATÓLICO - “LA SANTA MISA Y LA NUEVA MISA” -Revista ROMA AETERNA n.116, SET, 1990.
02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA.
03 - DOM GASPAR LEFEBVRE - “MEU MISSAL QUOTIDIANO” -1965 - BÍBLICA - BRUGES/BÉLGICA.
04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” -1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS.
05 - Padre DES GRAVIERS - “PARECER SOBRE A ‘RESTAURAÇÃO’ DA MISSA” APÓS O VATICANO II” - Revista PERMANÊNCIA - MAR/ABR - 1983.
06 - Monsenhor CH. GUAY - “L`ÉGLISE ET LES SACREMENTS” - Revista COMMUNICANTES, n.35, OCTOBRE, 1990.
07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO.
08 - CONCÍLIO DE TRENTO - EXTRATO DE CANONES E DECRETOS - SEM DATA - “Imprimatur” de 15-07-1953 - EDITORA VOZES - PETRÓPOLIS.
09 - Mons. Marcel. LEFEBVRE - “CARTA ABERTA AOS CATÓLICOS PERPLEXOS” - 1984 - EDIT. PERMANÊNCIA - RIODE JANEIRO
10 - GUSTAVO CORÇÃO - “AS FRONTEIRAS DA TÉCNICA” - 5a. Edição - 1963 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO.
11 - “TERCEIRO CATECISMO DA DOUTRINA CRISTÔ - 1976 - EDITORA VERA CRUZ
OBSERVAÇÃO:
Cada OBRA, quando transcrita e/ou citada, está indicada em nota.
01
EUCARISTIA: SACRIFÍCIO E SACRAMENTO
Nosso Senhor Jesus Cristo, na Última Ceia, ao instituir a Eucaristia, transubstanciou o pão em seu Corpo e o vinho em seu Sangue, um separado do outro, e ofereceu ali o mesmo sacrifício que realizaria na Cruz, onde o seu Sangue foi separado do seu Corpo, derramado por nós, em remissão dos pecados. Depois de ter-Se imolado na Santa Ceia, Ele se deu a Si mesmo aos Apóstolos ao levá-los a participar da consumação do seu Corpo e do seu Sangue. A Eucaristia é, assim, ao mesmo tempo, sacrifício e sacramento.
EUCARISTIA ENQUANTO SACRIFÍCIO1
Enquanto sacrifício a Eucaristia é o Sacrifício da Missa, o sacrifício da Nova Lei no qual Nosso Senhor Jesus Cristo, pelo ministério do sacerdote, se oferece a Si mesmo a Deus, de maneira incruenta, sob as aparências do pão e do vinho.2
EUCARISTIA ENQUANTO SACRAMENTO
Enquanto sacramento a Eucaristia é o Corpo, Sangue, Alma e Divindade de Nosso Senhor Jesus Cristo3, que é dado àqueles que O querem, e podem, receber como alimento espiritual.4
02
SACRIFÍCIO É FAZER O SAGRADO
A religião é um culto que nos liga a Deus por um perfeito sujeitamento de nós mesmos ao Ser supremo, e que nos faz relacionar à Sua glória tudo o que nós somos e tudo o que nós fazemos; e a religião nos faz cumprir, de modo particular, este dever indispensável pelo sacrifício, que é uma oblação feita a Deus para reconhecer seu soberano domínio sobre tudo o que foi criado.5
O sacrifício é, portanto, a expressão privilegiada da virtude da religião e, segundo a etimologia da palavra, sacrifício consiste em fazer o sagrado (sacrum facere), diz-nos São Tomás de Aquino, isto é, separar para Deus.6Os homens sempre foram inspirados, pelas luzes da razão natural, a considerar o sacrifício como o primeiro de todos os atos essenciais à religião.7
De fato, desde a origem da humanidade, vemos o homem oferecer a Deus sacrifícios e exprimir desse modo sua religião. Mesmo depois do pecado original, permaneceu no homem a consciência de um dever: o de render culto ao Senhor. Tão universal era essa voz interior que não houve um tempo, remoto que fosse, ou região por demais longínqua, em que não se prestasse um culto e não se oferecesse um sacrifício a Deus.
Assim, Caim e Abel ofereceram a Deus frutos da terra e animais8 e Noé saindo da arca levantou um altar, tomou de todos os animais puros e os ofereceu ao Senhor em holocausto sobre aquele altar.9
O sacrifício exterior consiste, pois, em oferecer a Deus uma coisa sensível e exterior para ser destruída ou para que sofra uma mudança qualquer, o que é feito por quatro razões que são os quatro fins do sacrifício:
8reconhecer o soberano domínio de Deus sobre todas as criaturas;
8 reconhecer a nossa dívida para com a justiça divina e obter o perdão dos pecados;
8 agradecer a graça recebida; e
8 pedir a graça que necessitamos.10
03
OS SACRIFÍCIOS DA ANTIGA LEI
TIPOS - FINALIDADES - COMO ERAM FEITOS
Sob a Lei de Moisés havia quatro sacrifícios: o holocausto, o sacrifício propiciatório, o sacrifício eucarístico e o sacrifício impetratório.11
HOLOCAUSTO
As vítimas eram oferecidas em holocausto em reconhecimento ao soberano domínio de Deus sobre todas as criaturas12. O holocausto consistia em queimar a vítima de tal forma que ninguém a pudesse comer, para render, por essa consumação total, uma homenagem plena e sem reservas ao soberano domínio de Deus.13
SACRIFÍCIO PROPICIATÓRIO
O sacrifício propiciatório era oferecido para a expiação de qualquer pecado e de forma a tornar Deus propício14. Este sacrifício era também denominado “hóstia pelo pecado”15, sendo a vítima muitas vezes unida ao holocausto16, e essa vítima era então dividida em três partes, sendo que uma era consumida sobre o altar dos holocaustos, a outra era queimada fora do acampamento17, e a terceira era comida pelos sacerdotes18. Aqueles que ofereciam as vítimas pelos seus pecados não as podiam comer; e quando os sacerdotes ofereciam por eles mesmos ninguém as consumia.19
SACRIFÍCIO EUCARÍSTICO
O sacrifício eucarístico era oferecido para agradecer a Deus qualquer favor considerável que fosse recebido20. Eram sacrifícios de louvor, de ação de graças.
SACRIFÍCIO IMPETRATÓRIO
O sacrifício impetratório21 era feito para pedir a Deus qualquer graça importante.22
Os sacrifícios eucarísticos e impetratórios, também chamados de “pacíficos”, se distinguiam da “hóstia pelo pecado” apenas pelo fato de que o povo e os sacerdotes deviam participar consumindo uma parte da vítima.23
SACRIFÍCIOS DESAGRADÁVEIS A DEUS
Ainda que esses sacrifícios fossem ordenados pela lei divina, eles não passavam de sinais incapazes, por eles mesmos, de agradar à Deus24.
Quando esses sacrifícios eram oferecidos por santos como haviam sido Abel25, Abraão, Job e todos aqueles homens de fé que haviam vivido na espera do Messias, então tais sacrifícios eram agradáveis a Deus que os recebia como um suave aroma, segundo a expressão da Escritura.26
Mas quando os sacerdotes se limitavam à cerimonia exterior, alijando do sacrifício o espírito que lhe trazia todo o mérito, os holocaustos não podiam agradar a Deus, pois, por mais atenção que os sacerdotes pudessem ter na escolha de animais sem mancha e sem defeito, tais sacrifícios não passavam de simples figuras inteiramente vazias e inanimadas.27
E por serem sacrifícios que não agradavam a Deus, Santo Agostinho, no seu décimo-sétimo Livro da Cidade de Deus, referindo-se ao santo Sacrifício da Missa, diz: “Este Sacrifício foi estabelecido para tomar o lugar de todos os sacrifícios do Antigo Testamento28, para tomar o lugar dos sacrifícios da Antiga Lei.
04
A ANTIGA LEI É FIGURA DA NOVA LEI
As personagens e toda a história do Antigo Testamento mais não foram que preparação e anúncio daquilo que Cristo e a sua Igreja deveriam realizar, quando chegasse a plenitude dos tempos29 e, por isso mesmo, na história do povo judeu estão consignados os desígnios de Deus acerca da salvação de todo o gênero humano:
8 o afastamento de Esaú em benefício de Jacob mostra que não é a linhagem terrestre que importa, mas a escolha gratuita de Deus, que faz os eleitos;
8 José, vendido por seus irmãos e salvando o Egito, é Jesus salvando o mundo, depois de ser rejeitado e traído pelos seus;
8 Moisés, que arranca o seu povo à escravidão, e o conduz a terra prometida, é Jesus que nos liberta do cativeiro do pecado e abre as portas do Céu;30
8 o gesto de Abraão, que se prepara para imolar o filho, é o prenúncio do sacrifício que Deus exigirá a seu próprio Filho, para expiação das faltas cometidas pela humanidade;31 e
8 Isaac, destinado à imolação e arrancado depois à morte, é a figura de Jesus, morto e ressuscitado.32
O sacrifício prefigurado em Abraão e Isaac foi concretizado no Sacrifício da Cruz e é continuado pelo Sacrifício da Missa, que é o Sacrifício da Nova Lei.33
05
O SANTO SACRIFÍCIO DA MISSA É PREFIGURADO DOIS MIL ANOS ANTES DE INSTITUÍDO
Dentre todas as figuras da Eucaristia, enquanto sacrifício, existentes no Antigo Testamento nenhuma é tão recordada pela tradição como o sacrifício de pão e vinho oferecido por Melquisedeque34. Este relato do Gênesis está, por isso mesmo, apresentado mais abaixo e também, por força de uma razão ainda maior, porque nos Salmos35 e no Novo Testamento36se diz expressamente de Nosso Senhor Jesus Cristo que Ele é sacerdote segundo a ordem de Melquisedeque. Com efeito, a Sagrada Escritura relaciona a oblação que Jesus fez de seu Corpo e Sangue, na Última Ceia, ao Pai, com o fato de ser Ele sacerdote eterno segundo a ordem de Melquisedeque37como O chamou o rei David38de modo que deve ser afirmado que a oblação de Melquisedeque foi verdadeiro tipo do sacrifício eucarístico, o que vale dizer que aquela não é apenas uma oblação semelhante, mas que Deus dispôs que Melquisedeque a fizera e assim nos fosse narrada no Gênesis, para que tivéssemos uma autêntica prefiguração da Eucaristia39
Diz o Livro do Gênesis:
18-Então, Melquisedeque, monarca de Salem, tomou pão e vinho, pois era sacerdote do Deus Altíssimo, 19 os benzeu, exclamando: ‘Bendito Abraão do Deus Altíssimo, criador do céu e da terra, 20 e bendito seja Deus Altíssimo, que entregou os teus inimigos em tuas mãos!’ Depois do que Abraão lhe deu o dízimo de tudo40 aprisionado a seu sobrinho Lot e tudo que ele tinha, e Melquisedeque, rei e sacerdote (monarca de Salem... sacerdote do Deus Altíssimo41), saiu a seu encontro, ofereceu a Deus um sacrifício de pão e vinho que logo deu em convite a Abraão e aos seus e por fim abençoou a Abraão42.
A divina Providencia, uns dois mil anos antes da efetiva instituição da Eucaristia, já havia tido o cuidado de figurar este Sacrifício e este Convite, que havia de ser o centro do culto cristão43: o santo Sacrifício da Missa e o Sacramento da Comunhão.
06
O SACRIFÍCIO DA MISSA É PROFETIZADO POR DAVID
O rei David dá a Jesus Cristo, no salmo 109, o título de Sacerdote eterno segundo a ordem de Melquisedeque, porque nosso divino Salvador irá empregar o pão e o vinho no Sacrifício da Nova Aliança, como outrora o havia feito Melquisedeque.
O rei profeta O chama Padre eterno porque pai Ele sempre será e porque o sacrifício que Ele irá instituir continuará a existir até o fim dos tempos graças ao sacerdócio católico.
POR MALAQUIAS
O profeta Malaquias diz, no primeiro capítulo, versículo 11, que “depois do nascer e até o pôr do sol, será oferecido, em toda parte44 (em todo lugar45) um sacrifício puro e sem mancha à majestade do Altíssimo”.
POR JEREMIAS
O profeta Jeremias, no capítulo 33, versículo 18, profetiza que “nunca se verá faltar os sacerdotes e os sacrifícios”.46
E é a Igreja Católica, pelo ministério dos seus sacerdotes, que oferecerá até o fim dos tempos, em todos os lugares, o Sacrifício da Cruz, perpetuado pelo santo Sacrifício da Missa, conforme as profecias de David, Malaquias e Jeremias.
07
DEUS ANUNCIA A SUBSTITUIÇÃO DOS ANTIGOS SACRIFÍCIOS DA LEI MOSAICA
Malaquias, cronologicamente o último dos profetas chamados menores do Antigo Testamento, escreveu, de acordo com todos os dados, na época de Esdras e Nehemias, nos meados do século V antes de Cristo47, 500 anos antes da vinda do Senhor.
No começo da profecia de Malaquias, Deus insiste no amor que tem ao seu povo e, por sua vez, nos pecados daquele povo que explicavam os sofrimentos que haviam caído sobre ele. Refere-Se antes de tudo aos pecados dos sacerdotes os quais, contrariando as prescrições legais, ofereciam a Deus sacrifícios de animais defeituosos. O Senhor anuncia que essas oblações não O agradam e que em lugar delas há de vir uma oblação extremamente pura que será oferecida a Deus em todo lugar, entre as nações; e os termos empregados mostram que se trata de uma “oblação sacrifical” e indicam, principalmente, a oblação de um sacrifício incruento. Além disso, tendo em vista o conhecimento universal de Deus e uma vez que irão ser oferecidos sacrifícios agradáveis a Deus entre os gentios, fica caracterizado que Malaquias se refere aos tempos messiânicos.48
Uma vez que toda a ordem do Antigo Testamento tinha em vista a ordem do Novo Testamento, dispôs admiravelmente o Espírito Santo que sua última profecia naquele Testamento se referisse à Sagrada Eucaristia, a qual, continuando o Sacrifício da Cruz, irá constituir o centro da vida cristã. Também é significativo que esta profecia se encontre em Malaquias, aquele que tão decididamente insistiu no amor de Deus a seu povo: “Os tenho amado”[fn]Mal.1,2, declara o Senhor Deus (Javeh).49
Nos versículos 10 e 11 do capítulo 1 de Malaquias temos:
10... Minha afeição não está em vós, diz o Senhor Deus dos Exércitos e eu não receberei a oblação que vem de vossas mãos. 11 Eis que desde o nascer do sol até seu ocaso sacrificam a Mim em todo lugar e oferecem em meu nome uma oblação toda pura, pois grande é o meu nome em todas as nações”.50
Os mais antigos documentos cristãos têm uma predileção por esta profecia de Malaquias, cujo eco foi recolhido pelo Concílio de Trento51, ao dizer, a respeito do Sacrifício da Missa: “E esta é certamente aquela oblação pura, que não pode ser manchada por qualquer indignidade ou malícia dos ofertantes, a qual foi predita pelo Senhor, por Malaquias, que havia de ser oferecida pura, em todo lugar, ao seu nome, o qual havia de ser grande entre as gentes”.52
08
CHEGA O TEMPO DO NOVO SACRIFÍCIO
O espírito que devia animar todas as cerimônias religiosas diminuía dia a dia, e a irreligião e a estupidez chegaram ao ponto culminante imediatamente antes da chegada do Messias. O que, de fato, esperar dos fariseus que se detinham apenas nas exterioridades da lei? E sobretudo dos saduceus, que dominavam o templo, que presidiam os sacrifícios e que não acreditavam na ressurreição? Era, pois, o tempo em que as figuras deviam acabar e que, de acordo com a predição do Profeta-Rei53, Deus devia rejeitar os sacrifícios que haviam sido oferecidos, até então, apenas no templo de Jerusalém.54
Era o tempo em que iam ser cumpridas as profecias do Antigo Testamento e, assim sendo, em seu encontro com a samaritana, Jesus Cristoanuncia um novo Sacrifício.
09
JESUS CRISTO ANUNCIA UM NOVO SACRIFÍCIO
Era o tempo de um novo sacrifício.
E era preciso um novo sacrifício que fosse necessariamente oferecido em espírito e em verdade.55
E é este sacrifício que Jesus Cristo anuncia à samaritana, quando ela lhe coloca a questão relativa ao lugar onde se devia adorar56, isto é, sacrificar; porque a contenda entre os judeus e os samaritanos dizia respeito apenas ao lugar do culto exterior, das oblações e dos sacrifícios, e não sobre o lugar da prece e do sacrifício interior, pois todos estavam persuadidos que se podia rezar e se oferecer a Deus em toda parte. Jesus Cristo entra no pensamento da samaritana e lhe diz que chegou a hora57 em que não mais se adorará, isto é, que não se sacrificará mais, nem sobre a montanha de Garizin, nem em Jerusalém; mas que existirão verdadeiros adoradores que adorarão o Pai em espírito e em verdade58, e que não ficarão mais restritos a um lugar em particular.59
A resposta de Jesus Cristo confirma a necessidade de um novo sacrifício, do Sacrifício da Nova Lei, que será oferecido em todo lugar e que será sempre oferecido em espírito e em verdade por Aquele que é a própria Verdade.[fn]04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.15
Este novo sacrifício, anunciado por Jesus Cristo à samaritana, já tinha o seu protótipo no sacrifício de pão e vinho oferecido por Melquisedeque, como disposto por Deus 2000 anos antes; e, por isso mesmo, o pão e o vinho devem ser, sempre, a matéria do sacrifício que Nosso Senhor Jesus Cristo está por instituir.60
E sobre este novo sacrifício, agora, é o próprio Verbo de Deus feito homem, e não mais os antigos profetas, quem vai nos falar, primeiramente prometendo a Eucaristia e depois realizando Ele mesmo a grande maravilha.61
10
JESUS CRISTO PROMETE A EUCARISTIA
O evangelista São João, com a vivência do testemunho ocular e com a garantia de escritor sagrado inspirado por Deus, nos relata o que aconteceu. Para ambientar a promessa eucarística, São João faz neste caso uma exceção singular com relação à norma que se havia imposto de completar os sinópticos e, portanto, de não repetir os milagres já narrados nos outros Evangelhos. Os outros três evangelistas haviam descrito a primeira multiplicação dos pães (Mt.14,13-21; Mc.6,34-44; Lc.9,12-17) e dois deles como andou Jesus sobre as águas em seguida àqueles milagres (Mt.14,22-34; Mc.6,45-53) e, todavia, São João volta a referir-se sobre esses acontecimentos (Jo.6,1-21), sem dúvida alguma não só para tornar mais inteligíveis as palavras de Jesus relativas aos pães multiplicados por Ele, como também para indicar-nos a preparação psicológica que o Senhor se dignou dar aos seus apóstolos, mostrando-lhes o seu poder e chamando a sua atenção sobre as propriedades singulares que Ele podia fazer desfrutar seu Corpo, a fim de que eles pudessem receber melhor a inaudita promessa.62
Partindo do milagre da multiplicação dos pães (Jo.6,1-15), começa Jesus convidando seus ouvintes a que trabalhem não por um alimento perecível mas por aquele que dura até a vida eterna (Jo.7,27)63, que é superior ao maná (Jo.6,31-33; 6,49; 6,58), que é o próprio Cristo — o pão da vida — isto é, a carne e o sangue de Cristo que, verdadeira comida e verdadeira bebida, dão a vida eterna pela união com a vida do próprio Cristo [“Quem come a minha carne e bebe o meu sangue permanece em Mim e Eu nele” (Jo.6,56)]. Insiste Jesus na fé como disposição fundamental e como força da alma para compreender e viver a realidade eucarística.64
A realidade da Eucaristia como comida e bebida, do Corpo e do Sangue do Senhor, está afirmada em termos peremptórios a ponto de empregar (nos versículos 54 e 5665), para falar de comer, uma palavra mais realista que significa literalmente mastigar [que é palavra sumamente rara e que não aparece na versão grega do Antigo Testamento, chamada dos setenta, nem no Novo Testamento, a não ser nesta passagem de São João (Cap.6), em Jo.13,18 e em Mt.24,38], e a ponto de reforçar Jesus o sentido de comida e de bebida dizendo "verdadeira comida" e "verdadeira bebida" (v5566 ou 56). E, além disso, esta realidade eucarística é posta em evidência pelo fato de que os ouvintes de Jesus O interpretaram neste sentido e por isso se escandalizaram, não conseguindo compreender como podia o Senhor dar-lhes a sua Carne para comer (v52 ou 53); e Jesus não desautorizou tal interpretação, como deveria fazê-lo tratando-se de um ponto tão importante e de tantas conseqüências, mas, ao contrário, confirmou o que havia dito com expressões as mais realistas (vv. 53-58 ou 54-59). Outrossim, quando muitos dentre os seus próprios discípulos murmuravam como era “dura” (v.60 ou 61) essa linguagem e inclusive se afastaram de Jesus (v.66 ou 67), o Mestre não disse aos seus doze apóstolos: entendei bem as coisas e não vos assusteis, pois o que lhes disse é uma figura ou um simbolismo, mas apenas lhes perguntou simplesmente se também eles queriam se retirar (v.67 ou 68).67
Continuando seu discurso eucarístico, Jesus promete com toda clareza que sua Carne eucarística dará imortalidade a quem a coma; não imortalidade corporal, mas sim ressurreição (v54 ou 55), para nunca mais morrer de novo. Este é um dos pensamentos que, com mais carinho, foi recolhido já nos primeiros documentos da tradição cristã na luta contra os hereges que acreditavam que a carne era, em si mesma, má e incapaz de ressuscitar para uma vida sem fim.68
Diz o Evangelho de São João, no capítulo 6, versículos 47 a 5869, que:
“47 Em verdade, em verdade, vos digo: Quem crê tem a vida eterna. 48 Eu sou o PÃO da VIDA. 49 Vossos pais comeram o maná no deserto e morreram. 50 O pão que desceu do céu é tal que quem come dele não morre. 51 Eu sou o PÃO VIVO QUE DESCI DO CÉU.70 Se alguém comer deste pão viverá eternamente; e o PÃO, QUE EU DAREI, É A MINHA CARNE, para a vida do mundo”.
52 Mas os judeus discutiam entre si dizendo: “Como pode este dar-nos a sua carne para comer?”
53 “Em verdade, em verdade, vos digo, respondeu-lhes Jesus: Se não comerdes a carne do Filho do homem e beberdes o seu sangue, não tereis a vida em vós. 54 Quem come a minha carne e bebe o meu sangue, tem a vida eterna e Eu o ressuscitarei no último dia. 55 Porque a minha carne é verdadeiramente comida e o meu sangue é verdadeiramente bebida. 56 Quem come a minha carne e bebe o meu sangue permanece em Mim e Eu nele. 57 Assim como o Pai, que vive, Me enviou, e Eu vivo pelo Pai, assim quem Me come, também viverá por Mim. 58 Este é o pão que desceu do céu. Não é como aquele que vossos pais comeram e morreram. QUEM COME DESTE PÃO VIVERÁ ETERNAMENTE”.71
Afirma, assim, Nosso Senhor Jesus Cristo que esse Pão — matéria do novo sacrifício que Ele já havia anunciado — e que Ele irá dar — será sua Carne e uma verdadeira comida, assim como seu Sangue uma verdadeira bebida, para a vida do mundo.72
Aproxima-se hora do Novo Sacrifício; pão e vinho serão transformados, isto é, serão transubstanciados no Corpo e no Sangue de Jesus e essa Vítima, pura e sem mancha, será ofertada à majestade do Altíssimo73, quando Ele, Jesus, oferecer ao Pai, pela primeira vez, na Última Ceia, o Sacrifício da Nova Aliança, quando Ele fará, também, que os Apóstolos participem da consumação da Sagrada Vítima.
JESUS CRISTO vai instituir —mistério dos mistérios— a EUCARISTIA: SACRIFÍCIO e SACRAMENTO.
11
JESUS CRISTO OFERECE - ANTES DA CRUZ - O NOVO SACRIFÍCIO
O Novo Testamento oferece-nos quatro relatos sobre a instituição do Sacrifício da Nova Aliança: os dos três Evangelhos sinópticos e o de São Paulo em sua primeira carta aos Coríntios. Os quatro coincidem inteiramente em relatar que Jesus, na véspera de sua morte, fez do pão e do vinho seu próprio Corpo e seu próprio Sangue.74
A simplicidade das palavras de Jesus foi extrema: ESTE É O MEU CORPO; ESTE É O MEU SANGUE75; a mesma simplicidade com que é dito no Gênesis, quando Deus criou o mundo, que Ele o fez dizendo: QUE ASSIM SE FAÇA76.
Porém a inteligência humana experimenta uma vertigem ao acercar-se a este abismo, ou melhor, a este mistério: o pão convertido no verdadeiro Corpo de Jesus, de modo tão real que, como logo dirá Cirilonas, naquela Última Ceia Jesus se levava a Si mesmo em suas mãos.77 Todavia, é preciso considerar que os Apóstolos já haviam conhecido esta infalível eficácia da palavra do Salvador ao ser aplicada sobre a matéria inanimada: cala, emudece, havia dito encarando o mar, e amainou o vento e seguiu-se uma grande bonança {Mc.4,39}. Além disso, o poder de Jesus sobre o pão havia sido mostrado de forma patente e concretamente aos Apóstolos nas milagrosas multiplicações do pão {Jo.6,1-15; Mt.15,32-39} e sobre o vinho quando Jesus fez da água vinho, em Caná {Jo.2,1-11}. Por outro lado, com relação ao próprio Corpo de Jesus, já sabiam os Apóstolos que o mesmo facilmente se libertava das leis a que estavam sujeitos os demais corpos, como o haviam comprovado quando Jesus andou sobre as águas do mar {Jo.6,16-21} e no episódio da transfiguração {Mt.17,1-9}.78
Psicologicamente o que mais diretamente obrigava os Apóstolos a entender as palavras de Jesus tal como foram ditas: ESTE É O MEU CORPO, ESTE É O MEU SANGUE, era a promessa que lhes havia feito, com termos tão claros, de dar-lhes a comer a sua Carne e de dar-lhes a beber o seu Sangue. Aos Apóstolos era impossível esquecer aquela promessa, que em si mesma já era admirável, mas que, ademais, havia significado para eles o momento crucial em sua decisão de seguir acompanhando-O, enquanto que muitos discípulos haviam, então, se separado de Jesus {Jo.6,67-7079}.80
Jesus Cristo, na Última Ceia, transubstanciou então o pão e o vinho em seu Corpo e em seu Sangue e, em seguida, ofereceu-Se em sacrifício.
Este caráter de sacrifício está manifestamente indicado na Sagrada Escritura. Encontramos, com efeito, expressões típicas de sacrifício, principalmente a respeito do Sangue, o qual é dito derramado por muitos em remissão dos pecados {Mt.26,28} e que é chamado Sangue do Testamento {Mt.26,28; Mc.14,24} ou do Novo Testamento[fn]O Padre Negromonte chama de “Aliança”ou “Nova Aliança”. {Lc.22,20; 1Cor.11,25}, palavras estas que na doutrina do Antigo e do Novo Testamento têm sentido próprio de sacrifício. Este sacrifício tem necessária e íntima relação com o sacrifício que Jesus vai oferecer no dia seguinte na Cruz, mas que aqui aparece oferecido na própria Ceia, como o provam suficientemente os particípios Corpo “dado” {Lc.22,19} e Sangue “derramado” {Mt.26,28; Mc.14,24; e Lc.22,20} que são particípios presentes e também porque se acaba de falar do Corpo e do Sangue no indicativo presente "é"81. Um argumento ainda mais forte advem do relato de São Lucas quando diz que o cálice82 é derramado {Lc.22,20} porque assim fica bem mais claro que não se trata do Sangue derramado na Cruz mas sim do Sangue contido no cálice. Trata-se, portanto, do sacrifício oferecido por Jesus na Última Ceia em indissolúvel união com o sacrifício oferecido na Cruz83, pois, tanto na Ceia como na Cruz trata-se do Sacrifício do Corpo e do Sangue de Jesus.
E este sacrifício, que Jesus Cristo institui imediatamente antes de ir se oferecer sobre a Cruz, Ele o instituiu por amor84: “Jesus que tinha amado os seus que estavam no mundo amou-os até o fim” {Jo.13,1)85.
E certamente era preciso um enorme poder e um amor infinito para transformar o pão e o vinho em seu Corpo e em seu Sangue e para fazer antes de sua morte, por antecipação, uma efusão de seu Sangue86: “ESTE É O MEU CORPO QUE É DADO POR VÓS...ESTE CÁLICE DA NOVA ALIANÇA É O MEU SANGUE QUE É DERRAMADO POR VÓS” {Lc.22,19-20}; efusão real e misteriosa no corpo e no coração dos comungantes antes deste Sangue sair visivelmente de seu Corpo sobre a Cruz87.
Nosso Senhor Jesus Cristo havia instituído a Eucaristia; havia sido oferecido o primeiro Sacrifício e entregue aos convidados a primeira Comunhão.
E, mais ainda, pois além de instituir, Nosso Senhor perpetuou este Sacrifício ao ordenar: hoc facite! {Lc.22,19}.
FAZEI ISTO EM MEMÓRIA DE MIM”.
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O SACRIFÍCIO DA CRUZ
A Sagrada Escritura e a Tradição, junto com as declarações solenes do Magistério Eclesiástico, nos ensinam como dogma de fé que, na Cruz, Jesus Cristo ofereceu ao Pai, ofendido por nossos pecados, um verdadeiro e autêntico sacrifício.88
Nos infelizes tempos de irreligiosidade, que haviam antecedido a chegada do Messias, Jesus Cristo, que era a verdade de todas as figuras, vem se oferecer a Si mesmo, e suprir assim a imperfeição de todos os antigos sacrifícios.89
Com efeito, Jesus Cristo predisse por duas vezes a sua Paixão90 e em uma dessas ocasiões Ele diz: “É necessário que o Filho do homem padeça muitas coisas, seja rejeitado pelos anciãos, pelos príncipes dos sacerdotes e escribas, que seja morto, e ressuscite ao terceiro dia (Lc.9,22)”.91
“Não encontrando coisa alguma no mundo, diz Santo Agostinho, que fosse bastante pura para oferecer a Deus, Ele se ofereceu a Si mesmo. E é por esta oblação, que será permanente e eterna, que os homens foram santificados (Hebr.10,10; 10,14). Porque Ele se ofereceu uma vez e para sempre (Hebr.10,14; 10,10). Sua vida foi um contínuo sacrifício até que Ele, na Cruz, tivesse derramado todo seu Sangue. Então, a figura dos sacrifícios sangrentos de Aarão foi substituída; e todos os sacrifícios, que deviam ser multiplicados por causa de suas imperfeições, desapareceram, para que os fiéis recorram apenas ao único e verdadeiro sacrifício de nosso divino Mediador, que é o sacrifício que expia os pecados”.92
E São Paulo, em sua carta aos Hebreus, demonstra a superioridade do Sacrifício de Cristo sobre os da Antiga Aliança:
É verdade que a primeira Aliança teve também regulamentos relativos ao culto e um santuário temporal. Com efeito, foi construído o tabernáculo com uma parte anterior, chamada o ‘santo’, na qual estavam o candelabro, a mesa e os pães da proposição. Por trás do segundo véu, havia um tabernáculo, que se chama o ‘santo dos santos’, contendo um turíbulo de ouro e a Arca da Aliança, coberta de ouro por todos os lados. E nela havia uma urna de ouro, com o maná, a vara de Aarão que tinha florescido, e as tábuas da aliança. E sobre elas estavam os querubins da glória, que cobriam o propiciatório. Mas não cabe aqui falarmos destas coisas pormenorizadamente. Dispostas assim estas coisas, os sacerdotes entravam em qualquer tempo no primeiro tabernáculo, para desempenhar as funções do culto. Mas no segundo o pontífice só entrava uma vez no ano, não sem sangue, que oferecia pelos seus pecados e pelos do povo93. Com isto o Espírito Santo mostra que o caminho do santuário não estava ainda franqueado, enquanto subsistisse o primeiro tabernáculo. Isto é uma figura do tempo presente. Ela significa que as oblações e sacrifícios então oferecidos não podiam purificar a consciência de quem prestava o culto. Com efeito, eles constavam somente de comidas e bebidas94, e de diversas abluções e cerimônias carnais, impostas até o tempo da restauração” (Hebr.9,1-10).95
(Valor do sacrifício do Cristo)
A seguir (Hebr.9,11-15), o Apóstolo contrapõe aos sacrifícios antigos, inferiores e ineficazes, o Sacrifício de Cristo, que penetrou o céu (v.11) com seu sangue (v.12) e nos purificou do pecado (v.14), tornando-se o Mediador da Nova Aliança (v.15)96:
11 Mas Cristo veio como Pontífice dos bens futuros; e passando por um tabernáculo mais excelente e perfeito, não feito por mão de homem, isto é, não deste mundo, 12 entrou no Santo dos Santos não pelo sangue de bodes ou de bezerros, mas pelo seu próprio Sangue, e de uma vez para sempre, porque alcançou a Redenção eterna. 13 Com efeito, se o sangue dos cabritos e dos touros bem como a cinza duma novilha, com que se aspergem os impuros, os santifica quanto à pureza do corpo, 14 quanto mais o Sangue de Cristo, que pelo Espírito Santo se ofereceu a Si mesmo, sem mácula, a Deus, não purificará a nossa consciência das obras da morte, para servirmos ao Deus vivo?”97
“15 E por isso Ele é o Mediador da Nova Aliança: morrendo para resgatar os pecados cometidos sob a primeira Aliança, quis que recebessem a herança eterna os escolhidos, a quem foi prometida, em Jesus Cristo, Nosso Senhor” (Hebr.9,15).98
De fato, as oblações da antiga Aliança não agradavam a Deus99 e, assim sendo, São Paulo, na mesma Epístola aos Hebreus, diz:
Por isso é que, entrando no mundo, Cristo diz100: Tu não quiseste hóstia nem oblação, mas me deste um corpo. Os holocaustos pelo pecado não te agradaram. Então disse Eu: Eis que venho para fazer, ó Deus, a tua vontade, como está escrito de Mim no cabeçalho do livro” (Hebr.10,5-7).101
E continua São Paulo:
Primeiro disse: não quiseste hóstias, oblações e holocaustos pelo pecado, nem te agradas deles: são coisas que se oferecem segundo a lei. Depois acrescentou: Eis que eu venho para fazer, ó Deus, a tua vontade. Aboliu o primeiro para estabelecer o segundo. Por essa vontade é que somos santificados, pela oblação do Corpo de Jesus Cristo, uma vez para sempre” (Hebr.10,8-10).102
E é em Jesus Cristo que encontramos realmente, nesse único santificador, tudo aquilo que nós podemos desejar e considerar em todos os sacrifícios: Deus a quem se deve oferecer, o sacerdote que oferece e o dom que se deve ofertar. Porque este divino Mediador, Sacerdote e Vítima, é um com Deus a quem Ele oferece; e que está reunido, ou, mais ainda, que se fez um com todos os fiéis que Ele oferece para os reconciliar com Deus. É certo que, na cruz, Ele foi ao mesmo tempo Sacerdote e Vítima103. Os judeus e os gentios que o mataram foram os seus carrascos e não os seus sacrificadores104; foi então Ele quem se ofereceu em sacrifício e quem nos ofereceu com Ele sobre a cruz.105
Com este sacrifício deu Jesus Cristo, e em Jesus Cristo o gênero humano também, ao Pai uma adoração, uma ação de graças, uma expiação infinitas; apresentou uma impetração de valor infinito, ficamos redimidos de nossos pecados; foi o Pai satisfeito por todas as maldades dos homens com satisfação condigna e superabundante; foi o Pai amado e glorificado com amor infinito e com infinita glorificação. Por Jesus Cristo e em Jesus Cristo damos à Augusta Trindade mais honra do que aquilo que Lhe tiramos pelo pecado de Adão e por quantos pecados adicionaram os homens. O Sacrifício de Jesus é o momento culminante da criação.106
Felizmente este momento foi perpetuado107; foi perpetuado na herança que o Senhor nos deixou ao instituir, na Última Ceia, um sacrifício visível: “fazei isto em memória de Mim”; um sacrifício para dar continuidade, ao longo dos séculos e até o fim dos tempos, ao Sacrifício da Cruz; um sacrifício incruento no qual Nosso Senhor Jesus Cristo é o oferente principal e também a própria vítima; um sacrifício que faz chegar até nós — e aos que virão depois de nós — as graças salvadoras do Sacrifício do Calvário. Tal sacrifício é o Santo Sacrifício da Missa, que é o mesmo Sacrifício da Cruz sacramentalmente transportado para os nossos altares, e é, por isso mesmo, a nossa maior herança.108
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O SACRIFÍCIO DA CRUZ É ÚNICO. POR QUE RENOVÁ-LO?
Diz São Paulo que é pela vontade de Deus que “somos santificados, pela oblação do Corpo de Jesus, uma vez para sempre” (Hebr.10,10)109, mas, antes, foi dito que o Sacrifício da Cruz foi perpetuado. Aprofundemos, pois, um pouco mais esta questão.
O Sacrifício do Calvário é único e basta para render a Deus toda honra e glória e para obter para os homens a graça; todavia esse Sacrifício, fonte única de todo o bem superior, Deus o quis tornar presente em todas as gerações de homens que se sucederão ao longo de todos os séculos até o fim do mundo, como já havia profetizado o profeta Malaquias: “Eis que em todo lugar se oferece a Deus uma oblação pura”.110
É certíssimo que Cristo operou a Redenção do mundo em um ato único e que Ele morreu uma só vez. Por sua morte, logrou Cristo a salvação para todos os homens. Esta é a doutrina da Igreja; Cristo morreu, portanto, para todos. No entanto, isso não quer dizer que todos os homens sejam salvos. Ao contrário, Cristo nos disse que muitos irão ao fogo eterno.111
A Paixão de Cristo é causa universal de salvação e uma causa universal deve ser aplicada aos casos individuais. Ora, os méritos da Paixão de Cristo nos são aplicados precisamente pela renovação do Sacrifício da Cruz que é continuado no santo Sacrifício da Missa.[116]
Eis um exemplo. Ainda que uma fonte seja suficientemente abundante para satisfazer as necessidades de toda uma cidade, ainda será preciso captar essa fonte e transportar a água até a porta de cada habitante, senão, apesar da fonte, pode-se vir a morrer de sede. Assim, por sua Paixão, Cristo abriu a fonte de todo o bem espiritual. Todavia, isso não basta para que efetivamente participemos dessa fonte, pois é preciso que a aplicação de seus frutos se faça para cada um de nós.[117] Essa é a obra do Sacrifício da Missa.
O Sacrifício da Missa, Sacrifício da Cruz sacramentalmente trazido para os nossos altares, é necessário para que os frutos da Paixão cheguem até nós.[118]
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O SACRIFÍCIO DA CRUZ E SUAS MODALIDADES
O Sacrifício da Cruz — fonte original de todas as fontes de graças — foi perpetuado no Santo Sacrifício da Missa que é o mesmo sacrifício que Jesus Cristo instituiu e ofereceu na Última Ceia, quando Ele, na véspera de sua Paixão, ordenou aos Apóstolos oferecerem o sacrifício do seu Corpo e do seu Sangue:
Fazei isto em memória de Mim”.
Na Última Ceia o Sacrifício da Cruz foi antecipado e não só foi este sacrifício ali oferecido como foi instituído o modo segundo o qual devia ser celebrado, depois do Calvário, até o fim dos tempos.
Na Missa o Sacrifício da Cruz é sacramentalmente transportado para o altar, ao ser realizado conforme o modo estabelecido por Jesus na Última Ceia.
Há, pois, três modalidades, mas um único sacrifício: o Sacrifício da Ceia é o próprio Sacrifício da Cruz que é o mesmo Sacrifício da Missa.
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O SACRIFÍCIO DA MISSA
O Sacrifício da Missa é a continuação — no tempo e no espaço — do Sacrifício da Cruz[119]; no Altar é oferecida a mesma Vítima que foi imolada no Calvário, isto é, o próprio Cristo; uma Vítima que está fisicamente presente, que tem uma Presença Real ainda que sacramental, pois está escondida sob as aparências do pão e do vinho. Só a maneira de oferecer é diferente: no Calvário a imolação é sangrenta, na Missa a imolação reproduz-se sacramentalmente, isto é, por um sinal sacramental, a Deus reservado, que produz e realiza o que significa. A separação das oblatas é sinal sagrado que significa a morte de Cristo na Missa.[120]
No sacrifício de animais da Antiga Aliança, a separação do corpo e do sangue significa a morte da vítima; no Sacrifício da Nova Aliança, a separação do pão e do vinho consagrados significa sacramentalmente a morte da Vítima: Cristo.[121]
No Sacrifício da Missa, o sacerdote sacrificador também é Cristo, que perpetua a oferenda voluntária de seu sacrifício, mas, agora, Ele o faz pelos lábios de seus ministros, que são seus instrumentos[122], que, agindo “in persona Christi[123], atualizam a palavra como se o próprio Cristo a pronunciasse. Com efeito, o sacerdote, pelas palavras que ele pronuncia na Consagração, faz vir Deus à terra[124]; quando fala o sacerdote é o próprio Cristo que fala e que opera o milagre[125], isto é, a transubstanciação do pão e do vinho no Corpo e no Sangue de Nosso Senhor Jesus Cristo. Por isso mesmo, os seus ministros devem fazer, por ocasião do Sacrifício da Missa, aquilo que Jesus Cristo fez na Última Ceia, quando Ele antecipou, por assim dizer, o Sacrifício da Cruz.
Ao dizer “hoc facite” — fazei isto em memória de Mim[126] Jesus Cristo não só estabeleceu o mandato, como também instituiu “o que” e “como” devia ser oferecido o santo Sacrifício da Missa, por “quem” devia faze-lo; de fato, para a validez duma Missa existem condições essenciais: a matéria e a forma do sacramento, o sacerdote validamente ordenado e a intenção de fazer o que sempre fez a Igreja[127]. Como “matéria” do sacramento Ele escolheu o pão e o vinho, como o havia feito Melquisedeque, que são separados do uso comum e se tornam as oblatas[128]; a “forma” do sacramento são as palavras que Jesus pronunciou na Última Ceia e, por elas, as oblatas são transubstanciadas no Corpo e no Sangue do Senhor, o que torna a Vítima efetivamente presente e não apenas simbolicamente[129]; e os sacerdotes são aqueles que foram separados da vida comum para servirem ao Senhor e que, como sucessores dos Apóstolos, receberam o mandato de oferecer o santo Sacrifício da Missa. E se tomarmos um bispo qualquer de nossos tempos, podemos reconstituir a fila ininterrupta que pode ser assim imaginada: mãos antigas impostas em cabeças novas, e outras mãos mais antigas pousadas em outras cabeças, até o dia em que os primeiros Apóstolos receberam de Cristo a primeira sagração episcopal[130]; e por isso mesmo: “nunca se verá faltar os sacerdotes e os sacrifícios”, como predisse Jeremias[131].
E o Sacrifício da Missa, que será oferecido, até o fim dos tempos, e “em toda parte[132] pelo “sacerdote eterno segundo a ordem de Melquisedeque”[133], por meio de seus ministros, é ofertado a Deus com os seguintes fins:
8 para adorá-Lo[134], para honrá-Lo como convém, e sob este ponto de vista o sacrifício é LATRÊUTICO[135];
8 para Lhe dar graças pelos benefícios recebidos, e sob este ponto de vista o sacrifício é EUCARÍSTICO;
8 para aplacá-Lo, dar-Lhe a devida satisfação pelos nossos pecados, para sufragar as almas do Purgatório, e sob este ponto de vista o sacrifício é PROPICIATÓRIO[136]; [137]e
8 para alcançar todas as graças que nos são necessárias, e sob este ponto de vista o sacrifício é IMPETRATÓRIO[138].[139]
Temos, assim, o único Sacrifício da Nova Aliança substituindo todos os sacrifícios da Antiga Aliança, os quais não agradavam a Deus.[140]
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O SACRIFÍCIO DA MISSA NÃO É A MISSA
Convém esclarecer que o Sacrifício da Missa e a Missa não constituem uma só e mesma coisa, mas o sacrifício se efetua na Missa.[141]
De fato, é na dupla Consagração que se realiza o Sacrifício; é nesse rito, prescrito pelo Senhor, que se renova sacramentalmente o Sacrifício do Calvário.[142]
Jesus Cristo é, portanto, Ele mesmo, o autor da Missa naquilo que ela tem de essencial.[143]
É a Igreja que, por sua vez, institui os ritos da Missa para magnificar o Sacrifício do Senhor e para explicitar seu mistério e dispor, desse modo, os espíritos aos sentimentos de adoração e de devoção.[144]
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O SACRIFÍCIO DA MISSA É REALIZADO NA DUPLA CONSAGRAÇÃO
O autor do “DeSacramentis”, atribuído a Santo Ambrósio (+397), diz que a mudança, ou melhor, a transubstanciação do pão e do vinho no Corpo e no Sangue do Senhor se dá no momento que são pronunciadas as palavras de Jesus Cristo.[145]
Santo Ambrósio, no tratado “Dos Iniciados”, que é incontestavelmente de sua autoria, pronuncia-se quase que com os mesmos termos sobre tal mudança[146] e assinala que a benção tem mais força que a natureza, porque a benção muda mesmo a natureza.[147]
Ainda que apenas a benção ou apenas a prece de Jesus Cristo possa, sem dúvida, produzir a mudança do pão em seu Corpo, como apenas a Sua vontade modificou a água em vinho nas bodas de Caná, ou como a Sua benção multiplicou os pães, os Padres nos dizem sem qualquer ambigüidade que Jesus consagrou seu Corpo com estas palavras: Isto é o meu Corpo. Jesus Cristo tomando o pão, diz Tertuliano, e o dando aos seus discípulos, Ele o fez seu Corpo ao dizer: Isto é o meu Corpo. Santo Ambrósio, Santo Agostinho falaram a mesma coisa e é assim que a Igreja deseja que nós falemos.[148]
(A intenção da Igreja deve ser manifestada)
E sobre a Consagração que se faz todos os dias sobre os nossos altares, também deve ser dito que a Igreja deve fazer aquilo que Jesus Cristo fez. É uma ordem: hoc facite, fazei isto em memória de Mim. Ora, Jesus Cristo rezou, benzeu e pronunciou estas palavras: Isto é o meu Corpo; é necessário, pois, rezar, benzer e pronunciar estas mesmas palavras. Estas preces, que o sacerdote deve dizer, vieram da mais alta tradição a todas as grandes Igrejas. São Basílio (+379) desejando mostrar que há dogmas não escritos diz: “Quem é este que nos deixou por escrito as palavras que servem para a consagração da Eucaristia?” porque, prossegue ele, “nós não nos contentamos com as palavras que são relatadas pelo Apóstolo e pelos Evangelistas; mas nós acrescentamos outras antes e depois, como tendo bastante força para os mistérios, as quais nós aprendemos nessa doutrina não escrita”.[149]
São Justino, que escreveu 40 anos depois da morte de São João[150], por sua vez, diz que “nós sabemos que estes alimentos, destinados à nossa alimentação comum, são modificados pelas preces no Corpo e no Sangue de Jesus Cristo”, porque de fato essas preces contêm as palavras de Jesus Cristo e tudo aquilo que as deve acompanhar.[151]
O que isto quer dizer? que as preces da Igreja têm a mesma virtude que as palavras de Cristo? Não é isso que os Padres e os Concílios querem que nós entendamos, já que eles nos dizem abertamente, em diversos lugares, que as palavras de Jesus Cristo contêm essencialmente a virtude que modifica as dádivas (as ofertas, os dons) em seu Corpo e em seu Sangue, como o Concílio de Florença declarou depois deles e como a Igreja do Oriente o reconheceu, de acordo mesmo com o relato daqueles que permaneceram no cisma. Mas todos os antigos autores juntaram sempre, com desvelo, as preces da Igreja às palavras de Jesus Cristo como tendo bastante força para a consagração, conforme a expressão de São Basílio. E por que isto? porque nos sacramentos a intenção da Igreja deve ser manifestada. Ora, as preces que acompanham as palavras de Jesus Cristo assinalam a intenção, os desejos, e o que a Igreja tem em vista ao fazer pronunciar tais palavras[152], pois isto[153] sem aquilo[154], poderá ser considerado como uma leitura histórica. É a Igreja que, pela autoridade de Jesus Cristo, consagra os padres aos quais Ela assinala o que eles devem fazer por ocasião da grande ação do Sacrifício. O sacerdote é o ministro de Jesus Cristo e da Igreja e ele deve falar pela pessoa de Jesus Cristo e como representante da Igreja. Ele começa em nome da Igreja invocando o Todo-Poderoso para que atue sobre o pão e o vinho, a fim de que eles sejam transubstanciados no Corpo e no Sangue de Jesus Cristo; e, depois disso, como ministro de Jesus Cristo, ele não fala mais em seu nome, dizem os Padres. Ele pronuncia as palavras de Jesus Cristo e, conseqüentemente, é a palavra de Jesus Cristo que consagra; isto é, a palavra d`Aquele por quem todas as coisas foram feitas. Assim, é Jesus Cristo quem consagra, como dizem várias vezes São Crisóstomo e os outros Padres; mas Ele o faz pela boca e pelas preces dos sacerdotes, como diz São Jerônimo.[155]
Admiremos, pois, todas as palavras sagradas que os padres pronunciam e digamos com São João Crisóstomo (+407) em seu terceiro livro do Sacerdócio: “Quando vocês vêm o sacerdote aplicado ao Santo Sacrifício, fazendo as suas preces, envolvido pelo povo santo, que foi lavado pelo precioso Sangue, e o divino Salvador que se imola sobre o altar, pensam vocês que estão ainda sobre a terra? não acreditam vocês estarem elevados até o céu? ó milagre! ó bondade! Aquele que está sentado à direita do Pai encontra-se por um momento entre nossas mãos e vai se dar àqueles que o querem receber”.[156]
Assim, a doutrina da Igreja que nos assegura que ao serem ditas as palavras da Consagração, quando se dá a transubstanciação do pão e do vinho no Corpo e no Sangue do Senhor, Jesus Cristo está realmente, está fisicamente presente no Altar, trazido a terra pelo sacerdote, e que Ele se oferece em verdadeiro sacrifício, não é uma doutrina tardia (como disse -e ainda diz- a heresia protestante e como o diz agora a heresia progressista), mas é, na verdade, a mesma doutrina que foi pregada pelos Apóstolos, por São Paulo e pelos primeiros Santos Padres da Igreja.
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O SACRIFÍCIO DA MISSA SEGUNDO SÃO PAULO
São João não se refere em seu Evangelho à instituição da Sagrada Eucaristia. Neste ponto o Apóstolo não sentiu haver necessidade de completar os evangelhos sinópticos, os quais, todavia, havia completado magnificamente com o discurso de Jesus prometendo a Eucaristia.[157]
Quando o discípulo amado compôs o seu Evangelho, já havia muitos anos que as comunidades cristãs vinham celebrando a Eucaristia do Corpo e do Sangue do Senhor, como nos testemunham as cartas de São Paulo e os Atos dos Apóstolos.[158]
Podemos deduzir, pois, que São João entendeu que não era necessário acrescentar coisa alguma à doutrina do Apóstolo dos gentios.
Em duas passagens de sua primeira Carta aos fiéis de Corinto, fala São Paulo da Eucaristia. A data desta carta deve ser colocada provavelmente na páscoa do ano 56. Note-se a importância de tal documento, ainda que do ponto de vista meramente histórico, distante pouco mais de vinte (20) anos da instituição da Eucaristia na Última Ceia. Esta Carta só teria como anterior a ela, entre os escritos do Novo Testamento, quando muito, o Evangelho de São Mateus.[159]
São Paulo faz, no capítulo 10, uma alusão à Eucaristia quando se refere ao maná (Ex.16,15) e à água que por duas vezes jorrou do rochedo (Ex.17,6):
3 e todos comeram da mesma comida espiritual; 4 e todos beberam da mesma bebida espiritual (pois eles bebiam da pedra espiritual que os acompanhava - e a pedra era Cristo)”.[160]
E referindo-se a Cristo como pedra, designação dada a Javeh no Antigo Testamento, que ia defendendo e ajudando seu povo através do deserto, São Paulo nos oferece um precioso testemunho da divindade de Jesus Cristo.[161]
(O Sacrifício Eucarístico segundo São Paulo)
Na segunda passagem, São Paulo é inteiramente explícito em relação à Eucaristia. Para que os Coríntios fiquem muito longe da idolatria o Apóstolo lhes propõe este argumento[162]: por meio das carnes imoladas entra aquele que as come em comunhão com aquele a quem se oferece o sacrifício; os sacrifícios oferecidos aos ídolos, na realidade, são oferecidos aos demônios e aquele que em um banquete sacrifical participa das vítimas que lhes são oferecidas entra em comunhão com os demônios[163]; da mesma forma que aquele que participa das vítimas oferecidas no altar do antigo Israel entra em comunhão com esse altar, e se não entra em comunhão com Javeh, a quem são oferecidos esses sacrifícios, é porque já se rompeu a união segundo a carne entre Javeh e o velho Israel. Nós cristãos ao participarmos do cálice e do pão, entramos em comunhão com o Corpo e o Sangue de Cristo [“O cálice de bênção que consagramos não é, porventura, a comunhão do Sangue de Cristo? E o pão que partimos não é a comunhão do Corpo do Senhor?[164]]. Não é, pois, possível participar da mesa do Senhor e também participar da mesa dos demônios.[165]
O caráter de Sacrifício da Eucaristia é realçado com toda força nesta passagem pelo paralelismo que São Paulo estabelece entre a Eucaristia, os sacrifícios pagãos e os sacrifícios israelíticos. Além disso, acreditamos que há aqui também um argumento para a equiparação absoluta entre Jesus Cristo e Deus, uma vez que São Paulo não sente necessidade de dizer, como pediria o paralelismo, que a participação do pão e do cálice nos une a Deus, a quem se oferece o sacrifício, mas apenas lhe é suficiente dizer que nos faz entrar em comunhão com o Corpo e o Sangue de Cristo.[166]
(A Presença Real)
Outra indicação fundamental, que se recolhe desta passagem de São Paulo [“O cálice de bênção que consagramos não é, porventura, a comunhão do Sangue de Cristo? E o pão que partimos não é a comunhão do Corpo do Senhor?” (1Cor.10,16[167])], é que a Presença Real do Senhor fica suficientemente estabelecida ao empregar São Paulo, sem atenuante algum, as expressões Sangue de Cristo e Corpo de Cristo, as mesmas que utilizará no capítulo 11, em sentido tão realista.[168]
Nesse capítulo 11 de sua primeira Carta aos Coríntios (11,23-28), narra São Paulo a instituição da Eucaristia na Última Ceia, conforme o Senhor lhe havia dado a conhecer, o que a seguir transcrevemos:
“23 Recebi do Senhor - o que também vos transmiti ­ que, na noite em que foi entregue, o Senhor Jesus tomou o pão, 24 e, depois de ter dado graças, o partiu e disse: ‘Tomai e comei; isto é o meu Corpo que é entregue por vós. Fazei isto em memória de Mim’. 25 Do mesmo modo, depois da Ceia, tomou também o cálice, dizendo: ‘Este cálice é a nova aliança no meu Sangue. Todas as vezes que o beberdes, fazei isto em memória de Mim. 26 Pois todas as vezes que comerdes este pão e beberdes o cálice, anunciareis a morte do Senhor, até que Ele venha’. 27 Portanto, quem comer este pão ou beber o cálice do Senhor indignamente, será réu do Corpo e do Sangue do Senhor. 28 Examine-se, pois, o homem, e assim coma deste pão e beba deste cálice. Porque quem come e bebe indignamente sem discernir o Corpo do Senhor, come e bebe a sua própria condenação”.[169]
Diz, portanto, S. Paulo, a respeito da Presença Real do verdadeiro Corpo e do verdadeiro Sangue do Senhor na Eucaristia[170], que se trata de comer o pão e de beber o cálice do Senhor dignamente, pois quem não o faz será réu do Corpo e do Sangue do Senhor... pois quem come e bebe sem discernir o Corpo do Senhor, come e bebe a sua própria condenação. Estas expressões tão reais, comentário de São Paulo às palavras de Jesus na Última Ceia, não deixam lugar a dúvida sobre o fato que o pão e o vinho a que se refere são realmente[171] o Corpo e o Sangue de Jesus Cristo.[172]
(Continuação da doutrina de São Paulo)
A respeito da Eucaristia como sacrifício é também riquíssima de sentido esta afirmação de São Paulo: “pois todas as vezes que comerdes este pão e beberdes o cálice, anunciareis a morte do Senhor até que Ele venha” (1Cor.11,26). Trata-se, com efeito, de uma renovação objetiva do Sacrifício da Cruz[173], continuação[174], por expresso mandato do Senhor, do Sacrifício da Última Ceia, na qual Jesus falou do Corpo que era dado por nós e do cálice que era o Novo Testamento, a Nova Aliança em seu Sangue (v24s). Por sua vez, este Sacrifício nos coloca diante da alegria esperançosa da vinda triunfal do Salvador, imolado por nós para dar-nos a vida eterna, “até que Ele venha”.[175]
Acrescentamos, para completar a doutrina eucarística de São Paulo, a seguinte passagem de sua Carta aos Hebreus (13,10)[176]:
10 Nós temos um altar, do qual não podem comer os que servem no tabernáculo”.[177]
São Paulo insiste, nesta Carta aos Hebreus, que Jesus é sacerdote segundo a ordem de Melquisedeque (5,6-10; 6,20; 7,11-15-17-21), que ofereceu pão e vinho, se bem que São Paulo não faça menção expressa deste oferecimento de pão e vinho por parte de Melquisedeque; além disso, o vocabulário de São Paulo nesta Carta é profundamente eucarístico (p. ex: 9,15.18ss; 10,16s.29; 12,24; 13,20). E as próprias palavras que emprega no versículo 10 acima transcrito, pois o Apóstolo fala de altar, de comer e diz no presente temos, são uma prova do pensamento eucarístico do Apóstolo que unia, sem poder dissociá-los, o Sacrifício da Cruz e sua continuação como sacrifício incruento no Sacrifício do Altar.[178]
19
O SACRIFÍCIO DA MISSA SEGUNDO OS SANTOS PADRES DA IGREJA
Do nascer ao pôr do sol, será oferecido a Mim, em todo lugar, um sacrifício, e será uma oblação toda pura, porque o Meu nome é grande em todas as nações” (Mal.1,10-11).[179]
Não é possível deixar de considerar que os mais antigos doutores da Igreja: São Justino (+165), São Irineu (+202), Tertuliano, São Cipriano (+258), etc, tenham aplicado esta profecia de Malaquias à Eucaristia.[180]
Os primeiros santos Padres da Igreja nos fazem ver, de maneira irrefutável, que desde os primeiros tempos do Cristianismo era oferecido a Deus (como o é ainda hoje) um sacrifício — o Santo Sacrifício da Missao mesmo Sacrifício da Cruz —, isto é, a própria “Paixão do Salvador”; com Presença Real da Sagrada Vítima[181]; sacrifício ofertado por aqueles a quem Nosso Senhor Jesus Cristo havia concedido tal poder: “hoc facite!. Senão vejamos:
(sobre SACRIFÍCIO)
SÃO PAULO
São Paulo, 20 anos depois da instituição da Eucaristia, escreve em sua primeira carta aos Coríntios: “O cálice da benção que consagramos não é, porventura, a comunhão do Sangue de Cristo? E o pão que partimos não é a comunhão do Corpo do Senhor?.
E na sua carta aos Hebreus: “Nós temos um altar, do qual não podem comer os que servem no tabernáculo”.
Ver também a subdivisão 18.
SANTO INÁCIO DE ANTIOQUIA (+110)
A princípios do século II, Santo Inácio de Antioquia expressava a fé comum ao dizer que a Eucaristia é “a Carne de nosso Salvador Jesus Cristo, a qual padeceu por nossos pecados e a qual o Pai ressuscitou por sua benignidade”.[182]
SÃO IRINEU (+202)
Os Apóstolos receberam este Sacrifício de Jesus Cristo e a Igreja o recebeu dos Apóstolos e Ela O oferece hoje, por toda parte, conforme a profecia de Malaquias”.[183]
SÃO CIPRIANO (+258)
O Sacrifício que nós oferecemos é a mesma Paixão do Salvador”.[184]
O pão e o vinho devem ser sempre a matéria do Sacrifício de Jesus Cristo e tornar-se-ão seu Corpo e seu Sangue”.[185]
SÃO CIRILO de JERUSALÉM (+386)
São Cirilo de Jerusalém, nos meados do século IV, ao instruir os novos batizados sobre a necessidade de rezar pelos mortos, já dizia: “Nós cremos que suas almas recebem um alívio muito grande em virtude das preces que são oferecidas por eles no santo e temível Sacrifício do Altar”.[186]
SÃO JOÃO CRISÓSTOMO (+407)
Quando vocês vêm o sacerdote aplicado ao Santo Sacrifício, fazendo as suas preces, envolvido pelo povo santo, que foi lavado pelo precioso Sangue, e o divino Salvador que se imola sobre o altar, pensam vocês que estão ainda sobre a terra? não acreditam vocês estarem elevados até o céu? Ó milagre! Ó bondade! Aquele que está sentado à direita do Pai encontra-se por um momento entre nossas mãos e vai se dar àqueles que o querem receber”.[187]
SÃO JERÔNIMO (+420)
São Jerônimo, por sua vez, diz que Jesus Cristo “ensinou os Apóstolos a atreverem-se a dizer, todos os dias, durante o Sacrifício do seu Corpo: Pai Nosso que estais no céu”.[188]
SANTO AGOSTINHO (+430)
Santo Agostinho falando a cerca do Sacrifício da Missa, em seu décimo sétimo livro da Cidade de Deus, diz: “Este Sacrifício foi estabelecido para substituir todos os sacrifícios do Antigo Testamento”.[189]
Oferecemos por toda parte, sob o grande Pontífice Jesus Cristo, aquilo que ofereceu Melquisedeque”.[190]
E é também Santo Agostinho quem nos explica maravilhosamente o versículo 7 do salmo 39: “Vós não quisestes nem oblações nem sacrifícios”, ao escrever:
E agora! ficamos nós sem sacrifício? Que Deus não permita. Escutemos a continuação da profecia: ‘Mas me destes um Corpo’. Eis aqui uma nova vítima, e então o que é que Deus rejeitará? As figuras. O que é que Deus aceitará e nos prescreverá para substituir as figuras? O Corpo que substitui todas as figuras, o Corpo adorável de Jesus Cristo sobre nossos altares[191]; este Corpo que os fiéis conhecem e que os catecúmenos não conhecem[192]. Este Corpo que nós recebemos, nós que O conhecemos e que vós ireis conhecer, vós, catecúmenos, que não O conheceis ainda; e agrade a Deus que quando vós O conheçais vós não O recebais jamais para a vossa condenação”.[193]
(sobre PRESENÇA REAL)
SÃO PAULO
Ver a subdivisão 18.
SÃO CIPRIANO (+258)
O pão e o vinho devem ser sempre a matéria do Sacrifício de Jesus Cristo e tornar-se-ão seu Corpo e seu Sangue”.[194]
SANTO INÁCIO DE ANTIOQUIA (+110)
A princípios do século II, Santo Inácio de Antioquia expressava a fé comum ao dizer que a Eucaristia é “a Carne de nosso Salvador Jesus Cristo, a qual padeceu por nossos pecados e a qual o Pai ressuscitou por sua benignidade”.[195]
Esforçai-vos em realizar uma só Eucaristia, pois uma só é a Carne de Nosso Senhor Jesus Cristo e um só é o cálice para nos unirmos em seu Sangue”.[196]
Quero o pão de Deus que é a Carne de Jesus Cristo... e por bebida quero seu Sangue que é puro amor”.[197]
SÃO JUSTINO (+165)
São Justino, que escreveu 40 anos depois da morte de São João[198], por sua vez, diz que “nós sabemos que estes alimentos, destinados à nossa alimentação comum, são modificados pelas preces no Corpo e no Sangue de Jesus Cristo”.[199]
Este alimento se chama entre nós Eucaristia. Do qual nenhum outro é lícito participar senão ao que crê que a nossa doutrina é verdadeira, e que tenha sido purificado com o batismo para o perdão dos pecados e para a regeneração, e que vive como Jesus ensinou. Porque estas coisas não a tomamos como pão ordinário nem como bebida ordinária, mas assim como o Verbo de Deus encarnado, Jesus Cristo nosso Salvador, teve Carne e Sangue para a nossa salvação (na Cruz), assim também nos foi ensinado que o alimento ‘eucaristizado’ pela palavra da oração vinda de Deus (na dupla consagração) é a Carne e o Sangue daquele Jesus que se encarnou (Presença Real). Porque os Apóstolos, nos comentários por eles compostos chamados Evangelhos, nos transmitiram que assim lhes havia sido mandado”.[200]
SANTO AMBRÓSIO (+397)
Ele (Deus) nos alimenta realmente todos os dias deste sacramento da Paixão”.[201]
SÃO JOÃO CRISÓSTOMO (+407)
Quando vocês vêm o sacerdote aplicado ao Santo Sacrifício, fazendo as suas preces, envolvido pelo povo santo, que foi lavado pelo precioso Sangue, e o divino Salvador que se imola sobre o altar, pensam vocês que estão ainda sobre a terra? não acreditam vocês estarem elevados até o céu? ó milagre! ó bondade! Aquele que está sentado à direita do Pai encontra-se por um momento entre nossas mãos e vai se dar àqueles que o querem receber”.[202]
SANTO AGOSTINHO (+430)
Santo Agostinho, ao falar sobre a assiduidade de sua mãe ao Sacrifício do Altar, diz: “Nós participamos deste altar divino, onde nós sabemos que é distribuída a vítima santa pela qual a condenação foi apagada”.[203]
(sobre SACERDÓCIO MINISTERIAL)
SÃO JOÃO EVANGELHISTA
(Vós) não sois do mundo e Eu vos escolhi e separei do mundo...”.[204]
SÃO JOÃO CRISÓSTOMO (+407)
Não foi homem, nem anjo, nem arcanjo e nenhuma outra potestade senão o próprio Paráclito quem instituiu este ministério”.[205]
Quando vês o Senhor sacrificado e humilde e o Sacerdote orando sobre a Vítima e a todos aspergidos por aquele precioso Sangue, por que razão crês estar na terra entre os homens? Não penetras imediatamente nos céus?”.[206]
As citações acima não exigem qualquer interpretação; elas mostram o que os Apóstolos transmitiram aos seus sucessores e assim sucessivamente.
As figuras da Antiga Lei já haviam sido substituídas e com Santo Agostinho afirmamos que foram substituídas pelo Sacrifício do Corpo adorável de Jesus Cristo oferecido sobre nossos altares; e sendo este novo Sacrifício um aprimoramento do antigo sacrifício propiciatório, agora, sacerdote e fiéis devem participar da consumação da Vítima.[207]
E com o Padre Le Brun dizemos que o Sacrifício da Nova Lei é o Sacrifício do Corpo de Jesus Cristo, “oferecido e comido sobre nossos altares, por toda a terra”.[208]
O Sacrifício da Nova Lei é o Santo Sacrifício da Missa que é o mesmo Sacrifício da Cruz.[209]
20
O SACRIFÍCIO DA MISSA É O MESMO SACRIFÍCIO DA CRUZ
NA MISSA HÁ UM VERDADEIRO SACRIFÍCIO
Jesus Cristo usando o seu poder supremo para fazer a mudança do pão em seu Corpo, e do vinho em seu Sangue (Presença Real), exerceu ao mesmo tempo, o seu poder sacerdotal, ao qual Ele não se elevou de Si mesmo, diz S. Paulo (Hebr.5,5)[210], mas que Ele recebeu de seu Pai (“mas foi elevado por Aquele que Lhe disse: Tu és meu Filho, Eu hoje te gerei”), para ser “sacerdote eternamente segundo a ordem de Melquisedeque” (Hebr.5,6)[211]. Como seu sacerdócio é eterno, Ele oferecerá eternamente este sacrifício, e Ele não terá um sucessor. Ele estará sempre sobre os nossos altares, ainda que invisivelmente, o Sacerdote e o Dom, o oferente e a coisa ofertada, como diz Santo Agostinho[212]. Mas para que este sacrifício seja visível, Ele estabeleceu como seus ministros os Apóstolos e os sucessores dos Apóstolos, aos quais Ele deu na Última Ceia o poder de fazer aquilo que Ele acabara de fazer: fazei isto em memória de Mim (Lc.22,19)[213], inclusive repetindo o mandato por ocasião da transubstanciação do vinho em seu sangue, como registrou São Paulo (1Cor.11,25)[214]; e eles o têm feito e eles o farão, sempre, todos os dias, em seu nome, por toda a terra: “Oferecemos por toda parte, sob o grande Pontífice Jesus Cristo, aquilo que ofereceu Melquisedeque”, diz Santo Agostinho. E para mostrar que este Sacrifício jamais terminará sobre a terra, Ele nos ordenou participar e anunciar a sua morte até a Sua última vinda (1Cor.11,26)[215].
(Com consumação do Corpo e do Sangue da vítima)
O essencial do Sacrifício da Cruz consistiu na oblação que Jesus fez do seu Corpo[216] e, como já foi dito, Ele continua a oferecer este mesmo Corpo sobre o altar; e, levando à sua derradeira perfeição este divino Sacrifício (que no Calvário não podia ser comido pelos fiéis), Ele nos alimenta realmente todos os dias com o sacramento da Paixão, como diz Santo Ambrósio (+397); a manducação da vítima, que faltava no Altar da Cruz, faz a perfeição do sacrifício dos nossos altares. “Nós temos um altar”, diz São Paulo (Hebr.13,10)[217], e é no altar da Igreja que esta manducação se efetua pela comunhão. A mesma vítima é oferecida sobre o Calvário e sobre os nossos altares, mas no Calvário ela é apenas oferecida, enquanto que na Missa ela é oferecida e distribuída, segundo a expressão de Santo Agostinho ao falar sobre a assiduidade de sua mãe ao Sacrifício do Altar: Nós participamos deste altar divino, onde nós sabemos que é distribuída a vítima santa pela qual a condenação foi apagada.[218]
E esta é a fé da Igreja: que Jesus Cristo está sentado a direita do Pai e está fisicamente presente, tem uma Presença Real em todos os altares onde o santo Sacrifício da Missa é oferecido, e é o seu Corpo e é o seu Sangue que nos são dados como alimento e bebida da alma:
Quem come a minha Carne e bebe o meu Sangue tem a vida eterna...”[219].
COM PRESENÇA REAL DA VÍTIMA
A fé da Igreja na Presença Real de Jesus Cristo sob as espécies sacramentais eucarísticas é a fé de todos os tempos.[220]
A princípios do século II, Santo Inácio de Antioquia (+110) expressava a fé comum ao dizer que a Eucaristia é “a Carne de nosso Salvador Jesus Cristo, a qual padeceu por nossos pecados e a qual o Pai ressuscitou por sua benignidade”.
Nos começos da negação eucarística por parte de Berengário, o Concílio Romano do ano 1079 lhe opôs a fé da Igreja: “...e que depois da consagração [o pão e o vinho] são o verdadeiro Corpo de Cristo, (Corpo) que nasceu da Virgem e que, oferecido pela salvação do mundo, esteve pendurado na Cruz, e que está sentado à direita do Pai, e [que o pão e o vinho] são o verdadeiro Sangue de Cristo que foi derramado de seu lado”.
No tempo da maior negação da Eucaristia por parte dos protestantes, o Concílio de Trento proclamava a mesma fé: “Ensina primeiramente o Santo Concílio e confessa aberta e simplesmente que no venerável sacramento da Santa Eucaristia, depois da consagração do pão e do vinho, debaixo das aparências destas coisas sensíveis, se encerra Nosso Senhor Jesus Cristo, verdadeiro Deus e verdadeiro homem, verdadeira, real[221] e substancialmente (Canon 1). Porque não há contradição entre o fato de estar o Nosso Salvador, Ele mesmo, sempre sentado à mão direita do Pai no céu, conforme o seu modo natural de existir, e que, não obstante, a sua substância esteja presente entre nós, em muitos outros lugares, sacramentalmente, com aquele modo de existir, o qual, ainda que nós possamos apenas exprimi-lo com palavras, podemos, contudo, alcançar com a razão iluminada pela fé e devemos crer firmemente ser possível a Deus”.[222]
Mais recentemente, na grande Encíclica “Mediator Dei” sobre a Liturgia, temos, “uma vez mais, uma idêntica profissão de fé: [com seu culto eucarístico] os fiéis cristãos atestam e solenemente manifestam a fé da Igreja pela qual cremos que é o mesmo Verbo de Deus e Filho da Virgem Maria, que padeceu na Cruz, que se esconde presente na Eucaristia e que reina nos céus”.[223]
E é Jesus Cristo — presente na Eucaristia — quem se oferece no Altar, como Ele se ofereceu para morrer sobre a Cruz[224], mas agora, no Sacrifício da Missa, ele se oferece pelo ministério dos sacerdotes[225].
E NUNCA SE VERÁ FALTAR OS SACRIFÍCIOS EM FUNÇÃO DO SACERDÓCIO MINISTERIAL
FAZEI ISTO! HOC FACITE![226] Ao dizer tais palavras, Jesus Cristo fez dos Apóstolos, e dos seus sucessores, sacerdotes da Nova Aliança.
Os apóstolos, depois de orar, escolheram a Matias para o lugar de Judas (At.1,24-26)[227]; mais adiante, também depois de orar, impuseram as mãos sobre sete novos auxiliares (Estevão, Felipe, Prócoro, Nicanor, Timão, Pármenas e Nicolau); e por obra do Espírito Santo impuseram as mãos sobre Saulo e Barnabé (At.13,2-3)[228]; e a palavra do Senhor se divulgava (At.6,5-7)[229]. São Paulo constituiu Timóteo bispo de Éfeso[230] e a Tito bispo de Creta[231]; mãos antigas colocadas sobre cabeças mais novas e assim sucessivamente[232]; e deste modo foram sendo escolhidos e nomeados os sacerdotes da Nova Aliança.
São João Crisóstomo (354-407), chamado “doutor da Eucaristia”, diz que “não foi homem, nem anjo, nem arcanjo e nenhuma outra potestade, senão o próprio Paráclito quem instituiu este Ministério[233], o Ministério dos Sacerdotes e, conseqüentemente, “nunca se verá faltar nem os sacerdotes e nem os sacrifícios” (Jer.33,18).
O sacerdócio da Nova Aliança, com sacerdotes segundo a ordem de Melquisedeque, foi estabelecido para ser oferecido, pelo Sacerdote Eterno, em toda parte, um Sacrifício puro e sem mancha, como profetizou Malaquias, sacrifício este que foi instituído “para tomar o lugar de todos os sacrifícios do Antigo Testamento”, como disse Santo Agostinho[234]: o Santo Sacrifício da Missa.
Assim, o Sacerdote, ao oferecer o Santo Sacrifício da Missa, apenas dá continuidade ao Sacrifício da Cruz, uma vez que recebeu de Jesus Cristo a ordem formal, na véspera da sua morte[235], durante a Última Ceia: fazei isto.
Se os sacerdotes oferecem tal sacrifício — o Santo Sacrifício da Missa — como ministros de Cristo e da Igreja, também o oferecem os demais fiéis. Mas há entre aqueles e estes uma diferença essencial que reside no caráter sacerdotal, que unicamente se imprime na alma pelo sacramento da Ordem que dá ao sacerdote o poder de consagrar.[236]
Atendendo aos diversos aspectos, explica a doutrina da Igreja que a imolação incruenta pela qual Cristo, em virtude das palavras da consagração, se faz presente sobre o altar em estado de vítima, não a faz o sacerdote na qualidade de representante dos fiéis, senão que como representante de Jesus Cristo mesmo.[237]
Apesar da diferença que existe entre o sacerdócio ministerial e o sacerdócio comum dos fiéis, os assistentes, como dito acima, também oferecem o Santo Sacrifício da Missa; as pessoas reunidas diante do altar unem-se a Jesus Cristo no oferecimento que é feito a Deus; oferecem a Deus a melhor dádiva que Lhe pode ser ofertada: o sacrifício do seu próprio Filho, o qual substituiu todos os sacrifícios da Antiga Lei que não agradavam a Deus. E os propósitos pelos quais este sacrifício é realizado são, sempre foram e sempre serão os seguintes: adoração - agradecimento- satisfação pelos pecados e para a salvação das almas - pelos vivos e pelos mortos - pelos presentes e ausentes - pela Santa Igreja Católica - e - para receber as graças que precisamos
“ET INTROÍBO AD ALTÁRE DEI: AD DEUM QUI LAETÍFICAT JUVENTÚTEM MEAM”.
“E APROXIMAR-ME-EI DO ALTAR DE DEUS; PERANTE DEUS QUE É A ALEGRIA DA MINHA JUVENTUDE”.
21
SUBAMOS O CALVÁRIO
O Santo Sacrifício da Missa é o mesmo Sacrifício da Cruz e, por isso mesmo, a sua celebração permite aplicar aos fiéis os méritos da Cruz, perpetuar esta fonte de graças no tempo e no espaço. O Evangelho de São Mateus termina com estas palavras: “E eis que Eu estou convosco todos os dias até a consumação dos séculos[238].
Assim, cada vez que assistimos ao Sacrifício da Missa, subimos, em espírito, o Calvário, onde nos sentimos ao lado da Mãe das Dores e de São João[239].
“Eu lá estava”, dizia Santo Agostinho.[240]
Eu quero estar lá, no Calvário de nossos altares”, digamos nós.

Subamos o Calvário para dobrarmos os nossos joelhos, para nos curvarmos diante de Nosso Senhor Jesus Cristo e Ele, fisicamente — realmente — presente, receberá as nossas ofertas e súplicas, para levá-las, junto com seu Corpo e seu Sangue, como um suave aroma[241], ao altar celestial: a seu Pai, nosso Deus Todo-Poderoso.
F I M

  1. 1.
  1. 08 - CONCÍLIO DE TRENTO - EXTRATO DE CANONES E DECRETOS - SEM DATA - “Imprimatur” de 15-07-1953 - EDITORA VOZES - PETRÓPOLIS, Pag. 59 , n.937a
  2. 2. 01 - SACERDOTE CATÓLICO - “LA SANTA MISA Y LA NUEVA MISA” - Revista ROMA AETERNA n.116, SET, 1990, Pag. 38/39
  3. 3. 11 - “TERCEIRO CATECISMO DA DOUTRINA CRISTÔ - 1976 - EDITORA VERA CRUZ, Pag. 113, n.594
  4. 4. 11 - “TERCEIRO CATECISMO DA DOUTRINA CRISTÔ - 1976 - EDITORA VERA CRUZ, Pag. 113, n.594
  5. 5. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.9
  6. 6. 05 - Padre DES GRAVIERS - “PARECER SOBRE A ‘RESTAURAÇÃO’ DA MISSA” APÓS O VATICANO II” - Revista PERMANÊNCIA - MAR/ABR - 1983, Pag.10
  7. 7. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.10
  8. 8. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.10, nota 2: Gen.4,3-4
  9. 9. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.10 nota 2: Gen.8,20
  10. 10. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.11
  11. 11. 06 - Monsenhor CH. GUAY - “L`ÉGLISE ET LES SACREMENTS” - Revista COMMUNICANTES, n.35, OCTOBRE, 1990, Pag. 3
  12. 12. 06 - Monsenhor CH. GUAY - “L`ÉGLISE ET LES SACREMENTS” - Revista COMMUNICANTES, n.35, OCTOBRE, 1990, Pag. 3; ver também 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.11
  13. 13. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.12
  14. 14. 06 - Monsenhor CH. GUAY - “L`ÉGLISE ET LES SACREMENTS” - Revista COMMUNICANTES, n.35, OCTOBRE, 1990, Pag. 3
  15. 15. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.12. “Hóstia”, em latim, quer dizer “vítima” (Hostia, hostiae).
  16. 16. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.12: Lev. 14 e 16
  17. 17. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 297: Hebreus 13,11
  18. 18. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.12: Lev. 6 e 7
  19. 19. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.12
  20. 20. 06 - Monsenhor CH. GUAY - “L`ÉGLISE ET LES SACREMENTS” - Revista COMMUNICANTES, n.35, OCTOBRE, 1990, Pag. 3
  21. 21. Impetração: ação de obter as graças e as bençãos divinas; ver 09 - Mons. Marcel. LEFEBVRE - “CARTA ABERTA AOS CATÓLICOS PERPLEXOS” - 1984 - EDIT. PERMANÊNCIA - RIO DE JANEIRO, Pag. P18 e 21.
  22. 22. 06 - Monsenhor CH. GUAY - “L`ÉGLISE ET LES SACREMENTS” - Revista COMMUNICANTES, n.35, OCTOBRE, 1990, Pag. 4
  23. 23. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.12
  24. 24. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.12
  25. 25. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.13, nota2: Hebr.11
  26. 26. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.13: Gen.8,21
  27. 27. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.13
  28. 28. 06 - Monsenhor CH. GUAY - “L`ÉGLISE ET LES SACREMENTS” - Revista COMMUNICANTES, n.35, OCTOBRE, 1990, Pag. 4
  29. 29. 03 - DOM GASPAR LEFEBVRE - “MEU MISSAL QUOTIDIANO” - 1965 - BÍBLICA - BRUGES/BÉLGICA, Pag. 264
  30. 30. 03 - DOM GASPAR LEFEBVRE - “MEU MISSAL QUOTIDIANO” - 1965 - BÍBLICA - BRUGES/BÉLGICA, Pag. 136
  31. 31. 03 - DOM GASPAR LEFEBVRE - “MEU MISSAL QUOTIDIANO” - 1965 - BÍBLICA - BRUGES/BÉLGICA, Pag. 118
  32. 32. 03 - DOM GASPAR LEFEBVRE - “MEU MISSAL QUOTIDIANO” - 1965 - BÍBLICA - BRUGES/BÉLGICA, Pag. 130
  33. 33. Como será visto mais adiante.
  34. 34. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 3
  35. 35. 109,4
  36. 36. Hebreus 5,6-10;6,20; 7,11; 7,15; 7,17
  37. 37. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 3
  38. 38. 06 - Monsenhor CH. GUAY - “L`ÉGLISE ET LES SACREMENTS” - Revista COMMUNICANTES, n.35, OCTOBRE, 1990, Pag. 3
  39. 39. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 3
  40. 40. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 5: Gen.14,18-20
Regressava Abraão depois de derrotar vários reis, que haviam02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 3
  • 41. Gen.14,18
  • 42. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 5
  • 43. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 5
  • 44.
  • 05 - Padre DES GRAVIERS - “PARECER SOBRE A ‘RESTAURAÇÃO’ DA MISSA” APÓS O VATICANO II” - Revista PERMANÊNCIA - MAR/ABR - 1983, Pag.10
  • 45.
  • 08 - CONCÍLIO DE TRENTO - EXTRATO DE CANONES E DECRETOS - SEM DATA - “Imprimatur” de 15-07-1953 - EDITORA VOZES - PETRÓPOLIS, Pag. 60
  • 46. 06 - Monsenhor CH. GUAY - “L`ÉGLISE ET LES SACREMENTS” - Revista COMMUNICANTES, n.35, OCTOBRE, 1990, Pag. 3
  • 47. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 6
  • 48. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 6
  • 49. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 6
  • 50. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.15 - 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 8 -e- 05 - Padre DES GRAVIERS - “PARECER SOBRE A ‘RESTAURAÇÃO’ DA MISSA” APÓS O VATICANO II” - Revista PERMANÊNCIA - MAR/ABR - 1983, Pag.10
  • 51. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 8
  • 52. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 5
  • 53. Salmo 39,9
  • 54. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.13/14
  • 55. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.14
  • 56. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.14: Jo.4,20-26
  • 57. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 117
  • 58. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 117
  • 59. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.14
  • 60. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.18
  • 61. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 8
  • 62. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 8
  • 63. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 121
  • 64. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 9
  • 65. Na versão da obra 7. Em outras obras v.55 e v.57.
  • 66. Na versão da obra 7.
  • 67. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 9/10
  • 68. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 10/11
  • 69. Versão da obra número 7, do Padre Negromonte.
  • 70. Em outras obras, depois deste ponto começa o versículo 52.
  • 71.
  • Os destaques são, evidentemente, meus.
  • 72. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 10
  • 73. Ver Malaquias, em “O sacrifício da Missa é profetizado”, na subdivisão 6 (ou parte 6) deste trabalho.
  • 74. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 18
  • 75.
  • 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 18
  • 76.
  • 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.20
  • 77. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 18
  • 78. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 19
  • 79. Na obra 7, do Padre Negromonte: Jo.6,66-69.
  • 80. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 19
  • 81. Este é o meu Corpo ...
  • 82. “É importante assinalar, diz o Padre Le Brun, que foi depois da Ceia” [outra versão (03 - DOM GASPAR LEFEBVRE - “MEU MISSAL QUOTIDIANO” - 1965 - BÍBLICA - BRUGES/BÉLGICA, Pag. 767) diz “termina-da a Ceia”], isto é, “foi depois da manducação do Cordeiro Pascal, que Jesus Cristo tomou o cálice para o benzer. E São Lucas nos fala distintamente de dois cálices; um ao começo da refeição especificada pela Lei, o qual não foi considerado; o outro, do final da refeição, o qual, segundo o rito dos judeus, se chamava de taça de ação de graças; e é esta taça que se transformou na verdadeira taça, no verdadeiro Cálice de ação de graças, porque contém o Sangue adorável de Jesus Cristo” (04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.431/432).
  • 83. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. 21
  • 84. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.18
  • 85. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 132
  • 86. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.18
  • 87. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.19
  • 88. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. XXII/XXIIII
  • 89. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.17
  • 90. Para a primeira vez ver Mt.16,21-28; Mc.8,31-39; Lc.9,22-27. Para a segunda vez: Mt.17,21-22; Mc.9,29-31; Lc.9,44-45.
  • 91. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 86/87. O destaque é, evidentemente, meu.
  • 92. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.17
  • 93.
  • 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 291-nota 7. Ao entrar no Santo dos Santos, o Pontífice levava o sangue das vítimas para aspergir o propiciatório duas vezes: uma por si e outra pelo povo (Lev.16,14-15).
  • 94.
  • 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 291-nota 10. Os ritos constituidos por coisas materiais eram apenas figurativos do verdadeiro sacrifício. Por isto deviam cessar quando este se realizasse.
  • 95. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 291
  • 96. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 291-nota 11
  • 97. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 291 e 03 - DOM GASPAR LEFEBVRE - “MEU MISSAL QUOTIDIANO” - 1965 - BÍBLICA - BRUGES/BÉLGICA, Pag. 296/297
  • 98. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 291 e 03 - DOM GASPAR LEFEBVRE - “MEU MISSAL QUOTIDIANO” - 1965 - BÍBLICA - BRUGES/BÉLGICA, Pag. 296/297
  • 99. Ver as subdivisões 3 e 7.
  • 100.
  • Ver as subdivisões 3 e 7.
  • 101. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 292
  • 102. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 292
  • 103. Como disse Santo Agostinho; ver 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.18-nota 2.
  • 104. “Ofertantes”, segundo o Padre des Graviers; ver 05 - Padre DES GRAVIERS - “PARECER SOBRE A ‘RESTAURAÇÃO’ DA MISSA” APÓS O VATICANO II” - Revista PERMANÊNCIA - MAR/ABR - 1983, Pag.10.
  • 105. 04 - Padre PIERRE LE BRUN - “EXPLICATION DE LA MESSE” - 1949 (primeira edição em 1716) - LES EDITIONS DU CERF - PARIS, Pag.17/18
  • 106. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. XXIII
  • 107. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. XXIII
  • 108. 02 - JESUS SOLANO - “TEXTOS EUCARÍSTICOS PRIMITIVOS” - TOMO I - 1978 - BIBL. AUTORES CRISTIANOS (BAC) - ESPANHA, Pag. XXIII
  • 109. 07 - Monsenhor ÁLVARO NEGROMONTE - “NOVO TESTAMENTO” - 3a. Edição - 1961 - LIVRARIA AGIR EDITORA - RIO DE JANEIRO, Pag. 292
  • 110. 05 - Padre DES GRAVIERS - “PARECER SOBRE A ‘RESTAURAÇÃO’ DA MISSA” APÓS O VATICANO II” - Revista PERMANÊNCIA - MAR/ABR - 1983, Pag.10
  • 111. 05 - Padre DES GRAVIERS - “PARECER SOBRE A ‘RESTAURAÇÃO’ DA MISSA” APÓS O VATICANO II” - Revista PERMANÊNCIA - MAR/ABR - 1983, Pag.13
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